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mercoledì 1 luglio 2015

Incontro Insiel

Oggi la delegazione sindacale si è riunita in direzione per la trattativa sulla mobilità senza la presenza della direttrice generale.
La discussione si è protratta con discreto successo fino al momento della scoperta da parte nostra della ritira unilaterale da parte dell’azienda dell’offerta precedentemente formulata.
La trattativa riprenderà solo alla presenza della direttrice  generale dott. Filippini che si era fatta garante di tutti i termini dell’accordo.
La FIOM Trieste contatterà la direttrice nella speranza di proseguire l’accordo sulla basi precedentemente date.
L’accordo non fornisce attualmente le necessarie garanzie che la FIOM Trieste richiede per i nuovi lavoratori entranti e per i lavoratori i uscita.


Le RSU e la Segreteria Fiom Trieste

domenica 12 gennaio 2014

Disobbedire alla resa !

12 Gennaio 2014 
Giorgio Cremaschi

Il regolamento applicativo dell'accordo del 31 maggio sottoscritto venerdì sera da Confindustria e da CGIL CISL UIL viola lo Statuto della CGIL e soprattutto la Costituzione. Naturalmente non è che la cosa ci stupisca, il testo sottoscritto da poco semplicemente trasforma in regole scrupolose i principi e lo spirito antidemocratici già contenuti nell'accordo del 31 maggio 2013. Tuttavia vedere ora quelle regole è sconvolgente. Tralascio il dettaglio degli orrori e vado ai punti di fondo. (...) L'accordo viola la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha riammesso la FIOM in Fiat, e afferma che solo i firmatari che accettano tutte le sue regole hanno i diritti sindacali. L'accordo accetta le deroghe in azienda ai contratti nazionali sugli orari, sulla prestazione e sulle condizioni di lavoro cioè su tutto, alla faccia di tutte le posizioni ufficiali della CGIL. Sacconi e il suo articolo 8 sono soddisfatti. L'accordo prevede la esigibilità degli accordi, di questi accordi in deroga, anche per chi non è d'accordo e le sanzioni per chi li contrasta, sanzioni che colpiscono il sindacato e i delegati aziendali. Questo è semplicemente l'accordo separato di Pomigliano esteso a tutti. L'accordo prevede che una giuria di arbitri formata da tre rappresentanti di CGIL CISL UIL , tre della Confindustria e un "esperto"esterno decida sui comportamenti delle categorie. Cioè la FIOM sarà giudicata da una commissione dove padroni e sindacati complici sono la grande maggioranza. Tutte queste clausole violano i principi e lo Statuto della CGIL, per questo la firma di Susanna Camusso è illegittima, non ci rappresenta e per noi non ha alcun valore. Disubbidiremo e combatteremo questo accordo in difesa delle libertà sindacali e di quelle dei lavoratori con tutti gli strumenti democratici atti a rovesciarlo. A Maurizio Landini che ora dice no e chiede la consultazione (leggi il comunicato di Landini), diciamo che se avesse detto no il 31 maggio ed allora avesse preteso il voto dei lavoratori, che invece su quella intesa non son stati neppure informati, a Landini diciamo che se si fosse opposto allora oggi non saremmo a questo disastro. In ogni caso il gruppo dirigente della FIOM è ancora in tempo per recuperare almeno in parte alla cantonata pazzesca che ha preso. Invece che sospendere i congressi della FIOM, scelta fuori dalle regole che danneggia solo chi dissente, si dissoci dalla maggioranza della CGIL e dal suo documento congressuale, che al primo punto mette proprio l'esaltazione dell'accordo del 31 maggio. Landini rompa con Susanna Camusso e venga a lottare con noi contro questo accordo e contro il modello di sindacato che propone. E lo faccia sul serio, senza le giravolte a cui ci ha abituato da un po' di tempo in qua. Per quanto ci riguarda useremo tutte le assemblea congressuali dove riusciremo ad arrivare per mettere sotto accusa il gruppo dirigente che ha firmato questa resa. Si deve sapere che c'è chi dissente, disobbedisce e soprattutto non si arrenderà mai.

fonte 

domenica 2 giugno 2013

La complicità sindacale e la controriforma della Costituzione

Quando ho cominciato a fare il sindacalista negli anni 70 del secolo scorso, dopo ogni accordo sindacale la prima cosa che chiedevano  i lavoratori in assemblea era: ma il padrone lo applicherà? Allora in genere si facevano accordi che miglioravano la condizione delle persone, e la prima preoccupazione era quella di non dover fare troppi scioperi anche per ottenere l'applicazione della intensa appena conquistata. Oggi la piena " esigibilità" degli accordi viene vantata dal presidente della Confindustria come il maggior pregio dell'accordo sulla rappresentanza appena sottoscritto con CGIL CISL UIL .(...)
 La ragione di questa inversione di ruoli è molto semplice, gli accordi che si fanno e si faranno servono a peggiorare il salario e le condizioni di lavoro e quindi è alle persone sottoposte ad essi che bisogna imporre l'ubbidienza. Questo significa la piena applicazione dell'accordo del 28 giugno 2011, con il suo via libera al regime delle deroghe ai contratti nazionali.

L'accordo serve a superare ciò che ancora resta della divisione tra lavoratori garantiti e non, naturalmente estendendo a tutti la condizione peggiore. Del resto la flessibilità dei salari e degli orari è ciò che ci chiede la Commissione Europea per proseguire la politica di rigore. 

