Svolta nella trattativa. Confindustria, Cisl e Uil si accordano su una serie di linee guida. Non un vero accordo separato. Cgil preme per politiche anticrisi. "La situazione è grave, un errore dividerci ora"
Siamo a una svolta della trattativa sulla riforma del modello contrattuale. Confidustria, Cisl Uil si accordano su una serie di linee guida, che non si possono leggere comunque come un accordo separato. Piuttosto sono un documento che farà parte della trattativa più generale richiesta dalla Cgil anche con le altre organizzazioni e gli altri soggetti, sulla scia dei modelli degli accordi storici degli anni novanta. “Questa mattina non abbiamo condiviso le linee guida di Confindustria, ma continueremo con l'allargamento del tavolo per cercare delle linee condivise", ha spiegato il 10 ottobre il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, subito dopo l'incontro con gli industriali e gli altri sindacalisti di Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale. "Alla situazione già grave - ha spiegato a caldo Epifani - fatta di cassa integrazione, licenziamenti e chiusure di aziende si aggiunge lo tsunami della crisi finanziaria. E' un periodo molto duro e penso che sarebbe un errore dividerci con Cisl, Uil e Confindustria".
Il segretario della Cgil, parlando con i giornalisti, ha voluto precisare che "la situazione è molto difficile, anche perché gli effetti sull'economia reale, seppur spostati nel tempo, saranno pesanti". Quindi oltre a discutere di regole della contrattazione, per Epifani è urgente chiedere al governo l’avvio di "due tavoli: uno su prezzi e tariffe e l'altro sulle politiche anticrisi".
Per quanto riguarda invece gli altri protagonisti del negoziato sulla riforma contrattuale anche oggi si sono registrate dichiarazioni in favore di un’accelerazione, che potrebbe mettere in conto anche l’accordo separato. Lo ha detto a chiare lettere il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, secondo il quale non si può a tutt’oggi escludere 'che si possa arrivare ad un accordo separato sulla riforma del modello contrattuale”. 'Mi auguravo che la Cgil facesse un passettino avanti vista la drammaticita' del momento. Non e' stato fatto e ci dispiace - ha detto al temine dell'incontro con i sindacati - continueremo nel confronto ma non escludo che si possa arrivare ad un accordo separato. Non possiamo fermarci perche' la Cgil non condivide quasi nulla'. Bombassei ha spiegato che invece con Cisl e Uil 'sono state condivise delle linee guida, mentre continuano i distinguo della Cgil. Mi auguro - ha proseguito - che possa essere recuperata'.
Dichiarazioni cui la Cgil ha replicato a caldo con una nota di Susanna Camusso: secondo la segretaria confederale “stupisce che in una situazione così difficile Bombassei non colga l’esigenza di indicare l’urgenza di politiche anticrisi legate ai redditi da lavoro, all’occupazione e agli investimenti e si prodighi, invece, a favorire divisioni invocando accordi separati”. “Tanta rigidità - per Camusso - insieme al fomentare le divisioni, nasconde l’idea che il sindacato sia un fastidio e non il soggetto negoziale. Lo dimostra il fatto che Confindustria continua a negare l’estensione della contrattazione”.
Spingono sull’acceleratore anche i due ministri Sacconi e Brunetta. Il ministro della Funzione pubblica, riprende e rilancia in particolare la proposta contenuta nella dichiarazione congiunta Confindustria e sindacati (ad eccezione della Cgil) di condividere le linee guida per una riforma degli assetti della contrattazione collettiva anche per altri settori del lavoro privato e pubblico. Brunetta si dice ovviamente "favorevole all'allargamento della trattativa sul nuovo modello contrattuale anche al settore pubblico, tenendo comunque conto delle sue peculiarità e specificità normative". "Sono disponibile - spiega in una nota - a partecipare all'ulteriore corso degli incontri al fine di arrivare al più presto ad un nuovo accordo sul modello contrattuale unico. Fermo restando quanto previsto e stanziato dalla legge finanziaria 2009".
Secco, anzi quasi lapidario com’è nel suo stile, il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale “le linee guida condivise da Confindustria, Cisl e Uil per un nuovo modello di rapporti tra imprese e lavoratori sono altamente significative non solo perché rappresentano un primo punto fermo dopo circa un decennio di inutili tentativi, ma anche perché intervengono nella grande crisi delle economie finanziarie opponendovi un forte segnale di volontà degli attori che producono autentica ricchezza”. “Come nel 1984 e nel 1992 – precisa Sacconi - governo e parti sociali possono offrire insieme un impulso decisivo alla ripresa della crescita dell'economia italiana, ancor più necessario nel drammatico contesto attuale che non lascia spazio alle vecchie logiche conflittuali”.
