Non sappiamo come si concluderà la cosiddetta
trattativa su rappresentanza e democrazia avviata semiclandestinamente
tra i vertici di Cgil Cisl Uil e Confindustria. Trattativa che pareva
fino a pochi giorni fa in dirittura d'arrivo ed oggi e' nuovamente
scomparsa nel mellifluo pantano della difficile composizione dei diversi
e sostanziosi interessi padronali,politici e sindacali in gioco. Non
conosciamo ovviamente i dettagli dell'accordo che verrà, ne' il livello
di asprezza del sistema sanzionatorio che accompagnerà il nuovo modello
di relazioni. Cosi come non sappiamo quale giudizio particolareggiato
esprimerà il comitato centrale della fiom sull'accordo stesso.
Quello
che sappiamo con certezza è (...) che si
prefigura un sistema corporativo, liberticida e autoritario in cui il
voto dei lavoratori diventa, non già la conquista del diritto
democratico a decidere sui contratti che li riguardano, ma esattamente
lo strumento per accompagnare la contrattazione di ricatto, di
restituzione e per impedire infine l'esercizio dell'opposizione
sindacale. Così come sappiamo purtroppo, che la maggioranza del gruppo
dirigente Fiom ha dato via libera proprio a quel patto sociale. Lo ha
fatto in maniera esplicita, senza tentennamenti ne' infingimenti.
ll
massimo organismo Fiom riunito giovedì 23 maggio era infatti chiamato a
esprimere un giudizio compiuto sui contenuti della trattativa a livello
confederale. La seduta cadeva dopo gli esecutivi unitari del 30 aprile
scorso che hanno licenziato l'intesa Cgil Cisl Uil su rappresentanza e
democrazia che è oggi oggetto della trattativa con Confindustria. In
relazione Landini ha presentato l'accordo interno a Cgil Cisl Uil come
una sostanziale affermazione delle battaglie della Fiom per il diritto
democratico dei lavoratori di decidere sui contratti che li riguardano.
Un giudizio che non condividiamo ed anzi riteniamo reticente rispetto
alla vera natura del patto che si profila.
Per questa ragione abbiamo
provato a ragionare su un solo punto, il tema dell'esigibilità degli
accordi. Proponendo di riconfermare quella che pareva un'ovvietà: la
contrarietà Fiom al modello Marchionne che esclude i sindacati non
firmatari cancellandone la rappresentanza interna e che per questa
ragione impedisce il diritto dei lavoratori ad opporsi ad accordi
capestro. Il modello, per capirci, che ancora oggi tiene la Fiom e i
suoi delegati fuori dai cancelli e senza agibilità.
Eppure quella che
doveva essere un'ovvietà, è stata considerata addirittura alternativa al
giudizio positivo sull'intesa Cgil Cisl Uil espresso nell'ordine del
giorno finale della segreteria nazionale e posta in votazione
contrapposta. L'ennesimo voto di fiducia al segretario che impedisce,
ormai da anni, la libera discussione del Comitato Centrale.
Una scelta
grave che conferma la linea del progressivo rientro, dopo aver
abbandonato ogni volontà conflittuale, negli angusti spazi del
sindacalismo complice, ne più ne meno di quello che da tempo fanno le
altre categorie della Cgil, della Cisl e della Uil. Con la sostanziale
differenza che chi pagherà il prezzo più alto per questo rientro sono
esattamente i delegati e le delegate Fiom che in questi anni hanno
lottato, resistito e creduto nel loro sindacato.
Non abbiamo detto no a
Marchionne perché mancava un posto a tavola, ma esattamente perché
volevamo rovesciare quel tavolo imbandito a spese dei lavoratori.
La
nostra battaglia riparte da qui.
Sergio Bellavita
portavoce Rete 28Aprile Fiom
http://www.rete28aprile.it - 24/05/2013
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