L'accordo è la istituzionalizzazione della austerità nei luoghi di lavoro.

In pratica l'accordo istituisce il maggioritario sindacale con soglia di sbarramento.

Attenzione, lo sbarramento vero non è quel confuso 5% di rappresentatività che dovrebbe dare accesso al tavolo dei contratti, quello è un trucco per gonzi e giornalisti economici, perché la selezione avviene prima. Infatti fruiscono del diritto alla rappresentanza solo le organizzazioni che sottoscrivono l'accordo impegnandosi al rispetto di tutte le sue parti. 

Per capirci è come se la nuova legge elettorale stabilisse che possono candidarsi al Parlamento solo le forze politiche che sottoscrivono la politica di austerità, il fiscal compact e quanto altro serva. In fondo la proposta Finocchiaro ci è andata vicino...

Escluso così preventivamente tutto il mondo sindacale che non si riconosce in CGIL, CISL UIL e ancor di più esclusa ogni nuova rappresentanza del mondo del lavoro, affermato il principio  che chi siede al tavolo oggi occupa tutti i posti presenti e futuri, il maggioritario serve a disciplinare ciò che resta di diversità conflittuale, per capirci la FIOM e quelle RSU che ancora organizzano scioperi.

Il maggioritario sindacale stabilisce che una volta scremata preventivamente tra buoni e  cattivi la presenza al tavolo, tra i rimasti la maggioranza decide e la minoranza si adegua.

Bisogna dare atto al senatore Pietro Ichino di essere stato il primo a proporre un sistema di questo genere. 

Tra i sindacati firmatari, accedono al tavolo quelli che rappresentano più del 5% tra iscritti e voti per la elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie. Dove i lavoratori non votano per eleggere chi li rappresenta, ma il sindacato nomina propri fiduciari con le RSA, si continuerà a non votare e conterà per la misura della rappresentanza solo il numero degli iscritti.

Fatti tutti questi conteggi, i sindacati che assieme raggiungono il 50% più uno della rappresentanza decidono. 

Sulla piattaforma decidono le organizzazioni senza consultazione dei lavoratori e le aziende trattano solo con la maggioranza,  la minoranza sta al tavolo e guarda. 

Sugli accordi decide la stessa maggioranza e  consulta i lavoratori, in modalità certificate da definire. Cioè non necessariamente con il referendum, ma  anche con il voto palese registrato in assemblea. Sotto questo aspetto l'accordo è più arretrato del modello Marchionne, che è stato instaurato con il referendum.

Una volta deciso si esegue, anche se l'accordo non ti piace.

C'è stata la consueta ipocrisia da parte dei dirigenti sindacali in questi giorni. Noi non accetteremo le sanzioni contro gli scioperi, hanno proclamato. Ma l'intesa confederale ovviamente non ha questo compito, essa definisce un accordo quadro che verrà formalizzato nei contratti e negli accordi aziendali, questi ultimi con le nuove rappresentanze aziendali, appositamente selezionate nelle nuove elezioni e nomine previste nei prossimi sei mesi.

Il testo in ogni caso non si presta ad equivoci. I firmatari si impegnano a definire nei contratti "clausole di raffreddamento", cioè inibizione  dello sciopero e  delle azioni legali.  E non esiste clausola di raffreddamento che non preveda sanzioni per chi non la rispetta. 

Per capirci, se questa intesa fosse stata operativa quando la Fiat impose l'accordo capestro a Pomigliano, la FIOM avrebbe dovuto accettare l'intesa e in cambio sarebbe rimasta al tavolo e avrebbe continuato a godere dei diritti sindacali. Ora la CGIL firma quell'accordo e lo estende a tutto il mondo del lavoro anche per conto della FIOM.

Questo accordo pretende di cancellare dai luoghi di lavoro la stessa idea del conflitto sociale, vuole prevenire le lotte e le rivolte che si preparano. Se esso fosse stato siglato negli anni 50 non avremmo oggi lo Statuto dei lavoratori e quanto ancora resta dei diritti del lavoro e dello stato sociale. Esso definisce il regime della complicità sindacale, secondo la definizione del libro bianco dell'allora ministro Sacconi, ed è il primo atto di una più vasta controriforma della Costituzione repubblicana, sulla quale si stanno accingendo i partiti di governo che esultano ed i poteri economici che festeggiano ancora di più.

Per la CGIL è una resa rispetto ai propri  principi fondativi.

Cosa allora  farà Landini, cancellerà per il classico piatto di lenticchie tutto quello che ha significato in Italia il suo no alla Fiat, oppure manifesterà e organizzerà il dissenso a questa intesa liberticida?  

Speriamo, in ogni caso la lotta alle larghe intese politiche e sindacali avrà un nuovo avvio proprio dalla lotta a questo accordo. Qui bisogna subito costruire l'unità dei tanti che non ci stanno. La  ripresa sociale e politica, l' alternativa alle politiche di austerità passa oggi anche dal rigetto del patto sulla rappresentanza.
 
