lunedì 12 settembre 2011

Le falsità degli economisti al soldo dei potenti

Non occorre essere tecnici per comprendere la ferocia con cui la questione del debito viene utilizzata da "lor signori" per distruggere diritti e tutele del lavoro. Ultimo in ordine di tempo Maurizio Ferrera che si spinge sino a denunciare nel suo editoriale del Corsera di oggi "le verità nascoste sullo stato sociale". Il nostro sarebbe un paese che ha vissuto largamente al di sopra delle proprie possibilità e che oggi dovrebbe fare i conti con la realtà e quindi ridurre lo stato sociale, tagliando anche i diritti acquisiti: pensioni,scuola,sanità, salari, tutto deve essere una variabile dipendente del mercato. Un paese in cui al profitto si sacrifica tutto: salute,affetti,qualità della vita e persino la vita stessa. Un paese di cittadini senza potere. Come si concilia infatti nell'immaginifico e per fortuna irrealizzabile paese di Ferrera il diritto di voto, il diritto di decidere le politiche economiche e sociali se il gioco e' truccato dalla cosiddetta ineluttabilità del mercato e delle sue regole? Ecco! Il pensiero economico dominante disvela il carattere brutale e autoritario del neoliberismo. Si può votare ancora dice Ferrera (bontà sua...)ma non devono esistere più diritti acquisiti. Ferrera non dice che l'Italia e' fanalino di coda nella spesa sociale. Non dice nulla sulla inaccettabile e crescente diseguaglianza sociale, sui salari da fame, sulla precarietà, sulla crescente disoccupazione mentre aumenta vergognosamente l'età pensionabile. Costoro pretendono di farci credere che non essendoci più' denari bisogna tagliare tutto. Dopo che per decenni ci hanno raccontato che le tante (contro)riforme;pensioni,sanità,lavoro servivano a creare un nuovo benessere grazie all'euro, ora ci dicono che proprio per salvare l'euro e le banche dobbiamo cancellare quel che resta dei nostri diritti e delle nostre tutele sociali. E' falso!!! E' necessario cominciare a dire con chiarezza che se il pagamento del debito diventa un dogma ,anche a sinistra,tutto verrà travolto trascinando le classi popolari in una condizione drammatica. occorre dire con chiarezza che non ci saranno più politiche a favore delle classi popolari se non si rompe la subordinazione del nostro paese all'Europa delle banche. Occorre costruire un movimento che si opponga al pagamento del debito, cancellando tutte le ipocrisie che tentano di calmierare i devastanti effetti sociali delle continue manovre lacrime e sangue. Onorare il debito, cioè dare i soldi, che vengono sottratti a salari,pensioni e stato sociale, alla più bieca speculazione finanziaria e' inaccettabile. Gli stessi Eurobond non solo non sono una risposta ma introducono un'ulteriore balzello sulle spalle dei lavoratori. Non pagare il debito significa combattere L'Europa delle banche,dei banchieri,dei profittatori e degli usurai. L'Europa dei popoli passa per la sconfitta dell'Europa di Lisbona e dell'austerità. 

Sergio Bellavita Segretario nazionale FIOM

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