I pochissimi voti di dissenso nell'assemblea dei delegati che ha approvato la piattaforma della Fiom per il rinnovo del Contatto dei metalmeccanici, non devono essere fraintesi. Il voto comune dell'assemblea è dovuto alla scelta politica di presentare alle controparti ed agli altri sindacati una piattaforma sostenuta da tutti, a partire dal no alle deroghe e dalla cancellazione dei contratti separati.
Se su questi temi c'è stata larga condivisione, in realtà sia nel dibattito sia sugli stessi contenuti della piattaforma si è sviluppato un forte dissenso. Una percentuale tra il 15 e il 20% dell'assemblea non ha condiviso la scelta della maggioranza della segreteria, con il dissenso di Sergio Bellavita, di aggiungere alla griglia di richieste già decise precedentemente, due novità. L'apertura verso il raffreddamento del conflitto in cambio di maggiore partecipazione alle decisioni aziendali e la richiesta di un non ben precisato fondo bilaterale su sicurezza del lavoro e welfare.
Su questi due punti la minoranza dell'assemblea non è stata convinta dalle argomentazioni di Maurizio Landini che ha presentato le novità come richieste più avanzate, mentre Fausto Durante le ha fortemente sostenute considerandole invece segnali di apertura verso le controparti e Fim e Uilm.
Ancor più nel dibattito i segnali contenuti nella piattaforma sono stati amplificati. L'assemblea ha visto un sostanziale riavvicinamento, in particolare nelle conclusioni di Maurizio Landini, verso la Confederazione. Il dissenso sul 28 giugno e su altre scelte della Cgil è stato formalmente mantenuto, ma sostanzialmente archiviato nel passato. In particolare Landini ha più volte ribadito di considerare superate le differenze congressuali. A sua volta Susanna Camusso, che ha riproposto integralmente le scelte e la linea della Cgil di questa fase, ha in qualche modo messo al passato i dissensi e ha proposto al gruppo dirigente della Fiom di superare le conflittualità con la confederazione.
Nella sostanza nel gruppo dirigente della Fiom si è creato un nuovo equilibrio, ove le posizioni di di Maurizio Landini e della maggioranza dell'organizzazione si sono molto avvicinate a quelle di Fausto Durante e della sua area, mentre si sono polemicamente allontanate da quelle della sinistra della Fiom.
Dunque,più ancora che nel testo della piattaforma, la svolta c'è stata nelle conclusioni politiche dell, assemblea.
Naturalmente si può obiettare che un riavvicinamento alle posizioni della maggioranza della Cgil era obbligato per la Fiom, di fronte alle difficoltà della vertenza contrattuale. Però anche su questo piano è evidente la contraddizione tra una piattaforma che dice formalmente no alle deroghe e un accordo del 28 giugno, firmato anche dalla Cgil, che quelle deroghe autorizza. Prima o poi Federmeccanica, Fim e Uilm presenteranno alla Fiom il contrasto tra la sua piattaforma e l'accordo confederale; allora si vedrà quale sarà il vero sostegno della confederazione.
Ma se la resa dei conti tra piattaforma e accordo confederale è rinviata nel tempo, la svolta politica della Fiom apre una crisi immediata nella minoranza congressuale.
La Cgil che Vogliamo ha accentuato la critica nei confronti di Susanna Camusso proprio mentre Landini l'attenuava. Questo apre una crisi evidente in una minoranza e in un'area che finora non sono mai riuscite a dar seguito ai propositi di costruire una vera opposizione alla linea della Cgil. Ora la ricollocazione della maggioranza di Landini fuori dal confronto congressuale, le sue ripetute affermazioni che il congresso è superato, aprono formalmente la crisi dell'area. La minoranza dovrà scegliere se seguire la linea di Landini e ridurre la propria a una funzione simile a quella esercitata da Lavoro e Società, oppure organizzare una vera opposizione all'accordo del 28 giugno e alla linea del patto sociale volute da Susanna Camusso. Anche a costo di verificare che in Fiom sono cambiati gli equilibri e che la maggioranza che guida la categoria non è più quella del congresso. Noi siamo per questa scelta.
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