 
G.Cremaschi - 01/06/2013
Rete 28 Aprile
 

mercoledì 1 maggio 2013

No al porcellum sindacale

Nella mia lunga esperienza sindacale non mi era mai capitato di vivere in prima persona la scena madre del film 'L'uomo di marmo'.. 
Ora mi è successo. Ero sfuggito alle maglie strette della selezione preventiva  di coloro che avevano diritto a  partecipare alla riunione degli esecutivi CGIL CISL UIL. Su circa 150 persone ero la sola in dissenso con la proposta sulla rappresentanza illustrata dalla relazione di Bonanni. 
Ho pertanto presentato la mia regolare richiesta di intervento, a cui non ho avuto alcuna risposta da una presidenza che guardava le nuvole. Allora, conclusa la relazione sono intervenuto con  una mozione d'ordine, chiedendo di sapere se il dibattito era aperto a tutti i partecipanti che formalmente ne avevano il diritto oppure no.(...)

Angeletti mi ha risposto a nome di tutta la presidenza di no, parlavano solo gli oratori concordati preventivamente dalle segreterie... A questo punto ho detto che fare una riunione sulla democrazia ed escludere preventivamente chi è in dissenso, anche se avrebbe tutti i diritti  di intervenire,  è una precisa rappresentazione di ciò che si vuole fare.

Ero solo in quella sala a non essere d'accordo, che paura avevano di sentire le mie ragioni per 5 minuti? Ma non volevano proprio sentirle e quando la mia indignazione mi ha spinto a dire alle loro facce ipocritamente sorridenti che si dovevano vergognare e che in fondo la loro intolleranza corrispondeva a quello ha stavano decidendo sulla rappresentanza, cioè la cancellazione del dissenso, sono esplosi. 

Ho visto una mano che cercava di staccare la corrente dal microfono, mentre diversi segretari confederali mi si avvicinavano e cominciavano a spingermi giù dal palco, uno di loro mi sussurrava di preoccuparmi per la mia salute. Interveniva il servizio d'ordine che a spintoni mi accompagnava fuori dalla porta della sala. Se non fossimo stati in una riunione degli esecutivi CGIL CISL UIL si sarebbe detta una scena di violenza.

Ripeto io avevo formale diritto a parlare in quella sala, ma quel diritto non mi è stato negato per caso.

L'accordo sulla rappresentanza che CGIL CISL UIL stanno definendo con la Confindustria è infatti un brutale atto di normalizzazione autoritaria delle relazioni sindacali. Esso stabilisce che il diritto alla rappresentanza ce l'hanno solo coloro che preventivamente accettano quell'accordo. Cioè puoi partecipare alla misurazione della rappresentanza e alle elezioni delle rsu solo se accetti la flessibilità e le deroghe ai contratti e soprattutto se ti impegni a non scioperare se in disaccordo. Esattamente quanto è avvenuto alla Fiat di Marchionne,  che ora viene esteso a tutti.

La nuova rappresentanza sindacale seleziona preventivamente chi ha il diritto alla democrazia e chi no. È il tavolo che che decide chi rappresenta i lavoratori e non sono i lavoratori che scelgono chi li rappresenta al tavolo.

È come se la riforma elettorale del governo Letta stabilisse che alle prossime elezioni politiche potranno partecipare solo coloro che votano oggi la fiducia al governo delle larghe intese. Non vorrei che l'accordo sindacale gli suggerisse l'idea.

D'altra parte tutto questo è in perfetta sintonia con l'impianto politico del governo appena varato, in un certo senso ne rappresenta il versante corporativo. CGIL CISL UIL e Confindustria varano oggi il governissimo delle parti sociali. Ma il fatto più grave non è  neanche questo. Il fatto più grave è  che chi non è d'accordo non ha più né diritto di parola né diritto di rappresentanza.

Questo è il  fatto enorme, enorme è la sopraffazione che si sta organizzando e che, come sempre, per riuscire ha bisogno del silenzio. Che viene alimentato dalla solita stampa  di governo, che ora esalta la ritrovata unità sindacale.  Quando invece quella di oggi è l'esatto opposto della unità sindacale degli anni 60 e 70. Quella apriva  la via alle conquiste del lavoro e della democrazia, quella includeva. Questa subisce e accetta le regole imposte dal mercato e dalle imprese, riduce la democrazia, esclude.

Per questo bisogna fare tacere ogni voce di dissenso.

L'accordo sulla rappresentanza è troppo scandaloso perché lo si conosca veramente. Deve passare attraverso la rappresentazione politica mediatica che ne cancella i contenuti reali. Le voci fuori dal  coro sono pericolose...qualcuno potrebbe accorgersi che il re è davvero nudo.

Per questo non ci fermeremo e continueremo a spiegare con tutte le forze che abbiamo cosa è davvero il porcellum sindacale e perché bisogna combatterlo.

 
G. Cremaschi - 30/04/2013
Rete28Aprile

mercoledì 28 marzo 2012

Pensioni - Manifestazione unitaria il 13 aprile a Roma

Anticipata l'iniziativa della Cgil del 17 aprile. La leader: "Agitazioni e mobilitazioni in tutto il Paese, le tensioni sono evidenti". Bonanni (Cisl): "Governo e Parlamento rispondano agli esodati"



“Abbiamo deciso comunemente con Cisl e e Uil, di anticipare al 13 aprile la manifestazione di tutti i lavoratori” contro la riforma delle pensioni e gli interventi sugli esodati e “su tutti quei soggetti che pagano un prezzo altissimo di una riforma che è stata fatta senza considerare la realtà. Lo ha annunciato Susanna Camusso, spiegando che sarà quindi anticipata l’iniziativa Cgil prevista per il 17.

