giovedì 21 febbraio 2013

Mettiamoli in minoranza / e poi...

Si apprende che i fondi e le agenzie della speculazione finanziaria internazionale stanno sondando l’Italia per sapere che fare dopo il voto, se far salire lo spread, o lucrare sulla fuga di capitali, o altro ancora.
Questo perché, anche se la campagna elettorale ha fatto finta di dimenticarsene, il nostro paese fa sempre parte della schiera dei paesi debitori del sud Europa, precipitati in una depressione senza fine per colpa delle politiche di austerità e rigore.
Paesi tra i quali spicca ancora la Grecia, nella quale nulla è migliorato e che si prepara ad un nuovo sciopero generale contro il massacro sociale in corso senza interruzione da tre anni. Massacro che è stato voluto e amministrato da governi che hanno deciso di obbedire ai diktat di quegli stessi signori che ora stanno testando il nostro voto.
La terzomondizzazione della Grecia, secondo la brutale definizione di alcuni economisti, è una infamia che pesa su tutte quelle classi dirigenti di destra e sinistra che in Europa l’hanno voluta o accettata. È una macchia che colpisce tutta la retorica europeista, è il segno di una caduta generale della nostra democrazia, sottoposta al potere delle banche e della finanza internazionale.
Sappiamo benissimo per quale voto e quale governo vota questo potere. Esso vuole un governo Bersani Monti che continui la politica delle “riforme”, magari come ci chiede la OCSE rendendo ancora più facili i licenziamenti. Cioè proseguendo nella strada che ci sta sempre più avvicinando alle condizioni sociali della Grecia.
Berlusconi è fuori gioco per questi signori perché travolto dalle incapacità personali, dagli scandali, dal conflitto di interessi. Il rischio che torni al governo è pressoché nullo, basta parlare con le persone normali che faticano tutti i giorni per capirlo.
Ma un governo Bersani Monti, coperto a sinistra dal contributo di Vendola e sostenuto dalla concertazione con CGIL CISL e UIL, sarà forse rassicurante per i “mercati”, ma per noi?
Secondo un appello sottoscritto, tra gli altri, da Rodotà, Eco, Zagrebelsky, a questo punto la sola cosa utile da fare sarebbe quella di votare il centrosinistra, per dare forza e credibilità all’unico progressismo realisticamente praticabile di fronte al potere dello spread. Con tutto il rispetto per gli insigni firmatari dell’appello, non ci siamo proprio e almeno per tre ragioni di fondo.
La prima è che nel programma Italia Bene Comune c’è scritto a chiare lettere che tutti gli impegni assunti in Italia e in Europa si mantengono. Quindi il fiscal compact, il pareggio di bilancio costituzionalizzato, il vincolo usuraio del debito non si toccano, e con essi non si tocca il vero cuore dell’agenda Monti, da cui prendono linfa tutte le politiche di austerità e rigore.
In secondo luogo è difficile dimenticare che Bersani Monti e Berlusconi han governato assieme decidendo terribili controriforme sulle pensioni sull’articolo 18 e hanno impostato  una politica di tagli sociali chiamata spending review, i cui danni hanno appena iniziato a manifestarsi.
Tutta la campagna elettorale si è svolta attorno alla Imu, ma nessuno di questi tre ha minimamente accennato a voler cancellare le controriforme sociali approvate.
Infine bisogna sempre ricordare che questo confronto elettorale avviene sulla base di una vergognosa legge truffa, che Bersani e Berlusconi in primo luogo, Monti in seconda battuta, si sono ben guardati dal modificare per evidenti interessi di bottega. Sulla base di essa il probabile vincitore, stando ai sondaggi il centro sinistra, dovrebbe ottenere il 55% dei seggi alla camera con meno del 35% dei voti validi. Che a loro volta corrisponderebbero a meno del 20% di tutto il corpo elettorale.
No, non c’è nessuna stabilità e neppure credibilità democratica in un risultato come questo, che stravolge il senso profondo della nostra democrazia costituzionale, che non è quella degli Stati Uniti. Ed è uno stravolgimento del principio della rappresentanza che non viene sanato se, invece che la destra berlusconiana, questa volta dovesse vincere il centrosinistra.
Aggiungo che i tre schieramenti che hanno sostenuto il governo Monti, approvato il fiscal compact e la riforma costituzionale del pareggio di bilancio senza neppure sognarsi di chiedere con un referendum il consenso ai cittadini, sono meno della metà di tutto il corpo elettorale.
Non si sanano i guasti profondi della nostra democrazia affidandone il risanamento al solito centrosinistra che in questi venti anni berlusconiani ha governato per quasi la metà del tempo.
Ci vuole una rottura democratica profonda, che restituisca al popolo il potere vero di contare e decidere, sottraendo questo potere ai decisori occulti che ancora una volta si preparano ad imporre, come in Grecia, i loro interessi con il ricatto dello spread.
Facciamo sì che tutte le principali componenti della classe politica che ha governato negli ultimi venti anni siano punite dal voto e che raccolgano meno del 50% del consenso nel corpo elettorale. E facciamo sì che dalla loro messa in minoranza nel paese parta la riscossa della nostra democrazia costituzionale.
È ora che i padroni dello spread siano messi di fronte ad un paese reale che decide di accettare la loro sfida alla democrazia.

