IL RICATTO E’ LA NUOVA
POLITICA
INDUSTRIALE DEI PADRONI.
La nuova politica
industriale non è fatta di investimenti, ricerca e innovazione ma di ricatti.
Da Marchionne ai Riva questa è la nuova strategia dei
padroni contro le lotte dei lavoratori e i loro diritti ormai quasi
completamente cancellati.
La crisi è ben
lontana dalla soluzione, anche se governo di ladre intese e padroni hanno
inventato una ripresa che serve solo a distribuire denaro pubblico alle imprese,
ma che dai dati ufficiali non ha alcun riscontro, giacché la disoccupazione e
la precarietà sono aumentate anche quest’anno ed il Pil “è deludente”, come
afferma la commissione dell’Unione Europea; che usa un eufemismo per dire che
il nostro PIL è semplicemente disastroso.
In parole più semplici la ripresa è una
ripresa per i fondelli.
Di fronte a questi ricatti la risposta del governo è di fare
decreti ad hoc per permettere ai padroni di turno di continuare a sfruttare
sempre più i lavoratori e a continuare ad inquinare il territorio provocando
disastri e dissesti ambientali e morte.
Le cosiddette “parti
sociali”(una volta si chiamavano sindacati e la Confindustria era il
sindacato dei padroni che era la controparte sociale) balbettano e aspettano commissariamenti salvifici che salvano solo
i profitti delle imprese che ricattano e inquinano.
E di tutto ciò si
finisce per scaricare la colpa sulla magistratura che applica le leggi di
questo Stato e ne pretende il rispetto. Applausi alla magistratura quando
colpisce gli immigrati ma guai a toccare i padroni e i condannati per frode
fiscale che reclamano “agibilità politica”.
La Costituzione Italiana, che
un parlamento nominato vuole stravolgere perché indigesta a chi vuole le “mani
libere”, sancisce
che:
Art. 41: L'iniziativa economica
privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale
o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
E
l’art. 43: A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o
trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti
pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie
di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di
energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente
interesse generale.
Nel caso di Riva Acciaio, ancor di più, in quanto attività d’interesse
generale giacché ha il monopolio dell’acciaio nazionale, vi sono gli estremi per la nazionalizzazione
e senza indennizzo, giacché dovrebbe essere riva ad indennizzare lo Stato
e i lavoratori per i danni provocati agli esseri umani e al territorio. Non ci si può limitare a chiedere lavoro perché il lavoro
senza diritti fondato sui ricatti non è lavoro ma schiavitù.
La Rete 28 Aprile – opposizione CGIL esprime la propria solidarietà ai
lavoratori con la propria presenza nelle piazze
e sui luoghi di lavoro, contro
ogni ricatto e attacco ai diritti del lavoro e costituzionali.
La Rete 28 Aprile si
impegna a continuare nella CGIL il dibattito e, quando necessario, il conflitto
democratico, per un’opposizione più incisiva contro la linea di governo e
padroni per riportare nella lotta e nella contrattazione nazionale i diritti
cancellati e per una più forte risposta complessiva fuori fa ogni compatibilità
e responsabilità che non riguardano i lavoratori che troppo hanno già dato
senza ricevere in cambio che disoccupazione, precarietà e miseria.
Rete 28 Aprile – opposizione CGIL Verona,
Via G. dai Libri, 4 37.131 Verona – tel. 338-8717731
Via G. dai Libri, 4 37.131 Verona – tel. 338-8717731
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