Lo sciopero è riuscito dappertutto, nonostante le difficoltà e l’attacco continuo ai diritti del lavoro e anche le debolezze nella sua preparazione. Lo sciopero ha mostrato una volontà di lotta che tocca milioni di persone. E’ un segnale importante e non scontato. Si vuole continuare, non ci si vuole arrendere, non si vuole accettare la politica economica disastrosa del governo e, assieme ad essa e corollario di essa, l’attacco ai diritti e alle libertà del lavoro condotto da Marchionne e dalla Confindustria. Chi ha scioperato, chi è sceso in piazza, lo ha fatto contro il governo, ma anche contro il padronato, senza particolari e sempre meno comprensibili distinzioni. Questo è il messaggio che viene da questa giornata. Bisogna continuare sia rispetto alle scelte del governo, sia contro l’attacco ai contratti e ai diritti. Non è all’ordine del giorno un ritorno alla concertazione ma bisogna ricostruire il potere contrattuale e i diritti del mondo del lavoro, mentre si lotta per una diversa politica economica e sociale. Il governo ieri ha fatto capire che le responsabilità della crisi sono della Confindustria. La Confindustria domani dirà che le responsabilità sono del governo. La verità è che Confindustria e governo sono solidali entrambi nella responsabilità di aver affrontato la crisi economica con il taglio ai diritti sociali, con l’attacco al contratto nazionale e con gli accordi separati, con la ricerca del massimo guadagno mentre si taglia l’occupazione. Se la crisi si è aggravata è colpa loro e delle ricette che hanno utilizzato per affrontarla. Lo sciopero è anche un segnale chiaro che non si può tornare all’unità con Cisl e Uil fino a che queste organizzazioni non cambiano strada rispetto al governo e al padronato. Tutte e tutti coloro che hanno scioperato e sono scesi in piazza hanno mandato un messaggio chiaro: si va avanti contro il governo e la Confindustria anche senza Cisl e Uil.
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