40 milioni di euro, di cui 2 in beneficienza, è la piccola liquidazione per il licenziamento dell’amministratore delegato di Unicredit, Profumo.
Immaginiamo che a questo punto ci sarà un po’ di moralismo in giro, soprattutto perché Profumo ha perso e quindi è meno potente di prima. Ma la realtà è che le superliquidazioni e le superetribuzioni dei manager sono una costante in crescita.
Da Passera a Marchionne, da Geronzi a Tronchetti Provera, tutto il gotha economico manageriale italiano si spartisce milioni di euro, a ogni passaggio dell’economia. L’amministratore delegato della Fiat ha recentemente risposto piccato a una giornalista che gli chiedeva delle sue maxi retribuzioni: “ma lo sapete che vita faccio io?”. Certo la vita dei grandi manager non ha sicuramente nulla di paragonabile con i lussi che si concedono quei privilegiati dei lavoratori dipendenti, specie se in cassa integrazione.
Ogni tanto una cifra fa effetto particolare, certo 40 milioni sono proprio tanti, ma vuoi metterli con quanto è costato, nel calcio, Cristiano Ronaldo? Così si accetta come dato normale che i manager moltiplichino di centinaia di volte i redditi di coloro che dirigono. Il tocco finale della beneficienza, poi, dimostra che non tutta la farina del diavolo va in crusca, ma che una parte invece va in opere buone.
Stiamo precipitando a passi velocissimi verso un medioevo tecnologico, nel quale i ricchi e i potenti guadagnano quello che vogliono e, al massimo, devolvono verso i più sfortunati una piccola parte dei loro introiti.
Al di là dei soliti inutili moralismi che sentiremo, c’è una sola ricetta per fermare questo precipitarsi verso l’ingiustizia: che le lavoratrici e i lavoratori ritornino a una sana, convinta, democratica lotta di classe.
Immaginiamo che a questo punto ci sarà un po’ di moralismo in giro, soprattutto perché Profumo ha perso e quindi è meno potente di prima. Ma la realtà è che le superliquidazioni e le superetribuzioni dei manager sono una costante in crescita.
Da Passera a Marchionne, da Geronzi a Tronchetti Provera, tutto il gotha economico manageriale italiano si spartisce milioni di euro, a ogni passaggio dell’economia. L’amministratore delegato della Fiat ha recentemente risposto piccato a una giornalista che gli chiedeva delle sue maxi retribuzioni: “ma lo sapete che vita faccio io?”. Certo la vita dei grandi manager non ha sicuramente nulla di paragonabile con i lussi che si concedono quei privilegiati dei lavoratori dipendenti, specie se in cassa integrazione.
Ogni tanto una cifra fa effetto particolare, certo 40 milioni sono proprio tanti, ma vuoi metterli con quanto è costato, nel calcio, Cristiano Ronaldo? Così si accetta come dato normale che i manager moltiplichino di centinaia di volte i redditi di coloro che dirigono. Il tocco finale della beneficienza, poi, dimostra che non tutta la farina del diavolo va in crusca, ma che una parte invece va in opere buone.
Stiamo precipitando a passi velocissimi verso un medioevo tecnologico, nel quale i ricchi e i potenti guadagnano quello che vogliono e, al massimo, devolvono verso i più sfortunati una piccola parte dei loro introiti.
Al di là dei soliti inutili moralismi che sentiremo, c’è una sola ricetta per fermare questo precipitarsi verso l’ingiustizia: che le lavoratrici e i lavoratori ritornino a una sana, convinta, democratica lotta di classe.
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