giovedì 2 settembre 2010

Fiom: «Non accetteremo nessun ricatto da Fiat»

«Vogliono la derogabilità più completa. Se passa questa linea non c'è più il contratto nazionale». Folla di giornalisti delle grandi occasioni ieri alla conferenza stampa convocata dalla Fiom nella sede nazionale di corso Trieste a Roma. E Maurizio Landini, segretario generale del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, non ha deluso certo le attese. Dietro la prossima disdetta del contratto nazionale delle tute blu, che Federmeccanica dovrebbe formalizzare il 7 settembre nel corso della giunta, c'è la "manina" della Fiat, ovvero una nuova puntata dell'attacco dell'amministratore delegato Sergio Marchionne ai diritti dei lavoratori.
E dopo l'intervista del presidente degli imprenditori del settore, Pier Luigi Ceccardi, sul "Sole 24 ore" di martedì scorso, che ha preteso l'estensione di deroghe (così come prevede l'accordo separato del gennaio del 2009) a tutto il settore metalmeccanico, la Fiom non ha più dubbi, ed è pronta ad affrontare la sfida a tutto campo. In preparazione della manifestazione del 16 ottobre su "lavoro, dignità e diritti", intanto, svolgerà assemblee in tutti i luoghi di lavoro. L'obiettivo è quello di mettere mano a una nuova piattaforma di rinnovo del "vecchio contratto" dei metalmeccanici e di sviluppare azioni legali per pretenderne l'esigibilità, essendo «l'unico contratto dei metalmeccanici firmato con il consenso di tutti i lavoratori». Quello "nuovo", nato dall'accordo quadro del 2009, non è mai stato fatto votare da Fim e Uilm. E' a loro che la Fiom ha lanciato ieri la sfida del cconsenso. «Oppure la consultazione democratica vale solo quando lo impone la Fiat?», ha chiesto Landini riferendosi al referendum di Pomigliano e sollecitando l'approvazione di una legge sulla rappresentanza sindacale. A Fim e Uilm, la Fiom chiede una battuta d'arresto: «Chi gli ha dato mandato a cancellare, in peggio, il contratto di 2 milioni di persone?».
Nel merito, il leader delle tute blu della Cgil ha spiegato che la Fiom intende avvalersi dell'ultrattività del vecchio contratto. A giudizio dei legali può essere richiesta una volta che nel 2012 saranno scaduti sia il contratto unitario del 2008 sia quello separato del 2009, e dovranno essere presentate le piattaforme di rinnovo.
In serata è arrivata la risposta della Fim. «Alla Fiom che ci invita a fermarci nella trattativa con Federmeccanica e Fiat rispondiamo che la Fim non sta facendo altro che il sindacato metalmeccanico e l'interesse dei lavoratori», ha replicato Giuseppe Farina, segretario generale dei metalmeccanici della Fim. «Chi si ferma quando tutto va avanti in realtà sta andando all'indietro, ed è quello che sta capitando alla Fiom che sembra rincorrere il proprio passato con scelte che rischiano di danneggiare i lavoratori e il sindacato metalmeccanico», ha aggiunto. Quanto alle azioni contro il contratto nazionale firmato separatamente, «sono le stesse che la Fiom continua a ripetere stancamente da mesi ma al momento di ricorsi presentati non ne risulta neanche uno, forse perchè la Fiom sa che sarebbero destinati all'insuccesso».
Al diktat della Fiat la Fiom non intende sottomettersi. «Scegliere la strada dello scontro non fa bene nè al Paese nè alle fabbriche che, senza consenso, fanno fatica a produrre», dice Landini, preannunciando anche una querela contro il ministro Gelmini, che su Melfi ha difeso l'operato di Sergio Marchionne a Melfi.
«Siamo assolutamente disponibili a sviluppare una vera trattativa, ma siamo convinti che sia possibile farlo applicando i contratti e le leggi esistenti», ha ribadito con forza la Fiom che, intanto, riunirà l'8 settembre il suo Comitato centrale per mettere a punto la strategia di difesa. Applicare leggi e contratti, che la Fiom ha comunque sempre firmato, «è un atto di modernità vero», ha aggiunto Landini. «Ribadiamo - ha detto riferendosi alla vicenda dei tre operai Fiat di Melfi licenziati dall'azienda per cui la magistratura ha deciso il reintegro - l'importanza che le leggi siano rispettate, chi sta commettendo un reato oggi è la Fiat che paga i lavoratori senza farli lavorare». Per Landini non è modernità l'idea che sia possibile non applicare le leggi, che si possa licenziare un lavoratore dalla sera alla mattina. «Siamo di fronte a procedure che sono contrarie e al di fuori del diritto del nostro Paese. Non le accettiamo e non abbiamo nessuna intenzione di cambiare idea». Altro capitolo delicato, quello della "NewCo" di Pomigliano. «La Fiat deve sapere che si pone al di fuori del diritto di questo Paese», e che la Fiom la contrasterà, anche se, proprio oggi (ieri, ndr), a Termini Imerese la Uilm ha sfidato l'azienda a restare in cambio della firma proprio di un accordo come quello di Pomigliano.
Per quanto riguarda la manifestazione del 16 ottobre prossimo, ha aggiunto, la Fiom porterà il messaggio che «il lavoro è un bene comune ed è interesse generale del Paese difendere il lavoro. Chi sostiene che per uscire dalla crisi sia necessario ridurre diritti e salari sbaglia, questo è il modo di arretrare».

Fabio Sebastiani

 

[Articolo su Liberazione del 02/09/2010]

Nessun commento: