Appena in Italia qualcuno fischia qualche autorità o qualche esponente politico, economico, sindacale, succede lo scandalo. Tutto il palazzo si scatena per condannare i fischiatori e per assolvere i fischiati. Il fischio, contrariamente a quanto sosteneva il Presidente Pertini, non è considerato un’espressione di libertà ma una violenza. Si dimentica così che solo nelle dittature si applaude sempre.
Ci sono anche applausi che fanno scandalo. Quando dei giovani teppisti hanno applaudito un loro amico reo di aggressioni violente mentre veniva arrestato, c’è stata la pubblica condanna. Lo stesso avviene quando in un quartiere degradato c’è chi solidarizza con il criminale nel momento dell’arresto. Ma qui siamo nell’ambito delle condanne rivolte mondo all’emarginazione sociale e civile, si disprezzano gli applausi plebei.
All’assemblea della Confindustria la Presidente Emma Marcegaglia, ha affermato che la condanna per la strage della ThyssenKrupp è troppo pesante e che così le aziende sono costrette a lasciare il Paese. La platea di 5.000 industriali ha risposto tributando un applauso lungo e caloroso all’amministratore delegato della Thyssen, presente in sala, che è stato condannato per pluriomicidio con dolo eventuale. Questi applausi a un condannato per omicidio, sollecitati di fatto dalla Presidenza della Confindustria, hanno ricevuto pochissime condanne nel Parlamento italiano. Un ministro della Lega, un’esponente dell’Italia dei Valori, e basta. Gran parte del mondo politico e purtroppo anche di quello sindacale, non ha detto nulla. Oltre che la libertà di licenziamento e quella di cancellare i contratti di lavoro, oggi lor signori hanno anche la libertà di applaudire i colpevoli di omicidio.
Quando denunciamo giustamente il degrado della nostra democrazia, dobbiamo pensare non solo a Berlusconi, ma anche a quell’assemblea della Confindustria dove si è applaudito con calore e solidarietà l’amministratore delegato della ThyssenKrupp.
Pensiamo a questo e indigniamoci contro tutta l’ipocrisia politica e istituzionale che condivide o consente questo degrado.
di Giorgio Cremaschi [articolo pubblicato su Micromega on-line]
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