Più di 8 milioni di poveri, dice l’Istat, ci sono oggi in Italia. Di questi 3 milioni sono addirittura poverissimi, non in grado cioè di provvedere nemmeno ai bisogni alimentari fondamentali. Su questi 8 milioni di poveri e su tutto il Paese si abbatte la manovra economica voluta dal governo unico delle banche europee. Sarà un terribile massacro sociale che renderà drammatiche le condizioni di vita per milioni di persone, pensiamo solo a chi dovrà rinunciare a una visita medica perché non ha i 10 euro necessari per il ticket o, addirittura, a chi rinuncerà a presentarsi al pronto soccorso per non doverne pagare 25, in caso di codice bianco.
A questi 8 milioni di persone se ne aggiungeranno altre, coloro che perderanno il posto di lavoro, coloro che vedranno tagliate le retribuzioni, come in questi giorni stanno facendo Fiat e Fincantieri nel nome del legame tra salario e produttività, santificato dal catastrofico accordo tagliadiritti del 28 giugno.
I lavoratori dipendenti e i pensionati pagheranno più tasse, avranno mutui più alti, subiranno un’inflazione che cresce mentre il potere d’acquisto cala. Tutto questo, e ancor di più e peggio, per pagare la speculazione bancaria, per difendere un sistema europeo che non è più difendibile se non a prezzo della distruzione della civiltà del continente. La medicina greca, che sta distruggendo quel paese, viene oggi somministrata, a dosi minori inizialmente, ma crescenti nel tempo, anche all’Italia. Dopo anni di crisi e stagnazione quella medicina per il nostro paese è una catastrofe economica e sociale. Per questo ribadiamo che non ha alcun senso sociale, economico e anche morale parlare di coesione nazionale. Non c’è coesione che tenga quando 8 milioni di persone sono povere mentre il 10% della popolazione italiana detiene una ricchezza impressionante, ancora oggi in crescita. Non c’è coesione tra ricchi e poveri, tra padroni e lavoratori che perdono il posto, tra le banche e la finanza e i bisogni economici e sociali. Non c’è coesione e non ci deve essere, in questa condizione la coesione nazionale è un puro imbroglio. Occorre invece costruire un movimento di lotta che ribalti la coesione voluta dai ricchi e costruisca una vera giustizia sociale, unica condizione per uscire dalla crisi.
Giorgio Cremaschi
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