«Il tempo della solidarietà agli operai è alle spalle, ora serve un impegno diretto». E’ un appello a 360 gradi quello che Maurizio Landini lancia dal congresso della Federazione della sinistra. Il segretario generale della Fiom parte raccontando dei 750 interinali dell’Ilva di Taranto, che in questi giorni stanno accampati su un ponte sull’Appia contro il licenziamento dal gruppo Riva. E’ al Pd e non solo alle diverse forze della sinistra che si rivolge il segretario Fiom. Perché la manifestazione del 16 ottobre per la prima volta ha prodotto un programma sindacale largamente condiviso che però è anche direttamente politico: contratto nazionale, precarietà del lavoro, democrazia sindacale, legalità.
«Il 16 ottobre sono venuti con noi studenti e ricercatori universitari, precari del pubblico impiego, semplici cittadini», ricorda Landini. «Nessuno può rappresentare tutti e nessuno deve ‘mettere il cappello’ sugli altri». La Fiom insomma è e rimane un sindacato checché ne dica Confindustria o il governa: «Ma ci sono domande di quella piazza che non spetta al sindacato affrontare e risolvere».
Landini, iscritto e delegato alla vendoliana Sinistra e libertà, non rinuncia al profilo del suo corso alla guida dei metalmeccanici: umiltà, senso del limite ma anche nettezza delle proprie posizioni e dialogo con la politica. Servono scelte chiare. La Fiom, non da oggi, vede nel terreno della democrazia sindacale e nel referendum sugli accordi il modo principale per far partecipare ed esprimere le persone sulle loro condizioni di lavoro e su chi ha il mandato di discuterle. E alla Fiat ripete l’urgenza di una discussione politica nazionale tra politica, sindacati, impresa e lavoratori sulla sua missione e funzione: «La Fiat non produce auto, deve produrre mobilità».
Landini è esplicito e sottolinea l’urgenza di una mobilitazione. Dopo il collegato che privatizza il diritto del lavoro arriva lo «statuto dei lavori» e perfino «il tempo medio di lavoro» con cui Confindustria pensa di sostituire le 40 ore o le 8 giornaliere. Dopo il 16 ottobre della Fiom c’è il 27 novembre della Cgil. «Lo dico subito, dobbiamo proseguire con lo sciopero generale, ma va costruito, preparato. Siamo partiti da uno scatto di dignità dal basso, non delle organizzazioni ma delle persone, a Pomigliano, a Melfi e non solo, che dobbiamo raccogliere».
E’ un compito del sindacato ma anche della politica. Landini, per la sua parte, fa alcune proposte innovative di lotta: 1) l’introduzione del reddito di cittadinanza e 2) «l’estensione dello statuto dei lavoratori anche a chi non ce l’ha, a cominciare dai precari».
Il messaggio alla politica è altrettanto chiaro e sintetico: una legge (finalmente) sulla rappresentanza sindacale, la lotta alla precarietà e la fine dell’evasione fiscale che danneggia soprattutto lavoratori e pensionati. Alla politica il dovere di raccoglierle. E infatti Ferrero (Prc) oggi dirà che la sinistra «le accoglie integralmente». Il Pd è avvisato. Il tempo delle strette di mano davanti alle fabbriche è finito da un pezzo.
ilManifesto del 21-11-10
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