Posizioni articolate e con sfumature un po’ diverse dal solito quelle che provengono da Cisl e Uil. “Nella Cgil ho scorto segni di volontà ad andare avanti – ha detto per esempio il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - non vedo alcun motivo per fare il contrario. Voglio leggere in tutti i modi questo piccolo segno di disponibilità della Cgil al confronto con le altre associazioni”. Per la Cisl, ha spiegato il suo segretario, “la scelta è stata quella di consolidare ciò che abbiamo trattato negli ultimi mesi con le altre associazioni, per poi arrivare al governo cui chiedere un taglio delle tasse e delle linee per il pubblico impiego. Oggi sono stati fatti significativi passi in avanti e seppure la Cgil non ha condiviso le linee guida, sono stati dati dei piccoli segnali di disponibilità”. "Abbiamo definito un documento che migliorerà le retribuzioni dei lavoratori dell'industria”, ha detto invece con un certo ottimismo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale ora è necessario lavorare affinché l'intesa venga estesa a tutti, per garantire le stesse regole anche agli altri settori. Abbiamo seppellito l'inflazione programmata: adesso il salario aumenterà sia per il contratto nazionale sia per il secondo livello, cui si aggiunge una compensazione per chi non ha la contrattazione aziendale".
Dunque come si procederà? “E’ chiaro – risponde con nettezza Agostino Megale, segretario confederale della Cgil – che se ci fosse stato un accordo separato sulla riforma dei contratti, avremmo dichiarato lo sciopero. Ma siamo in presenza di linee guida che dovranno essere discusse anche con gli altri soggetti”. Quello che è anche chiaro, spiega ancora il sindacalista della Cgil che ha seguito tutta l’evoluzione della trattativa, è il fatto discutibile e negativo che Confindustria non ha avuto una reazione all’altezza della situazione, come se si venisse meno a una grande tradizione storica degli industriali italiani che hanno sempre cercato di mettere al primo posto – soprattutto nei momenti di crisi acute – le soluzioni per lo sviluppo. Ora in una situazione economica così difficile, spiega Megale, sono importanti le regole, ma sono molto più importanti le politiche che si metteranno in atto per rispondere alla crisi di cui non abbiamo visto che l’inizio. “Quello che abbiamo chiesto dunque come Cgil – conclude – è l’apertura di un tavolo con il governo per discutere di quali politiche scegliere, discutere prima di tutto di redditi da lavoro e occupazione”.
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Siamo a una svolta della trattativa sulla riforma del modello contrattuale. Confidustria, Cisl Uil si accordano su una serie di linee guida, che non si possono leggere comunque come un accordo separato. Piuttosto sono un documento che farà parte della trattativa più generale richiesta dalla Cgil anche con le altre organizzazioni e gli altri soggetti, sulla scia dei modelli degli accordi storici degli anni novanta. “Questa mattina non abbiamo condiviso le linee guida di Confindustria, ma continueremo con l'allargamento del tavolo per cercare delle linee condivise", ha spiegato il 10 ottobre il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, subito dopo l'incontro con gli industriali e gli altri sindacalisti di Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale. "Alla situazione già grave - ha spiegato a caldo Epifani - fatta di cassa integrazione, licenziamenti e chiusure di aziende si aggiunge lo tsunami della crisi finanziaria. E' un periodo molto duro e penso che sarebbe un errore dividerci con Cisl, Uil e Confindustria".
Il segretario della Cgil, parlando con i giornalisti, ha voluto precisare che "la situazione è molto difficile, anche perché gli effetti sull'economia reale, seppur spostati nel tempo, saranno pesanti". Quindi oltre a discutere di regole della contrattazione, per Epifani è urgente chiedere al governo l’avvio di "due tavoli: uno su prezzi e tariffe e l'altro sulle politiche anticrisi".
Per quanto riguarda invece gli altri protagonisti del negoziato sulla riforma contrattuale anche oggi si sono registrate dichiarazioni in favore di un’accelerazione, che potrebbe mettere in conto anche l’accordo separato. Lo ha detto a chiare lettere il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, secondo il quale non si può a tutt’oggi escludere 'che si possa arrivare ad un accordo separato sulla riforma del modello contrattuale”. 'Mi auguravo che la Cgil facesse un passettino avanti vista la drammaticita' del momento. Non e' stato fatto e ci dispiace - ha detto al temine dell'incontro con i sindacati - continueremo nel confronto ma non escludo che si possa arrivare ad un accordo separato. Non possiamo fermarci perche' la Cgil non condivide quasi nulla'. Bombassei ha spiegato che invece con Cisl e Uil 'sono state condivise delle linee guida, mentre continuano i distinguo della Cgil. Mi auguro - ha proseguito - che possa essere recuperata'.