La leader della Cgil ha anche risposto a Mario Monti, convinto che il governo incasserà l’ok della Commissione europea anche sulle pensioni, come è accaduto per il lavoro, visto che “non ci sono motivi per ritenere che non avvenga lo stesso”.

“Credo che nessuno possa impedire al Parlamento di decidere legittimamente quali sono i testi finali che voterà rispetto al testo, tutt’ora non noto, che dovrebbe arrivare alle Camere”, ha commentato la Camusso. E ha aggiunto: “Credo che non sia mai stato in discussione che il Parlamento approverà la riforma, il tema in discussione è come la cambia”.

E’ intervenuta anche in merito alla situazione dei lavoratori di oggi e ha sottolineato che “le tensioni sociali sono già evidenti” visto che l’Italia è attraversata da scioperi e mobilitazioni. “Ci sono scioperi in tutti i luoghi di lavoro, continueranno a esserci e a essere programmati. I lavoratori – ha osservato – sono giustamente preoccupati che in una stagione così difficile invece di preoccuparsi di fisco, crescita e creazione di occupazione si cerca di licenziare più facilmente”. Inoltre ritiene che “convenga a tutti costruire di nuovo un effetto deterrente a fronte dell’illegittimità dei licenziamenti, e ragionare del licenziamento illegittimo e non delle singole tipologie”.

La Camusso non è stupita che siano “i metalmeccanici i primi che danno un segno, anche formale, di proclamare gli scioperi”, visto che “è uno dei settori che più ha crisi e difficoltà, e più teme che venga usato quello strumento per risolvere problemi che invece andrebbero risolti diversamente”. Alla richiesta dei giornalisti di una stima sull’impatto della riforma dell’articolo 18 in termini di occupazione ha risposto che “le stime si fanno su cose credibili, noi non riteniamo credibile che si possa andare ai licenziamenti facili”.

Interviene anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni secondo cui lo la manifestazione del 13 serve affinché governo e Parlamento risolvano “il problema di centinaia di migliaia di persone che sono rimaste già senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma”. Bonanni ha ricordato che il sindacato aspetta di essere convocato su questo tema, come ha già annunciato il ministro Fornero ma, ha avvertito, “deve essere chiaro che su questo problema delle pensioni non faremo sconti a nessuno”. Si tratta di infatti di “una questione di giustizia sociale e di equità”, ha detto, perché “non possiamo far pagare a questi lavoratori ‘esodati’ il prezzo della riforma delle pensioni che si scarica essenzialmente su di loro, visto che sono rimasti senza ammortizzatori e senza pensione”. Esodati di cui ancora non si conosce il numero, come ha detto oggi nel corso di un’audizione alla Camera il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua.
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il Fatto Quotidiano - 28/03/2012

lunedì 21 marzo 2011

Libia. Fiom: “Fermare i bombardamenti e intraprendere le iniziative diplomatiche per arrivare alla pace. L’Italia e l’Europa svolgano il loro ruolo e garantiscano la protezione dei profughi”

La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso oggi la seguente nota.
 
“La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil valuta con grande preoccupazione la drammatica situazione che si è determinata in Libia.”

“È necessario fermare i bombardamenti, arrivare immediatamente ad un cessate il fuoco e che l’Onu intraprenda le iniziative politiche diplomatiche utili ad una soluzione negoziata del conflitto.”

“È necessario che l’Onu, attraverso l’invio di osservatori e di mezzi, garantisca effettivamente le condizioni per difendere i diritti umani della popolazione e impedisca che la risoluzione 1973 venga usata per scatenare una guerra, superando ogni lettura ambigua. La pace, infatti, non può essere difesa con atti di guerra.”

“La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil, nel condannare il carattere dispotico e autoritario del regime di Gheddafi, è convinta che la difesa dei diritti umani e il sostegno a chi si batte per la libertà e la democrazia si realizzano fermando la violenza e favorendo il negoziato politico ad ogni livello.”

“È su questo terreno che l’Italia e l’Europa devono e possono svolgere un ruolo decisivo per la pace e la sicurezza nel Mediterraneo, superando le ambiguità e i ritardi accumulati.”

“La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil, in quanto parte del movimento per la pace, considera utile che per tali obiettivi si sviluppi una discussione e mobilitazione delle lavoratrici, dei lavoratori e dell’opinione pubblica, che chieda anche di garantire misure di protezione dei profughi e di predisporre in Italia e in Europa una dignitosa accoglienza dei migranti.”