Giorgio Cremaschi  - 20/02/2013
Micromega



e adesso leggete questo :



Leggete, è divertente. Dopo mica tanto.
L’appuntamento con Spuds è all’angolo di Mount Pleasant e Cockfoster Rd. Ci arriva con la sua Renault beige che, davvero, si trascina avanti poverina solo perché alla fine gli vuole bene a Spuds. Nome buffo eh? In gergo significa ‘patate’, ma lui è tutt’altro che patatoso, è un sopravvissuto della periferia inglese.
Salgo e non dico nulla, neppure lui. E’ il 1989, la Gran Bretagna sa implodendo dopo l’implosione dell’economia super-neoliberista di quella carogna infame della Thatcher, la donna che ha vissuto con la vagina ricolma di pus, ne sono certo. Lui ora ha perso il lavoro, era un muratore. Io invece sono uno sgrassa motori nel Tunnel (vi spiego dopo). Lui è proprio davvero nella merda, io solo un poco. Stiamo un minuto in silenzio fissando come due trote attraverso il parabrezza. Poi penso che gli devo dire qualcosa per la sua sfiga e biascico “Sorry for you mate”. Lui si gira verso di me e così mi risponde: “C’è una soluzione a tutto nella vita… Special Brew”. Istintivamente guardo in basso, e fra i due sedili, sopra al freno a mano, c’è un’intera cassa di Carlsberg Special Brew, fate conto una specie di whisky con le bollicine e la schiuma che qui chiamano birra, very toxic. ‘Poff’… poi  ‘poff’, e due sono aperte, ok, si parte, destinazione China Town per mangiare mooolto economico, cioè 2 sterline e mezzo per un piatto.
Ri-poff… ri-ri-poff… Arriviamo al cinese che io non mi ricordo come mi chiamo. Al tavolo ho davanti una mega zuppa di spaghetti di riso e carne, e ci crollo dentro con la faccia. Spuds deve avermi preso per i capelli perché ricordo un male cane davanti, per il brodo bollente, e un male cane dietro. Ok, ora devo andare in bagno a togliere gli spaghetti che mi stanno scendendo giù per il petto. In bagno penso: tutto ok, mi sono svegliato con la scottatura e ora mi riprendo con una bella vomitata. Sono davanti alla tazza del cesso e prendo la mira, eh? Aspetta… un po’ più di qua, ok, mi sembra di esserci, dai, mica vuoi vomitarti sulle scarpe, no, no, fai bene, dai… ok, pronto, ci sono, vai!.......... Scarpe. Puttanatroiacazzo. Torno al tavolo, Spuds è abbastanza ok, lui ha la fibra inglese, sapete quelli hanno un fegato geneticamente modificato dal 1200 anni almeno. Comunque aveva ragione, abbiamo rimediato ai nostri problemi, perché adesso ne abbiamo altri più importanti, cioè, da che parte è casa nostra? Abbiamo una casa? Chi è tutta sta gente qui intorno? Li conosciamo? Aspetta, camminare… com’è che si fa pure? Booo.
Next: appena riprendiamo coscienza di chi siamo io dico a Spuds di portarmi a Buckingham Palace, e lui lo fa. "Vai proprio sotto al cancello", insisto. Ok. Scendo dall'auto e si fa ovviamente avanti un poliziotto, al quale dico "Sono qui per vedere la Regina". Io, con sta faccia, così. Spuds è in auto che cerca di rimpicciolirsi, lui è inglese. Il poliziotto non pensa neppure di chiamare la polizia, anzi, mi dice cortese che non si può. Io adirato: "Scusi, vengo dall'Italia, abbiamo guidato per 16 ore (sì, con la Renault di Spuds...) e ora lei mi dice che non posso vedere la Regina? Bene, domani riceverete una protesta dell'ambasciata italiana, buona sera". Spuds sta facendo i conti di quanti giorni di galera ci facciamo adesso, 15, o forse 20. Il poliziotto è un pelo interdetto. "Attenda". Chiama un superiore. Il superiore si scusa, ma proprio non è possibile. Io torno in auto e sbatto la porta. "C'mon, let's go... Jesus, these plonkers..." E via a casa. Mai capito come ci arrivammo, ma evidentemente ci arrivammo.
Rifate questo raccontino nella vostra mente, metteteci come regista Ken Loach, come attore Robert Carlyle, la colonna sonora è Wonderwall degli Oasis, il set è l’Inghilterra suburbana, le sue vite. Al cinema sembra tutta roba figa, vite vissute fuori dagli schemi, eh? No, fa schifo nella realtà. Quando la si vive davvero. Il Tunnel è sto posto dove io lavoro in nero con immigrati o proletari inglesi a sverniciare auto, sgrassare i motori, lucidarle per un concessionario Volkswagen top di Londra, quello stronzo di Alan Day. Non abbiamo aereazione, 20 minuti di pausa per mangiare i sandwich della macchinetta che non vanno giù, perché abbiamo il grasso fino in gola. Un giorno sono fuori dal Tunnel, con l’aspetto fisico tipo uomo nero delle favole dei bambini, e Mr Day passa con la sua Porche, si ferma, giù il finestrino e con tono tagliente da bastardo baronetto dice al qui presente negro: “Che fai qui? Quanto tempo è che sei qui?”. Io “Pausa pranzo, 12 minuti”. Ah, ok, dice la merda, mi riguarda con occhi schifati e se ne va. Se mi avesse sgamato che ero lì da 22 minuti ero licenziato.
