L’Europa affronta la crisi ridimensionando il proprio modello sociale e riducendo i diritti del lavoro, nell’illusione di rispondere così alla sfida competitiva accelerata dalla globalizzazione.
L'Italiana presenta maggiori criticità a causa di ritardi strutturali e infrastrutturali, arretratezza del proprio modello produttivo, devastazione del territorio e dimensione del debito pubblico. Problemi aggravati dalle scelte del Governo. Il taglio di 300.000 lavoratori pubblici, la riduzione delle risorse di scuola, università e ricerca e l’approvazione del collegato lavoro, prefigurano un futuro con meno servizi per i cittadini, diritti e tutele per i lavoratori, primo tra tutti il contratto nazionale di lavoro.Occorre una risposta che vincoli l'intera Cgil nell'arginare questa deriva. La prossima Finanziaria non conterrà interventi sulla lotta all’evasione e politiche redistributive, tutelando rendite e alti redditi, acuendo l’emergenza sociale e occupazionale. Per questo crediamo che il Governo Berlusconi debba andare a casa e che non ci sia spazio per fantasiose alchimie. Al complessivo decadimento della politica si accompagna una rinnovata crudezza delle scelte imprenditoriali. La destrutturazione del contratto nazionale attraverso disdette e deroghe, l’attacco ai diritti sindacali e all’esercizio democratico della rappresentanza nei luoghi di lavoro operati da Fiat e Federmeccanica e avallati dalla Confindustria rappresentano un ritorno indietro e un rischio concreto di effetto domino sul complesso del mondo del lavoro. In questo contesto, determinato dalle posizioni imprenditoriali e dalle scelte del governo, nel pieno di una conclamata crisi politica, nella profonda diversità di posizioni di merito con le altre organizzazioni sindacali, senza nessuna regola democratica di validazione degli accordi, riteniamo sbagliata e impercorribile la scelta di un “patto sociale”. Tutto questo in assenza di una discussione e di un mandato circa le posizioni con le quali la CGIL si presenta a tale confronto. Non si tratta di aver paura del confronto, ma di sapere che in questo contesto la trattativa non può che avvenire sul terreno e sui contenuti determinati e dichiarati esplicitamente dalle controparti, in uno scenario politico quanto mai incerto e confuso e dagli imprevedibili sbocchi. E’ per questo che l’Assemblea dell’Area Programmatica La CGIL che Vogliamo decide l’avvio di una grande campagna di iniziativa e mobilitazione contro il patto sociale. Occorre sospendere il confronto e avviare un’ampia e partecipata discussione negli organismi e tra i delegati per definire la piattaforma della CGIL . Prioritariamente è necessario definire le regole della rappresentanza e della democrazia per impedire ulteriori accordi separati e consentire attraverso lo strumento referendario la libera espressione dei lavoratori e delle lavoratrici. In caso di sottoscrizione del patto l'Assemblea è riconvocata per decidere le iniziative da assumere. L’Assemblea, dopo la straordinaria giornata del 16 ottobre, è impegnata nella piena riuscita della manifestazione del 27 Novembre e ritiene indispensabile dare continuità alla mobilitazione, annunciando già in questa occasione la proclamazione di uno sciopero generale da definire in relazione all’evolversi della crisi politica.
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