giovedì 11 febbraio 2010

Lettera aperta a Guglielmo Epifani

Una giovane compagna calabrese ha scritto al Segretario Generale della CGIL.
Caro compagno Epifani,
a metà tra una richiesta di attenzione ed uno sfogo personale, intriso di rabbia ed amarezza, disillusione e speranza, ho deciso di scriverle.
Potrà sembrare sfrontato ed un pò presuntuoso, certo: una giovane compagna, forse da troppo poco tempo nel sindacato per essere considerata una vera cgiellina, che si rivolge, apertamente, al Segretario generale del più grande sindacato italiano.
Lo faccio egualmente, confidando che possa trovare il tempo di leggermi, nel tentativo di arrestare questa guerra fratricida nella quale si sta consumando il XVI Congresso.
Con altrettanta, apparente, presunzione parto dalla mia storia.
Ho deciso di avvicinarmi alla Cgil e di farne parte attivamente in un impeto di idealità, nel tentativo di poter essere parte di un processo democratico di rivendicazione, vertenzialità, mobilitazione, analisi, proposizione, capace di scardinare le contraddizioni di un modello economico e sociale fondato sull’annullamento dei diritti e sulla svalorizzazione del lavoro e dei lavoratori, che dalle mie parti spesso è svalorizzazione delle persone. Ho pensato di utilizzare ed essere utilizzata dalla Cgil per tentare di restituire, attraverso una incisiva azione di rappresentanza, dignità e speranza alla mia città: Crotone.
Ambizioso? Può darsi.
La mia frequentazione sindacale ha iniziato a diventare più assidua in un periodo particolare: si stava svolgendo la Conferenza d’Organizzazione. Un bel momento, per me ancora estranea; un momento di fermento e confronto.
Ha iniziato a piacermi sempre di più questo sindacato.
Nonostante l’evidente ritualità di certi direttivi e la ripetitività di alcuni contenuti, quasi che le tematiche fossero imposte e non vissute, ho creduto che la Cgil potesse essere davvero uno spazio sociale di discussione e crescita individuale e collettiva.
Per scelta (ed esperienza) personale, condivisa ed appoggiata dai dirigenti sindacali, ho iniziato ad occuparmi di stranieri, gli ultimi, gli sfruttati, quelli che chiamiamo “invisibili” ed ahimè lo sono fuori, ma anche dentro l’organizzazione, almeno nella mia.
Ho iniziato ad addentrarmi e a conoscere l’organizzazione.
Mi è stata concessa anche una certa visibilità, d’altronde ero donna, giovane, laureata, non ancora contaminata dalle logiche e dalle dinamiche interne al sindacato. Insomma, una persona su cui investire, almeno formalisticamente.
Ben presto, però, ho iniziato ad avvertire un disagio, a capire che la mia immagine, le mie aspettative - non personali, s’intende, ma di vita, lavoro, lotta sindacale - si scontravano con una realtà fatta di pochi lavoratori, ma molti utenti, poca partecipazione attiva ed altrettanto scarsa confederalità.
Indomita e, forse, troppo critica per carattere, ho esternato il mio disagio e disappunto, lamentando la sensazione che l’organizzazione si stesse trasformando da sindacato a movimento di opinione, peraltro fragile, incapace, almeno a Crotone, di avere una presa sociale continuativa. Ho evidenziato serenamente e criticato la scollatura - per me evidente - tra enunciazioni programmatiche e realizzazione pratica delle stesse.
La Cgil che vivevo era ben lontana da quella che mi avevano fatto credere che fosse.
La Camera del Lavoro non era “il luogo di socializzazione e di creazione culturale” nel quale promuovere e far vivere “l’attività sindacale, l’impegno, le tante lotte territoriali, i percorsi di solidarietà e mutualismo”.
Tutto sembrava muoversi secondo una logica di adempimento auto-referenziale, distante dalla realtà e scarsamente costruttivo.
Il lavoro è continuato, tra sterili scambi poco dialettici ed ipocrisie di facciata.
Tra routine quotidiane ed azioni sempre più in solitaria, arrivo alla fase pre-congressuale; leggo su Il Manifesto “Mezza Cgil vuole un’altra Cgil”. Mi ci ritrovo subito in quei contenuti, senza pormi problemi di schieramento, cerco, immediatamente, un confronto all’interno della mia Camera del Lavoro. Trovo chiusura, indifferenza, assenza di confronto dialettico.
Arriviamo, così, alla fase definitiva della presentazione dei due documenti alternativi; alla necessità di fare una scelta. La mia? Una scelta di coerenza, libera dai condizionamenti: aderisco al documento “La Cgil che vogliamo”, considerandola un’opportunità per discutere realmente sul ruolo del sindacato, per recuperare un rapporto con la base, per conoscere - io stessa - i lavoratori nei luoghi di lavoro.
Ho letto e riletto il suo intervento al Comitato Direttivo del 2 febbraio, ma non mi ci ritrovo.
Il Congresso di cui parla, non è quello che sto vivendo, non è un “grande processo democratico”, non è un “momento di articolazione dialettica” è, semplicemente, una faida interna, un votificio.
Il confronto politico si è trasformato in uno scontro personalistico, fatto di offese e meschinità. Io stessa, quella stessa persona sulla quale il sindacato aveva deciso di investire, mi sono trasformata in un’intrusa, una nemica, una traditrice, da isolare, sol perché non si è “accodata” alla maggioranza.
Mi chiedo e le chiedo: qual è il senso di spostare l’attenzione dalla necessaria “discussione sul merito” alla “conta senza merito”? Mi chiedo e le chiedo: come può un sindacato esercitare un ruolo attivo di tutela dei lavoratori se si comporta come il peggiore tra i peggiori datori di lavoro? La scelta nell’adesione ai documenti non è stata libera e, credo che lei lo sappia bene; altrettanto, a Crotone, l’articolazione congressuale non mi sembra stia avvenendo per favorire la partecipazione degli iscritti, ma per ostacolare la presenza dei relatori della seconda mozione.
A cosa ed a chi serve tutto questo?
Perché non garantire, da subito, un confronto serio, accurato, approfondito, paritario, libero?
Credo che questo Congresso, per le modalità con cui si sta svolgendo è l’ulteriore dimostrazione della crisi che il sindacato, ed anche la Cgil sta vivendo. Si parla a nome dei lavoratori e dei pensionati, ma si è distanti da loro, si aggira la libera espressione e partecipazione degli iscritti.
Qui a Crotone, le assemblee si stanno risolvendo nell’esplicazione di un voto acritico ed il più delle volte già pilotato, fondato più su rapporti e legami amicali che non di confronto sui contenuti.
Il vero problema, anche in questo caso, è che mancano gli stessi interlocutori coi quali discutere dei contenuti e si fa finta di non vedere, come se il problema non esistesse.
Che senso ha ottenere voti che sono il frutto non di un esercizio critico di partecipazione, ma di una meccanicistica adesione, per lo più, priva di consapevolezza? Non crede si stia perdendo un’occasione importante?
Caro Segretario, le chiedo di intervenire concretamente presso tutte le strutture territoriali, per far sì che il confronto, almeno in questa fase finale delle assemblee di base - a mio avviso la più importante, per il senso di rappresentatività che porta con sé - possa avvenire realmente ed esclusivamente sui contenuti, nel rispetto delle regole, senza alterazioni e misere furbizie; per far decidere ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani come me, che sperano nella Cgil - e qui prendo in prestito le sue parole – “quale sarà l’identità, il programma, ed il lavoro della nostra organizzazione, per tutta la nostra organizzazione, negli anni che abbiamo di fronte”.
Cordialmente
Carmen Messinetti, della CGIL Crotone

