E’ questa una settimana decisiva per lo sciopero generale. Il 22 e il 23 si riunisce il Direttivo nazionale della Cgil, per la prima volta da molti anni a porte chiuse. Questa decisione è il segno della difficoltà del dibattito interno. Dopo la Fiom e la minoranza congressuale anche diverse strutture, tra queste pare la Cgil Emilia, si sono espresse a favore dello sciopero generale. La Federazione della conoscenza ha convocato il suo sciopero per il 21 marzo e la Funzione pubblica per il 25.
E’ chiaro che dopo l’accordo separato nei pubblici, mentre continua l’attacco della Fiat, della Confindustria e del Governo ai diritti e al contratto nazionale, la Cgil è a un bivio. Non sarebbe difficile, in fondo, prendere la decisione sullo sciopero generale. Sarebbe una decisione popolare anche sul piano dell’opinione pubblica, vista l’arroganza crescente di Berlusconi e il disgusto collettivo che essa sta suscitando. Tuttavia lo sciopero generale impone alla Cgil di dare una risposta alle affermazioni che un suo segretario, Vincenzo Scudiere, ha fatto a una recente assemblea della Fiom. Qui si è detto che la Cgil non aveva all’ordine del giorno lo sciopero generale perché si tentava una ripresa di dialogo unitario e sulla rappresentanza, mentre non si rinunciava a costruire con la Confindustria un “Patto per la crescita”. Se questa è stata la motivazione per il no allo sciopero, è evidente che la proclamazione della mobilitazione generale porterebbe a dover considerare fallita questa prospettiva. Questa è l’impasse della maggioranza del gruppo dirigente, da un lato tentata dallo sciopero, per le spinte oggettive che ci sono nel sindacato e nel paese, dall’altro spaventata a dover concludere che la rottura con Cisl, Uil e Confindustria è destinata a durare e ad accentuarsi. Anche le incertezze del Partito Democratico coinvolgono il gruppo dirigente della Cgil. Tutto questo sfocia così nella discussione nel Direttivo, che non potrà più produrre ulteriori rinvii.
Tutti sono chiamati a scelte chiare, tocca alla Cgil, ma anche alla sua minoranza. Quest’ultima finora ha vivacchiato all’ombra della Fiom. E’ chiaro che se la Cgil deciderà lo sciopero generale si aprirà una fase nuova dentro l’organizzazione. Se invece questo non dovesse avvenire la minoranza dovrà uscire dalle sue incertezze e trasformarsi in una posizione pubblica e di massa. In ogni caso l’assemblea di delegati autoconvocata a Roma per il 26 febbraio assume un ruolo sempre più importante, alla luce delle decisioni che pochi giorni prima saranno prese dal Direttivo della Cgil.
di Giorgio Cremaschi
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