Deregolamentazione del mercato del lavoro, flexicurity, competitività al pari dei diritti, privatizzazioni e liberalizzazioni per la difesa del consumatore, il cittadino libero di scegliere dove mettere i suoi soldi nel Libero Mercato. Bersani la può raccontare a chi vuole qui in Italia, ai ragazzi cresciuti al liceo o agli operai che hanno la cassa integrazione. Ma non la racconta a me, a Spuds, non la racconta a chi ha vissuto quegli slogan nello loro reali e finali conseguenze sulla propria pelle, perché a Londra fra il 1982 e il 1995 l’esperimento neoliberista, oggi ancora allo stadio della pillola zuccherata in Italia, era ferocemente allo stadio dove sempre vuole arrivare, come arriverà qui da noi fra 10 anni. Ed era orrore.
Un pomeriggio nel Tunnel vedo Brian che si china su un motore. E’ un toro di ragazzo inglese che assomiglia a Phil Collins e che ha una moglie disoccupata e un bimbo di 2 mesi. Io sono lì che s-cero un motore con la pompa a pressione che fa un bel chiasso, ma l’urlo di Brian lo sento tutto. Corriamo e il poveraccio è crollato sotto il motore che sollevava da solo, con la schiena spezzata in due. Urla, Dio se urla. Il Caporale di noi negri si agita e sbraita che dobbiamo toglierli la tuta e portarlo fuori, perché l’ambulanza non deve vedere dove lavoriamo. Ok, Brian viene traghettato su un marciapiede e portato all’ospedale. Tre giorni dopo, sempre nel Tunnel, sto vicino al muro dove è affisso il telefono. Il Caporale chiama qualcuno e questa è la conversazione: “Brian, non sei qui…” Dall’altra parte la risposta. Il ceffo conclude: “Senti stronzo, tre giorni sono sufficienti per chiunque per essere ammalato. Sei licenziato”. E sbatte giù la cornetta sulla vita di una famiglia senza più reddito in quell’inferno di società. Pensai di ucciderlo, una mazzata sulla nuca con la pompa, e poi quella finale per fracassargli il cranio. Nessuno lì avrebbe fiatato. Ma ho avuto paura, era troppo grossa anche per me.
Deregolamentazione del mercato del lavoro, flexicurity, competitività al pari dei diritti, privatizzazioni e liberalizzazioni per la difesa del consumatore, il cittadino libero di scegliere dove mettere i suoi soldi nel Libero Mercato. La Thatcher li aveva lavati nel cervello tutti in Inghilterra, ci credettero, e fu così che nove anni dopo la fine dell’esperienza della Lady dell’inferno il quotidiano britannico The Guardian scrisse che la povertà era ritornata ai livelli vittoriani in Great Britain. Fu così che Medicins du Monde dovette aprire delle tende mediche nel quartiere di Hackney per soccorrere gli anziani abbandonati a morire senza nulla.
La Special Brew Economy, con le donne pestate a sangue dai mariti disoccupati e alcolizzati. Con i sacchi a pelo degli immigrati dall’Inghilterra del nord – una landa ridotta a Dresda dalla morte dell’economia reale a favore di quella finanziaria – che crescevano al ritmo di centinaia al giorno nel centro di Londra. Cercavano da mangiare. Il ragazzino di 15 anni nel sacco a pelo che una sera mi dice “Sir, per 4 sterline le faccio un pompino”, e io che da italiano rispondo no grazie, quando un inglese rispondeva solo “fuck off” se andava bene, se andava male se lo faceva fare. Quindici anni con la bocca che puzza di sperma tutto il giorno e poi un kebab per non vomitare, e forse una Special Brew per dimenticare.
Io le ho viste queste cose. Sui giornali in Italia scrivevano dell’economia inglese che fioriva, che correva sui mercati, eh? Mica di Spuds, del Tunnel, di Brian e di quel bambino, migliaia di loro, chino a spompinare dentro un cesso di un pub. Pensate a sua madre quando lo partorì, pensate a cosa immaginò per quel bimbo nel suo futuro. Schizzi in bocca per non morire? Questo voleva lei? Deregolamentazione del mercato del lavoro, flexicurity, competitività…
Ci porteranno là, statene certi, i Zingales, Monti, Boldrin, Draghi, Passera, Bersani. E non dite che non vi avevo avvisati.
Questo ha senso raccontare adesso.

Paolo Barnard* - 20/02/2013
http://paolobarnard.info/home.php

*se non sapete chi è....beh...

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