LA TAV NON E’ UNA PRIORITA’
Il progetto TAV, nella tratta transalpina Torino-Lione, e’ stato pensato nel 1990, oltre 20 anni fa. Da allora lo scenario economico nazionale ed internazionale è molto cambiato.
I dati ufficiali di monitoraggio, da parte dell’Osservatorio del Traffico Merci nella Regione Alpina, registrano, da oltre un decennio, una notevole riduzione del traffico merci su ferrovia da 10,1 milioni di tonnellate nel 1997 a 3,9 milioni di tonnellate nel 2010, mentre il traffico merci trasportato su strada è sostanzialmente stabile dalla prima metà degli anni ’90: 11,5 milioni di tonnellate nel 2010 a fronte della media registrata nel quindicennio precedente (12,7 milioni di tonnellate tra 1994 e 2008).
Il piano finanziario per la realizzazione dell’opera non è certo e le previsioni di spesa sono assai approssimative. I finanziamenti della Comunità Europea non sono ancora stati approvati ed esiste il rischio che venga deciso di indirizzare i finanziamenti (a fronte della crisi in atto) sulle tratte ferroviarie nazionali e non più transnazionali. I costi della tratta sono ad intero carico della finanza pubblica in quanto l’investimento, non essendo “profittevole”, non ha attirato alcun capitale privato. La tratta ferroviaria esistente è utilizzata al 25% della sua possibilita’.
L’impatto ambientale sui territori coinvolti è elevato e sarà prolungato: 10-15 anni almeno, così come l’impatto sulla salute dei cittadini visto l’aumento della CO2 e delle polveri dei cantieri.
A fronte di questi fatti crediamo sia lecito domandarsi se impiegare le ingenti risorse economiche previste (almeno 20 mld di euro) e se il disagio causato ad un vasto territorio, così’ importante per la Regione Piemonte, a fronte di una scommessa sull’effettiva utilità dell’opera, sia un’operazione giustificata. Va notato che non esiste nessuna analisi finanziaria dei costi-benifici dell’opera.
E’ anche profondamente cambiata nel Paese, in questi ultimi 20 anni, la sensibilita’ sulle questioni ambientali e c’è attenzione alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo eco-sostenibili. E’ cresciuta la consapevolezza della necessità’ di difendere ciò che si intende “bene comune”, sia esso: territorio, conoscenza, salute, ambiente o acqua (come il referendum ha dimostrato).
Tutti gli atti di violenza e di intolleranza vanno condannati ma la ripresa del dialogo è la risposta che una democrazia “matura” deve mettere in atto, alla ricerca di possibili soluzioni condivise. La sensibilità e le lotte per un modello di sviluppo, diverso da quello immaginato dai “tecnici” dell’alta finanza e del sistema bancario (responsabile della crisi in atto), devono trovare una rappresentanza.
In questa fase di crisi economica acuta in cui i lavoratori sono tragicamente colpiti nella riduzione delle pensioni, del welfare, del potere d’acquisto reale, nell’accesso ai servizi assistenziali e dove due giovani su tre sono o alla ricerca di un lavoro introvabile o sono precari, crediamo legittima e condivisibile la richiesta di riaprire la discussione per verificare se le risorse previste per la costruzione della tratta Torino-Lione non possano essere meglio impiegate.
Altre “Grandi Opere”, che generano un alto tasso di lavoro diffuso (nel rapporto tra investimento/attività produttive/servizi resi disponibili) e che possono migliorare la qualità della vita, non sono più procrastinabili, quali: la “cablatura” digitale delle città, il riassetto idrogeologico del territorio, la messa in sicurezza di molte scuole ed edifici pubblici, l’investimento nella “salute” pubblica, nelle energie alternative, nella ricerca e nell’innovazione in nuove tecnologie per rendere settori importanti dell’industria del Paese maggiormente competitivi.
RSU SLC CGIL TELECOM ITALIA PIEMONTE
Torino, 12.03.2012
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