E’ stato un Primo Maggio diverso dalla solita stanca noiosa ritualità. 
Certo  c’è stata la triste manifestazione unitaria di Rieti, dove i segretari  generali di Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato tutta la loro colpevole  impotenza di fronte alla politica economica devastante del governo,  dimenticandosi di parlare dell’articolo 18. 
Certo, c’è stato il  concertone che ha occupato la giornata radiotelevisiva. Bello come  spettacolo e a volte anche intelligente, ma che non può rimpiazzare quel  Primo Maggio di lotta che oggi è necessario. E questo ha cominciato a  farsi sentire. Nelle manifestazioni, ove tanti lavoratori anziani venivano a parlarti  per esprimere tutta la loro indignazione di fronte alla cancellazione  progressiva e veloce di tutto ciò che avevano conquistato. La rabbia di  chi, con gli scioperi e i sacrifici, ha conquistato lo Statuto dei  lavoratori e oggi se lo vede sacrificare sull’altare dello spread, è  oggi qualcosa di nuovo. Anche perché finora i lavoratori anziani, i  pensionati, erano stati il punto di sostegno delle politiche  concertative di Cgil, Cisl, Uil. 
Oggi, non solo dai giovani ma anche  dagli anziani, viene una rabbia crescente contro questo governo e chi  lo sostiene. Chi lo sostiene ha per la prima volta incontrato la  contestazione popolare. E’ successo a Portella della Ginestra per  Bersani e ancor di più a Torino per Fassino. In quella città c’è stato  il massimo di visibilità di due primi maggio opposti. Da un lato quello  istituzionale inutile, colpevolmente voluto da Cgil, Cisl e Uil locali  che hanno scelto di farsi rappresentare dal sindaco della città nel  giorno della festa dei lavoratori. Questa totale caduta di autonomia dei  gruppi dirigenti del sindacato torinese ha però incontrato una reazione  popolare. I fischi al sindaco e a ciò che rappresenta non erano di soli  trenta giovani dei centri sociali, come si è subito affrettata a dire  tutta la stampa di regime. E’ stata la maggioranza della piazza che ha  fischiato. E qui, gravissimo, è stato l'intervento della polizia,  scatenato unicamente per impedire i fischi, per intimidire una libera  piazza. Bastonate contro i fischi. Anche questo è un segno dell’attacco  alla democrazia sotto il governo Monti.
Sì, è stato un Primo Maggio  ancora incerto e confuso, ma dal quale emergono segnali positivi di  volontà di lottare che abbiamo incontrato in tante piazze. E’ un Primo  Maggio che dà il via alla lunga e difficile, ma necessaria, marcia  della  ribellione sociale contro questo governo e chi lo sostiene.
Giorgio Cremaschi - 02/05/2012
consiglio anche la lettura dei primi commenti all'articolo (N>)
 
 
 
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