La Fiom sta cercando di percorrere un crinale molto difficile tra una firma delle Rsu e una non-firma dell'organizzazione nazionale, ampiamente spiegata dai vertici. Ciò ha provocato un dibattito piuttosto acceso all'interno. Onestamente il problema resta. Non voglio discutere della condizione dei lavoratori, uomini in carne ed ossa che si sono trovati di fronte a una scelta drammatica. Questo voto viene usato da tutto il mondo politico per dire che i lavoratori hanno detto alla Fiom di smetterla. Questo era prevedibile anche prima. Credo che la Fiom debba discutere di tutto questo. Della sua strategia e di come siamo arrivati fino a qui.Landini sostiene che il mandato del Comitato centrale è stato rispettato.L'unica cosa che non si può dire è che tutto è uguale a prima. Alla Maserati di Modena hanno si sono detti contrari a quanto deciso alla ex-Bertone e anche da Melfi arrivano critiche alla Fiom. Landini disse dal palco del 16 ottobre "noi siamo qui non solo perché la Fiom ha detto "No" ma perché hanno detto "No" i lavoratori di Pomigliano. Allora, delle due l'una, o la firma della Rsu della ex-Bertone è la firma della Fiom e allora siamo di fronte a un cambiamento di linea, o la firma della Rsu non è la firma della Fiom. Ma in questo caso la Fiat vorrà la firma della Fiom e così saremo esattamente da capo.C'è chi ha avanzato l'ipotesi di un tratto molto "torinese" in tutta questa vicenda.L'intervista di Chiamparino sul "manifesto" mi pare penosa. Dovremo discutere in Fiom del fatto che evidentemente abbiamo giudizi molto diversi sull'operato di quel sindaco che è stato il principale aiuto di Marchionne contro la Fiom. Mi pare che la Fiom di Torino la pensi diversamente. Dopo di che c'è da discutere come andiamo avanti. Quello che è avvenuto lì è stato un arretramento. Tutto non è uguale a prima. Parlare di mossa del cavallo è una frase della burocrazia sindacale, porta sfortuna.La vicenda non la si può circoscrivere. Una Rsu ha il potere di uscire dal contratto nazionale? Questo punto non si può saltare. E' un fatto di salvaguardia dell'organizzazione.Ancora non è chiaro cosa voglia fare la Fiat.La Fiat, come fa da anni, scarica sui lavoratori quello che è l'assenza totale delle istituzioni. Chiamparino invece di occuparsi di cose sindacali dovrebbe discutere di politica industriale, di dove è veramente la testa del gruppo. E poi dovrebbe farsi spiegare come farà la Fiat a produrre le cinquantamila Maserati. La verità è che la Fiat da tempo investe sul ricatto operaio. L'operazione è sull'usura del lavoro. Marchionne aspetta che una fabbrica vada in crisi e poi colpisce. E' la tipica strategia di chi ha in testa il ricatto. Non si sa se serve a lavorare, sicuramente serve a far salire il titolo in borsa.Il 6 maggio ci sarà lo sciopero generale ma è evidente che il sindacato confederale ha mollato i lavoratori di fronte alle loro scelte...E' mancato un sindacato generaleI lavoratori si sono trovati soli con la Fiom. Non c'è dubbio che questo sciopero è affidato alla buona volontà e all'autogestione delle singole strutture. Ognuno se lo interpreta come vuole e non c'è un messaggio forte. E' diventato più uno spazio che uno sciopero generale con una sua piattaforma. E' significativo che la Cgil non abbia comunicato il raddoppio di fatto delle ore di sciopero. Ufficialmente resta di quattro ore. Un lavoro che fa il paio con quello sotterraneo di depotenziamento dello sciopero. Basta pensare alla gestione triste del primo maggio a Marsala. E poi questo sciopero è stato costruito con il freno a mano tirato. Un errore di fondo dire che si sarebbe fatto solo contro Berlusconi, senza dire che quella politica è stata totalmente condivisa da Cisl e Uil. Non si parla mai di Confindustria e di Fiat. Solo Fiom, Filcams e settore pubblico ne parlano. La mobilitazione dà valore alle singole realtà ma indebolisce il significato generale. Intanto Cisl e Uil chiedono la resa dei conti con la Fiom e dicono che è ora di farla finita. Dove vogliamo andare? Vale per la Fiom e vale ancora di più per la Cgil. Il 7 e 8 maggio ci sarà una assemblea generale di Confindustriache lancerà un messaggio chiaro ai sindacati, "accettate il ridimensionamento e insieme faremo una politica corporativa che critichi il governo sullo sviluppo". E' la versione generale del modello Marchionne. La crisi italiana resta tutta e ha una ricetta padronale, sul piano sociale, e neocentrista sul piano politico, che punta al rilancio del liberismo. Credo che la Cgil debba rompere con questa scelta.
Articolo su Liberazione di Fabio Sebastiani
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