giovedì 8 ottobre 2009

Incontro Iscritti Insiel e Segreteria Provinciale Fiom




Il giorno 15/10/2009 presso la saletta RSU di via S. Francesco si terrà l'incontro del Comitato degli Iscritti FIOM con la segeteria Provinciale della FIOM

giovedì 3 settembre 2009

Fincantieri. Sospeso per 2 giorni un delegato. Un atto contro le Rsu e la Fiom

La Fincantieri ha colpito con un grave provvedimento disciplinare (2 giorni di sospensione) Riccardo Zolia, Rsu di Palazzo Marineria a Trieste. Il provvedimento dell’azienda è basato sull’accusa inconsistente di aver offeso un dirigente aziendale durante un colloquio. In realtà il delegato sindacale della Fiom, nel normale esercizio delle sue funzioni di rappresentanza, stava discutendo dello stato della professionalità e dello stato di lavoro negli uffici della Fincantieri a Trieste. Al provvedimento disciplinare è seguita una querela da parte del funzionario aziendale che si è sentito offeso. Si tratta di un’inaccettabile atto di rappresaglia antisindacale e di un atto di intimidazione nei confronti delle Rsu e della Fiom. Il provvedimento disciplinare dell’azienda colpisce un lavoratore di professionalità e rigore comportamentale ineccepibili, un rappresentante eletto dai lavoratori e un dirigente sindacale di comprovata esperienza. La vicenda non ha precedenti: per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali in Fincantieri un provvedimento disciplinare sanziona un Rappresentante sindacale nell’esercizio delle sue funzioni. Per queste ragioni la segreteria nazionale della Fiom e il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri giudicano specialmente grave e inaccettabile il provvedimento dell’azienda, che rappresenta un’evidente rivalsa per la conclusione della vertenza di gruppo e che ha il solo effetto di deteriorare e inasprire il clima aziendale.

mercoledì 4 marzo 2009

COMUNICATO UNITARIO RSU e OO.SS. 9 febbraio

Il 9 febbraio scorso, nel corso dell’incontro congiunto presso la Regione fra rappresentanze sindacali, presidente e giunta regionale, direzioni di Insiel Mercato e Insiel, era stata concordata una riunione per la giornata odierna dove approfondire gli argomenti relativi alla procedura di vendita di Insiel Mercato affidata all’Insiel SpA.

Nell’odierno incontro, come previsto dal verbale di accordo del 24 settembre 2008, si sarebbe dovuto anche verificare lo stato di avanzamento dei lavori riguardo all’accordo quadro e il piano di formazione.
Inoltre avremmo dovuto avere comunicazione sull’organizzazione e l’organigramma di Insiel SpA.

Di fatto l’incontro non si è svolto.
Il dott.Cozzi ha sollevato obiezione sulla composizione della delegazione sindacale (erano presenti sia RSU Insiel che RSU Insiel Mercato) in quanto gli argomenti che intendeva affrontare, l’organizzazione del lavoro, riguardavano solo Insiel SpA.
Ha sostenuto ancora che gli argomenti relativi alla procedura di vendita andavano affrontati con la proprietà,

Ha dichiarato, alzandosi, che la riunione non poteva pertanto aver luogo.

In questo momento, in cui il processo di scissione è ancora in atto (non poteva certo concludersi alla mezzanotte del 31 dicembre), riteniamo sia indispensabile affrontare i problemi di Insiel e Insiel Mercato in un unico tavolo di discussione.
A fronte della posizione di chiusura della direzione, chiamiamo i lavoratori a discutere delle azioni da porre in atto in assemblee congiunte che verranno convocate per il giorno 6 marzo alle 15.30.

domenica 15 febbraio 2009

Comunicato stampa Sciopero FP - FIOM

Rinaldini (Fiom): “Siamo in piena emergenza sociale. Per rispondere alla crisi servono democrazia e solidarietà, non intolleranza e autoritarismo”

“Ce l’abbiamo fatta, ce l’avete fatta.” Ha esordito così il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, rivolgendosi, dal palco del comizio conclusivo, ai lavoratori metalmeccanici e della funzione pubblica che gremivano piazza San Giovanni in occasione della manifestazione nazionale organizzata a Roma dalla Fiom-Cgil e dalla Fp-Cgil.

