La decisione della Federmeccanica di disdettare formalmente il contratto nazionale sottoscritto nel 2008 con tutti i sindacati è la dimostrazione della malafede e, nello stesso tempo, della volontà di scontro frontale degli industriali. Disdettando il contratto ora, a molti mesi dalla sottoscrizione dell’accordo separato con Fim e Uilm che avrebbe dovuto rinnovare il contratto nazionale, la Federmeccanica dimostra che aveva ragione la Fiom quando sosteneva che il contratto del 2008 era ancora in vigore. Non si può disdettare una cosa che non esiste più. Nello stesso tempo con questa scelta la Federmeccanica dà l’avvio all’attacco finale al contratto nazionale. Solo pochi illusi potevano pensare che con Pomigliano si affrontasse una situazione particolare. Come hanno mostrato queste settimane da Pomigliano è partito l’attacco al contratto nazionale, allo Statuto dei lavoratori, alla stessa Costituzione della Repubblica.
Quella della Federmeccanica è una scelta eversiva senza precedenti a cui si dovrà rispondere sia sul piano legale, sia sul piano del più diffuso conflitto sociale. Anche se gli effetti formali di questa disdetta sono rinviati nel tempo, visto che il contratto resta comunque in vigore fino al 2012, quelli politici si dispiegano subito. Dimostrano che gli industriali italiani vogliono competere con i paesi a più basso costo del lavoro, senza investimenti, tagliando diritti e salario. Non solo la Fiom, ma tutta la Cgil, tutti gli spiriti liberi e le forze democratiche del paese, devono opporsi alla distruzione del contratto nazionale voluto da Marchionne, dal Governo, dalla Confindustria e dalla Federmeccanica.
L’epoca delle parole è finita, adesso si deve passare ai fatti con il massimo del rigore e dell’intransigenza nella mobilitazione.
Giorgio Cremaschi
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