Dichiarazioni cui la Cgil ha replicato a caldo con una nota di Susanna Camusso: secondo la segretaria confederale “stupisce che in una situazione così difficile Bombassei non colga l’esigenza di indicare l’urgenza di politiche anticrisi legate ai redditi da lavoro, all’occupazione e agli investimenti e si prodighi, invece, a favorire divisioni invocando accordi separati”. “Tanta rigidità - per Camusso - insieme al fomentare le divisioni, nasconde l’idea che il sindacato sia un fastidio e non il soggetto negoziale. Lo dimostra il fatto che Confindustria continua a negare l’estensione della contrattazione”.
Spingono sull’acceleratore anche i due ministri Sacconi e Brunetta. Il ministro della Funzione pubblica, riprende e rilancia in particolare la proposta contenuta nella dichiarazione congiunta Confindustria e sindacati (ad eccezione della Cgil) di condividere le linee guida per una riforma degli assetti della contrattazione collettiva anche per altri settori del lavoro privato e pubblico. Brunetta si dice ovviamente "favorevole all'allargamento della trattativa sul nuovo modello contrattuale anche al settore pubblico, tenendo comunque conto delle sue peculiarità e specificità normative". "Sono disponibile - spiega in una nota - a partecipare all'ulteriore corso degli incontri al fine di arrivare al più presto ad un nuovo accordo sul modello contrattuale unico. Fermo restando quanto previsto e stanziato dalla legge finanziaria 2009".
Secco, anzi quasi lapidario com’è nel suo stile, il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale “le linee guida condivise da Confindustria, Cisl e Uil per un nuovo modello di rapporti tra imprese e lavoratori sono altamente significative non solo perché rappresentano un primo punto fermo dopo circa un decennio di inutili tentativi, ma anche perché intervengono nella grande crisi delle economie finanziarie opponendovi un forte segnale di volontà degli attori che producono autentica ricchezza”. “Come nel 1984 e nel 1992 – precisa Sacconi - governo e parti sociali possono offrire insieme un impulso decisivo alla ripresa della crescita dell'economia italiana, ancor più necessario nel drammatico contesto attuale che non lascia spazio alle vecchie logiche conflittuali”.
Posizioni articolate e con sfumature un po’ diverse dal solito quelle che provengono da Cisl e Uil. “Nella Cgil ho scorto segni di volontà ad andare avanti – ha detto per esempio il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - non vedo alcun motivo per fare il contrario. Voglio leggere in tutti i modi questo piccolo segno di disponibilità della Cgil al confronto con le altre associazioni”. Per la Cisl, ha spiegato il suo segretario, “la scelta è stata quella di consolidare ciò che abbiamo trattato negli ultimi mesi con le altre associazioni, per poi arrivare al governo cui chiedere un taglio delle tasse e delle linee per il pubblico impiego. Oggi sono stati fatti significativi passi in avanti e seppure la Cgil non ha condiviso le linee guida, sono stati dati dei piccoli segnali di disponibilità”. "Abbiamo definito un documento che migliorerà le retribuzioni dei lavoratori dell'industria”, ha detto invece con un certo ottimismo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale ora è necessario lavorare affinché l'intesa venga estesa a tutti, per garantire le stesse regole anche agli altri settori. Abbiamo seppellito l'inflazione programmata: adesso il salario aumenterà sia per il contratto nazionale sia per il secondo livello, cui si aggiunge una compensazione per chi non ha la contrattazione aziendale".
Dunque come si procederà? “E’ chiaro – risponde con nettezza Agostino Megale, segretario confederale della Cgil – che se ci fosse stato un accordo separato sulla riforma dei contratti, avremmo dichiarato lo sciopero. Ma siamo in presenza di linee guida che dovranno essere discusse anche con gli altri soggetti”. Quello che è anche chiaro, spiega ancora il sindacalista della Cgil che ha seguito tutta l’evoluzione della trattativa, è il fatto discutibile e negativo che Confindustria non ha avuto una reazione all’altezza della situazione, come se si venisse meno a una grande tradizione storica degli industriali italiani che hanno sempre cercato di mettere al primo posto – soprattutto nei momenti di crisi acute – le soluzioni per lo sviluppo. Ora in una situazione economica così difficile, spiega Megale, sono importanti le regole, ma sono molto più importanti le politiche che si metteranno in atto per rispondere alla crisi di cui non abbiamo visto che l’inizio. “Quello che abbiamo chiesto dunque come Cgil – conclude – è l’apertura di un tavolo con il governo per discutere di quali politiche scegliere, discutere prima di tutto di redditi da lavoro e occupazione”.
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2 commenti:
wow, very special, i like it.
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