“La crisi economica – ha affermato Rinaldini – ha determinato nel nostro Paese una vera e propria emergenza sociale. Centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, posti in Cassa integrazione, percepiscono fra i 700 e gli 800 euro al mese. E questo non avviene per un solo mese, ma per più mesi consecutivi. Ci sono quindi centinaia di migliaia di famiglie che non sanno come fronteggiare un simile crollo del proprio reddito.”

“Tutto ciò è aggravato – ha proseguito Rinaldini – dal fatto che manca una rete di protezione sociale e dal fatto che il Governo non ha ancora neppure impostato una politica volta a far uscire il Paese dalla crisi. A ciò si aggiunga che, mentre il Governo trova le risorse per garantire le banche e per salvare l’Alitalia, di fronte all’emergenza sociale, ormai dilagante, non trova risorse sufficienti per intervenire. In realtà, le risorse ci sono ma il Governo non le utilizza per fare ciò che dovrebbe fare.”

“C’è ormai una cultura dell’odio e dell’intolleranza - ha scandito Rinaldini - particolarmente visibile per ciò che riguarda l’atteggiamento della maggioranza di centrodestra verso i lavoratori stranieri. Lavoratori cui, addirittura, viene negato, in pratica, un diritto umano fondamentale: il diritto alla salute.”

“C’è una cultura dell’odio e dell’intolleranza - ha aggiunto Rinaldini - che sta alla base anche del trattamento inflitto ai lavoratori in lotta in casi come quelli verificatisi, nei giorni scorsi, a Pomigliano d’Arco o all’Innse di Milano. E questa è quella stessa cultura che porta il Governo ad agire per stravolgere il Testo Unico sulla sicurezza, e ciò mentre gli incidenti mortali continuano a verificarsi giorno dopo giorno.”

“A questa cultura – ha affermato Rinaldini – noi contrapponiamo la cultura e la pratica della solidarietà. Così come contrapponiamo la rivendicazione del valore della democrazia e del valore del conflitto, l’unico strumento che i lavoratori possono utilizzare per difendere i propri diritti.”

“In gennaio – ha proseguito Rinaldini – è stato imposto ai lavoratori italiani un accordo separato sul sistema contrattuale. Ribadisco che per noi tale intesa va spiegata nelle assemblee e va poi sottoposta al voto delle lavoratrici e dei lavoratori. E sottolineo che se questi lavoratori lo approvassero, noi lo firmeremmo pur non condividendolo, perché per noi il voto di chi lavora è vincolante. Ma affermo anche che, se tale voto non ci sarà, noi non ci riterremo vincolati a tale accordo.”

“E d’altra parte – si è chiesto Rinaldini – se ai sindacati la legittimazione non viene data dai lavoratori, chi gliela può dare: forse le controparti? Quel che è certo è che noi non siamo disponibili ad accettare un’imposizione autoritaria nei confronti dei lavoratori. La scelta di chiedere il referendum sull’accordo separato del 22 gennaio, compiuta dalla Cgil, è quindi una scelta di grande valore, perché la possibilità o meno che i lavoratori esprimano con il voto una decisione vincolante sugli accordi che definiscono le loro condizioni di vita e di lavoro costituisce uno spartiacque anche per ciò che riguarda i rapporti con le altre organizzazioni.”

“A quanto si dice – ha poi detto Rinaldini – sembra che il Governo intenda intervenire sul diritto di sciopero. Ho un sospetto: che l’intenzione del Governo sia quella di togliere tale diritto ai lavoratori. Si tratta di un progetto autoritario che traspare anche dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla sua volontà di cambiare la Costituzione. Dichiarazioni già fatte in passato, quando lo stesso presidente del Consiglio aveva detto che intendeva modificarla a partire dall’art. 1, quello in cui si dice che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro.”

“Qui è bene essere chiari – ha scandito Rinaldini - la Costituzione è stata scritta nel periodo più glorioso della storia moderna del nostro Paese. Altre sono le pagine di cui ci dobbiamo vergognare: il fascismo e il fatto di essere stati uno dei Paesi corresponsabili di una guerra mondiale in cui si sono avuti oltre 50 milioni di morti. Un popolo che si ridesta e si riappropria del proprio destino per costruire la democrazia: questa è stata la Resistenza, qui stanno le radici della Costituzione.”

“Nessuno si illuda – ha concluso Rinaldini – di cancellare adesso questo popolo. Tutti sappiano che, in questo Paese, c’è un’organizzazione di massa determinata a difendere la democrazia: è la Cgil.”

lunedì 9 febbraio 2009

Sciopero e Crisi

La crisi sta dando i primi segnali, la cassa integrazione nelle aziende private è aumentata vertiginosamente e prossimamente sarà anche peggio considerando tutti i lavoratori precari che rischiano il posto senza ammortizzatori sociali!
La formula decisa dal governo per risanare il paese è di distruggere lo stato sociale e il sistema pensionistico.

La nostra idea è diversa, quindi scioperiamo per far cambiare le priorità al “nostro” governo!

Non possiamo restare in silenzio,
mentre ci stanno facendo la pelle!


