L’Europa  nella quale abbiamo vissuto negli ultimi 12 anni, arrivata a pieno e  raggelante dispiegamento nell’ultimo triennio, non esiste più. Come le  stelle morte continuerà ancora per un po’ a sembrare viva. Gli stessi  dotti commentatori che hanno a lungo dissertato su come e qualmente in  nome dell’Europa fosse sacrosanto accoppare gli europei saranno gli  ultimi ad accorgersene e continueranno a pontificare come se nulla di  irreparabile fosse successo. Invece il processo innescato dal voto in  Francia e in Grecia è irreversibile. Un incendio alla fine del quale di  quest’assetto dell’Europa resterà solo la cenere. 
Due cose hanno detto gli elettori francesi e greci, ma l’avevano già  detta pochi giorni prima quelli inglesi con le amministrative e lo  diranno quelli italiani quando gli sarà infine permesso di votare: che  non vogliono più vivere in un continente in cui la finanza è tutto e gli  esseri umani niente; che non ne possono più di vedere cancellate senza  chiedere neppure il permesso la sovranità nazionale e quella popolare,  in una parola la democrazia.
Il punto interrogativo non è più se l’Europa della Bce e della  Merkel, del rigore cieco e dei popoli spogliati di ogni sovranità ce la  farà a resistere o no: la domanda riguarda solo come da quell’Europa si  uscirà e cosa ne prenderà il posto. E’ la partita che si giocherà nel  prossimo anno e per una volta definirla di importanza storica non è  retorico. L’Europa ha di fronte a sé un’occasione unica per iniziare a  costruirsi su basi diverse da quelle disastrose dell’ultimo decennio. Se  non la coglierà, il suo tracollo finale sarà probabilmente inevitabile e  certamente non indolore.
La decisione finale spetterà alla Germania, ma su quella decisione  avranno incidenza determinante le scelte degli altri Paesi e la  pressione dei popoli europei che oggi ha solo iniziato a farsi  finalmente sentire.
L’Europa è di fronte a un bivio e l’Italia a un bivio nel bivio.  Monti, sempre che riesca a tenersi aggrappato alla sella sulla quale  traballa, può cogliere l’occasione per aggiungere il peso dell’Italia a  quello degli altri paesi che cercheranno di spingere la Germania e la Ue  ad abbandonare la strada del rigore cieco. Oppure può cercare di  incunearsi nel vuoto lasciato dalla Francia sostituendo Sarkozy come  puntello del rigorismo e nuovo alleato privilegiato della Germania.
La seconda ipotesi sarebbe non solo una sciagura ma un crimine politico propriamente detto.
A. Colombo - 06/05/2012
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