La troika controlla ormai direttamente i conti correnti a Cipro, ma 
sembra che comunque un bel po’ di miliardi (dai 5 ai 10, secondo le 
fonti)  abbia preso il volo durante la dozzina di giorni di chiusura 
totale, tramite le filiali londinesi e maltesi delle banche dell’isola. 
Inoltre è assai difficili che gli ingenti capitali russi o britannici 
rifugiati nelle anche cipriote siano liquidi e dunque aggredibili dal 
prelievo forzoso. Non sono cose di poco conto, visto che la manovra sui 
depositi sopra i 100 mila euro potrebbe fruttare molto meno del previsto
 e mi piacerebbe anche capire  come mai, per risolvere la crisi cipriota
 che comporta un esborso di 17 miliardi, non si sia ricorsi al Mes che 
dovrebbe svolgere proprio questa funzione e che nelle sue casse ha già 
cifre 30 volte superiori a quelle necessarie . A cosa serve allora 
questo istituto monstre?
La risposta più gettonata è che la rapina sui conti correnti sia 
stata fermamente voluta dalla Germania per evitare alle proprie  banche 
le perdite dovute agli assets ciprioti che detengono: la cifra globale è
 infatti assai vicina a quella che si calcolava potesse derivare dal 
prelievo forzoso sui conti correnti. Ma l’adesione convinta se non 
entusiastica di altri Paesi al piano di confisca fa capire che c’è molto
 di più e che l’azione di Bruxelles nei confronti di Cipro può essere 
vista come un esperimento per modulare interventi simili anche altrove e
 in Paesi assai più grandi, valutare le resistenze nella popolazione e 
nel sistema politico, ” distribuire” la rapina in modo ottimale.
 
Il fatto è che i poteri finanziari non si accontentano più della 
ristrutturazione del debito pubblico, ma che pretendono per tirarsi 
fuori dalle peste delle loro stesse malefatte e per imporre politiche di
 impoverimento, di mettere mano al debito globale, cioè quello che 
deriva non solo dallo stato, ma anche dalle famiglie  e dalle imprese. 
 Se si fa questo conto globale si scopre che il debito totale in Europa è
 di 3,5 volte il valore del Pil, vale a dire il 350% del prodotto 
interno lordo, mentre secondo le teorie a cui fanno riferimento 
Bruxelles e Berlino il debito non è oggettivamente ripagabile se supera 
il 180% del Pil. Dunque occorre pescare a piene mani tra la popolazione,
 in qualche modo o attraverso patrimoniali o prelievi forzosi se questo 
fosse più conveniente dal punto di vista dei conti o della politica.
Qui c’è una tabella che ci dice molte cose, il rapporto tra i
 vari capitoli del debito, dove si situa il livello del 180% del pil e infine, in alto, nei circoletti bianchi i miliardi necessari per rientrare nel limite teorico per poter restituire il debito. 
Cliccando sopra l’immagine la si può ingrandire e scoprire che La 
Germania dovrebbe metterci 523 miliardi ( su un pil di 3000), l’Italia 
845 (su un pil di 1650) la Francia 727 (su un pil di circa 2000), la 
Spagna 998 su un Pil di 1400. 
In realtà nella storia non si ha notizia 
di alcun Paese che abbia ripagato i suoi debiti o gran parte di essi, in
 ogni caso non senza conseguenze catastrofiche: Hitler fu in un certo 
senso una produzione degli Usa che in piena crisi economica e proprio 
per tentare di uscirne, richiesero alla Germania il pagamento dei debiti
 di guerra, sospeso al tempo dell’iperinflazione, causando un 
disoccupazione di tale livello da portare l’uomo con i baffetti dal 2,6%
 dei voti al 18, 3% in pochissimo tempo.
Ma di certo la finanza non fa ragionamenti storici, vive di presente e
 soprattutto deve in qualche modo coprire i buchi di una  immensa 
quantità di danaro fasullo e in questo caso gli stati da soli non 
possono mettere riparo alla situazione, nemmeno vendendo i beni  e 
ipotecando il futuro. Così si deve pensare a una “raccolta forzosa” tra i
 privati. 
Perciò fate attenzione a  questa seconda tabella  
che indica grosso modo quale percentuale di ricchezza si calcola 
bisognerebbe prendere direttamente dagli investimenti privati per 
riportare il debito complessivo al livello del 180 per cento. Come si 
vede si tratta dell’11% per la Germania, del 19% per la Francia, del 24%
 per l’Italia, del 56% per la Spagna e addirittura del del 113% per la 
Grecia defunta.
E’ del tutto evidente che occorrerebbe un profondo ripensamento dei 
teoremi economici che ci stanno buttando giù dal burrone e anche una 
capacità di invenzione teorica e sociale per saltar fuori da una 
situazione che comunque non ha vie di uscita se non il default, 
l’impoverimento estremo o la rivolta sociale. Il limite del 180 per 
cento del debito globale è solo teorico e già di per sè denuncia una 
impossibilità pratica. Del resto lo studio da cui sono tratte le tabelle
 sono della più grande società di consulenza finanziaria, la  Boston 
Consulting Group, che ha intitolato la propria analisi  “Ritorno alla Mesopotamia”?
 facendo direttamente riferimento all’uso tra Sumeri e Babilonesi ( ma 
in seguito anche tra Greci e Romani) di cancellare periodicamente i 
debiti.
  
Comunque sia è abbastanza chiaro che a Cipro si sta tentando il primo
 prelievo forzoso, approfittando della marginalità dell’isola e  delle 
sue particolari condizioni geo politiche e finanziarie. E anche tutte le
 singolari manovre politiche e presidenziali che vediamo in Italia, con 
la cocciuta persistenza del governo Monti, non possono che inserirsi in 
questo quadro di rapina, nell’attesa di un condono, questa volta 
altrettanto forzoso e altrettanto inevitabile del debito che avverrà con
 il ritorno alle monete nazionali. Non senza però aver fatto tutto il 
bottino possibile.
fonte : http://ilsimplicissimus2.wordpress.com - 02/04/2013
 
 
 
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