Le nostre richieste per risollevare il paese dalla crisi sono:

  • Fermare la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti
  • Fermare la precarietà
  • Difendere il reddito
  • Difendere il salario, il contratto nazionale e i diritti
  • Diminuire le tasse solo per il lavoro dipendente

Venerdì 13 febbraio 2009
SCIOPERO
con manifestazione a Roma.

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
A. Gramsci

giovedì 5 febbraio 2009

Impugnazione Licenziamento dipendenti Insiel MKT

Lettera da inviare alla Direzione Insiel (FVG) entro la fine di febbraio.

La lettera è da spedire tramite raccomandata con ricevuta di ritorno e deve arrivare entro la fine di febbraio, pertanto consiglio di spedirla prima possibile.

lunedì 2 febbraio 2009

La Confindustria imbroglia

Il centro studi della Confindustria spiega che ci sarebbero oltre 2.500 euro di guadagno per ogni lavoratore con l’accordo separato. E’ una dimostrazione emblematica della scarsa serietà del centro studi confindustriale che, ovviamente, mescola promesse con dati statistici per costruire un risultato che gli stessi imprenditori smentiranno al primo negoziato reale.
In ogni caso, questi dati, che vengono ripresi dal vicepresidente della Confindustria, per noi avranno un valore. Le prossime piattaforme aziendali, le prossime vertenze contrattuali, dovranno dare per acquisiti questi soldi che il centro studi della Confindustria garantisce. Quindi Bombassei, Marcegaglia, il mondo delle imprese, si preparino a dover pagare almeno 2.500 euro in più per lavoratore, rispetto a quello che hanno pagato finora.

Giorgio Cremaschi

Perchè NO

mercoledì 14 gennaio 2009

Parere Legale

Dopo una prima verifica legale risultano plausibili le motivazioni che hanno portato la FIOM di Trieste alla contestazione ed alla successiva mancata approvazione della procedura attuata da Insiel S.p.A. per il trasferimento del ramo d'azienda a favore di Insiel Mercato.

Rimangono da approfondire alcuni dettagli in un secondo incontro, ciò non impedisce agli interessati di far valere i propri diritti nei confronti di Insiel FVG.
A tale proposito si invitano i lavoratori coinvolti a contattare la RSU FIOM.

giovedì 8 gennaio 2009

Perché la FIOM non ha firmato la cessione del ramo d’azienda

1. L’accordo di settembre definisce come obiettivo il raggiungimento della vendita e la conseguente costituzione di una nuova società per il mercato con la conferma del ruolo pubblico d’Insiel FVG.

2. Le motivazioni che hanno portato alla vendita sono sinteticamente le seguenti:
  • Rispondere ai limiti imposti dal “cosiddetto” decreto Bersani
  • Contenere gli esuberi che derivano dalla sua applicazione

3. La delegazione sindacale ha ricevuto il mandato, tramite il referendum del 14 ottobre 2008, di proseguire il confronto con l’azienda sulla vendita.

4. L’impegno verbale assunto dalla proprietà e dalla azienda negli incontri effettuati per determinare l’accordo di settembre, è sempre stato quello di costituire “bene e presto” insiel mercato, in quanto questa divisione permetteva di uscire da una situazione che diventava sempre più negativa con il passare del tempo a causa del decreto Bersani che imponeva la separazione delle attività di mercato.

5. Tra novembre e dicembre si sono svolti una serie di incontri come previsto dell’accordo votato dai lavoratori su:
  • Accordo Quadro
  • Formazione del Personale
  • Organizzazione del Lavoro

La FIOM ha da subito evidenziato la sua contrarietà rispetto al metodo proposto dall’azienda nell’affrontare gli incontri necessari a definire la costituzione di Insiel Mercato e il futuro di Insiel FVG caratterizzato dalla richiesta vincolante della riservatezza e della non comunicabilità dei contenuti.
Inoltre, l’azienda puntualmente comunicava rinvii sui punti importanti, costringendo la delegazione ad attendere l’incontro previsto sullo scorporo dell’azienda (ex art 47 della legge 428/90), per riuscire ad esprimere un parere.


Il giorno 29 dicembre la FIOM ha verificato che:

1. La frase “presto e bene” riguarda e solo in parte la definizione della lista “insiel mercato”, sicuramente sul presto con alcuni dubbi sul bene.

2. L’azienda ha continuato a proporre il metodo della riservatezza (“censura”) accettato dalle altre sigle sindacali e respinto dalla sola FIOM di Trieste.

3. Gli aspetti riguardanti l’accordo quadro, la formazione e l’organizzazione evidenziano un ritardo nella definizione d’insiel mercato e contraddice gli impegni che si erano assunti.A questo riguardo ci auguriamo che ci sia un recupero che permetta di offrire al mercato un’azienda in grado di affrontare autonomamente le sfide future.

4. La FIOM riconferma l’impegno ricevuto dal mandato del referendum nel continuare il confronto respingendo però tutti quei metodi che impediscono una trasparenza e una corretta comunicazione verso i lavoratori.

Per quanto sopra abbiamo ritenuto che non esiste il requisito previsto dalla legge della autonomia operativa d’Insiel mercato e ci riserviamo di verificarlo nelle sedi opportune.
A tale proposito daremo la copertura legalmente prevista a quei lavoratori che volessero renderla esigibile.

P.S. è stata avviata dalla FIOM di Trieste la procedura per l'elezione delle RSU - RLS di Insiel Mercato