Nella mia lunga esperienza sindacale non mi era mai capitato di
vivere in prima persona la scena madre del film 'L'uomo di marmo'..
Ora
mi è successo. Ero sfuggito alle maglie strette della selezione
preventiva di coloro che avevano diritto a partecipare alla riunione
degli esecutivi CGIL CISL UIL. Su circa 150 persone ero la sola in
dissenso con la proposta sulla rappresentanza illustrata dalla relazione
di Bonanni.
Ho pertanto presentato la mia regolare richiesta di
intervento, a cui non ho avuto alcuna risposta da una presidenza che
guardava le nuvole. Allora, conclusa la relazione sono intervenuto con
una mozione d'ordine, chiedendo di sapere se il dibattito era aperto a
tutti i partecipanti che formalmente ne avevano il diritto oppure
no.(...)
Angeletti mi ha risposto a nome di tutta la presidenza di no,
parlavano solo gli oratori concordati preventivamente dalle
segreterie... A questo punto ho detto che fare una riunione sulla
democrazia ed escludere preventivamente chi è in dissenso, anche se
avrebbe tutti i diritti di intervenire, è una precisa rappresentazione
di ciò che si vuole fare.
Ero solo in quella sala a non
essere d'accordo, che paura avevano di sentire le mie ragioni per 5
minuti? Ma non volevano proprio sentirle e quando la mia indignazione mi
ha spinto a dire alle loro facce ipocritamente sorridenti che si
dovevano vergognare e che in fondo la loro intolleranza corrispondeva a
quello ha stavano decidendo sulla rappresentanza, cioè la cancellazione
del dissenso, sono esplosi.
Ho visto una mano che cercava
di staccare la corrente dal microfono, mentre diversi segretari
confederali mi si avvicinavano e cominciavano a spingermi giù dal palco,
uno di loro mi sussurrava di preoccuparmi per la mia salute.
Interveniva il servizio d'ordine che a spintoni mi accompagnava fuori
dalla porta della sala. Se non fossimo stati in una riunione degli
esecutivi CGIL CISL UIL si sarebbe detta una scena di violenza.
Ripeto io avevo formale diritto a parlare in quella sala, ma quel diritto non mi è stato negato per caso.
L'accordo
sulla rappresentanza che CGIL CISL UIL stanno definendo con la
Confindustria è infatti un brutale atto di normalizzazione autoritaria
delle relazioni sindacali. Esso stabilisce che il diritto alla
rappresentanza ce l'hanno solo coloro che preventivamente accettano
quell'accordo. Cioè puoi partecipare alla misurazione della
rappresentanza e alle elezioni delle rsu solo se accetti la flessibilità
e le deroghe ai contratti e soprattutto se ti impegni a non scioperare
se in disaccordo. Esattamente quanto è avvenuto alla Fiat di Marchionne,
che ora viene esteso a tutti.
La nuova rappresentanza
sindacale seleziona preventivamente chi ha il diritto alla democrazia e
chi no. È il tavolo che che decide chi rappresenta i lavoratori e non
sono i lavoratori che scelgono chi li rappresenta al tavolo.
È
come se la riforma elettorale del governo Letta stabilisse che alle
prossime elezioni politiche potranno partecipare solo coloro che votano
oggi la fiducia al governo delle larghe intese. Non vorrei che l'accordo
sindacale gli suggerisse l'idea.
D'altra parte tutto
questo è in perfetta sintonia con l'impianto politico del governo appena
varato, in un certo senso ne rappresenta il versante corporativo. CGIL
CISL UIL e Confindustria varano oggi il governissimo delle parti
sociali. Ma il fatto più grave non è neanche questo. Il fatto più grave
è che chi non è d'accordo non ha più né diritto di parola né diritto
di rappresentanza.
Questo è il fatto enorme, enorme è la
sopraffazione che si sta organizzando e che, come sempre, per riuscire
ha bisogno del silenzio. Che viene alimentato dalla solita stampa di
governo, che ora esalta la ritrovata unità sindacale. Quando invece
quella di oggi è l'esatto opposto della unità sindacale degli anni 60 e
70. Quella apriva la via alle conquiste del lavoro e della democrazia,
quella includeva. Questa subisce e accetta le regole imposte dal mercato
e dalle imprese, riduce la democrazia, esclude.
Per questo bisogna fare tacere ogni voce di dissenso.
L'accordo
sulla rappresentanza è troppo scandaloso perché lo si conosca
veramente. Deve passare attraverso la rappresentazione politica
mediatica che ne cancella i contenuti reali. Le voci fuori dal coro
sono pericolose...qualcuno potrebbe accorgersi che il re è davvero nudo.
Per
questo non ci fermeremo e continueremo a spiegare con tutte le forze
che abbiamo cosa è davvero il porcellum sindacale e perché bisogna
combatterlo.
G. Cremaschi - 30/04/2013
Rete28Aprile
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