Nello scorso fine settimana si sono tenuti due importanti appuntamenti a Roma. Sabato c’è stata l‘Assemblea nazionale autoconvocata di delegate/i, Rsu e Rsa per uno sciopero generale e generalizzato contro Governo e Confindustria mentre domenica si è tenuta la manifestazione nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà dal titolo ” Cambia l’Italia”. Si è trattato di due inziative certamente riuscite anche oltre le più ottimistiche previsioni degli organizzatori e che hanno mostrato una diffusa voglia di reagire di una sinistra tutt’altro che scomparsa.
Anche se la natura dei due eventi non era identica (soprattutto sindacale la prima ed eminentemente politica la seconda) al centro di entrambi gli appuntamenti c’era l’eterna questione del “Che fare?”. L’intervento di Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale della FIOM, da un lato e di Nichi Vendola dall’altro hanno fornito alle due platee risposte se non opposte platealmente divergenti in primo luogo sul terreno che da almeno quindici anni ha diviso la sinistra : le alleanze politiche.
Se Cremaschi infatti afferma categoricamente che la “pregiudiziale Marchionne” deve avere la stessa forza di quella su Berlusconi e quindi indica la necessità di escludere a premessa ogni accordo con chi sostiene o non si oppone al progetto della FIAT, Vendola invece pur di battere Berlusconi difende la propria decisione di aprire persino ad un accordo elettorale con il terzo polo di Fini e Casini.
Altra questione decisamente significativa che indica una divaricazione profonda tra Cremaschi e Vendola riguarda il rapporto con il conflitto sociale in corso e con la dinamica sindacale. Se Cremaschi per spingere verso lo Sciopero Generale valorizza il rapporto anche con i sindacati di base (cosa non affatto scontata da parte di un dirigente anche della FIOM) Vendola non cita nemmeno il tema nel suo lunghissimo discorso eludendo la questione dello Sciopero Generale e non citando nemmeno Marchionne e la FIAT. Abbiamo quindi un sindacalista che, in nome del conflitto, si spinge ben oltre il presunto limite di sovranità della politica ed un politico che si ferma sulla soglia di quella sovranità sindacale così dimostrando per lo meno una grave sottovalutazione di una questione che questa sì che “Cambia l’Italia”.
Ovviamente nessuno può affermare che Cremaschi non voglia battere Berlusconi o che Vendola sia tenero con Marchionne. Dai contenuti dei discorsi appare però evidente una diversa scala di priorità se non una profonda divergenza strategica.
Come direttore di Libera.tv ho quindi deciso di pubblicare entrambi gli interventi per dare l’occasione ad ognuno di trovare una risposta alla domanda che sorge spontanea: ” Vendola e Cremaschi: due sinistre?”
L’inventore della teoria delle “due sinistre” è stato Fausto Bertinotti che la invocò per rompere con Prodi nel 1998. Oggi Bertinotti è accreditato come il principale ispiratore di Vendola che comunque è nei fatti (e nei piani) il suo erede politico. Eppure Nichi Vendola, invoca una “sinistra che vuole vincere”, “un nuovo centrosinistra” e “la contaminazione delle culture politiche” in una logica bipolarista classica di prodiana memoria che risulta un poco stantia ma molto funzionale a fare rientrare nell’immediato la sinsitra nel gioco elettorale e parlamentare.
Giorgio Cremaschi invece, a sostegno della propria continua “provocazione” verso una sinistra “di palazzo” ormai incapace di praticare nuovamente con coerenza e partecipazione la radicalità ed il conflitto sociale e politico, sostiene che Berlusconi in realtà sia già il passato mentre la vera partita in corso è quella con Marchionne ed il suo progetto di dominio della società.
Mentre Vendola propone uno schema ben noto dentro una gestione tattica efficace Cremaschi guarda oltre l’immediato indicando il terreno più avanzato dello scontro ed anticipando il ciclo politico.
Le “due sinistre” sembrano quindi riproporre, attualizzandola, una divergenza strategica anche se, per ora, si muovono su piani non direttamente confliggenti. Se Vendola infatti ha il suo un partito che agisce sul terreno eminentemente politico occupando con forza crescente tutto lo spazio della “sinistra del centrosinistra” Cremaschi parla, con crescente autorevolezza, ad una galassia di soggetti politici e sindacali ancora incerta su come “dare rappresentanza” a quella nuova dimensione un conflitto di classe che oggi imporrebbe la rottura delle compatibilità politiche imposte dal bipolarismo e dal maggioritario.
L’evoluzione della politica dirà se ciò che oggi appare più “nuovo” non sia nei fatti solo l’ultima riproposizione del conosciuto, e ciò che può apparire più “antico” non sia in realtà uno squarcio di futuro.
L’unico errore che non dobbiamo commettere, comunque la pensiamo, é di credere che sia solo l’ennesimo gioco delle parti. A differenza del recente passato la società sta cambiando velocemente e nel profondo portando alla luce confiltti drammatici che non permettono più le ambiguità del gioco politicista, tanto caro alle caste autoreferenziali di ogni colore, ma impongono scelte nette e coraggiose.
di Jacopo Venier - direttore Libera.tv
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