I mercati hanno reagito male. Era ovvio, banche e finanza volevano
la vittoria di un PD aperto a Monti. Se poi le elezioni avessero dato
addirittura il successo a quest'ultimo per i mercati sarebbe stato il
massimo, ma comunque essi erano disposti ad accontentarsi.
E
invece no, il popolo italiano non ha votato come avrebbe dovuto per
senso di responsabilità e degli affari. Le politiche di austerità,
perché questo han subito capito all'estero, sono state bocciate.
Come si fa a non provare soddisfazione per questo sconquasso? (...)
Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave
impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro
tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora
dal teatrino di Berlusconi Bersani e Monti?
Il palazzo e
anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così. In fondo
le terribili controriforme delle pensioni e dell'articolo 18, i tagli
alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che
abbiamo visto crescere in Grecia Spagna Portogallo.
CGIL
CISL UIL o approvavano o subivano tutto e i loro gruppi dirigenti si
erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e quello al centro
sinistra. Anche le ruberie scandalose della classe politica sembravano
suscitare più rancore che protesta.
Si poteva credere
alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo
disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che
esercita la sua dittatura in Grecia.
E invece sono andati
in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta
di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia
delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un
quarto dei voti espressi. Perché Monti ha mostrato gioia per il solo
fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto della
cuffia. Perché tutti costoro, che ci hanno governato in alternanza negli
ultimi venti anni e assieme negli ultimi tredici mesi, sono oggi
minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
È stato
duramente sconfitto, assieme a loro, il Presidente della Repubblica che
viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso. Dopo aver
imposto la governabilità a tutti i costi in nome dello spread, si trova
adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi
elettorali, mentre lo spread risale.
Siamo dentro una
crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti
possono solo aggravare. C'è da augurarsi che il movimento 5 stelle sia
consapevole che il suo successo non è una scelta definita né tantomeno
una delega, ma è segnale e parte della rivolta che sta crescendo in
tutta Europa e finalmente è cominciata davvero anche ad noi.
Siamo
solo all'inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà
uscire positivamente solo con l'eguaglianza sociale e il rovesciamento
dell'austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia
diretta per controllare il potere pubblico. E questo si potrà fare solo
facendo saltare i calcoli e i conti dell'Italia e dell'Europa di banche
e finanza. Siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può
affrontare solo cambiando sistema.
Sarà dura come dicono
in Valsusa, ma intanto prendiamo un po' di fiducia dal fatto che gli
elettori italiani hanno cominciato a mandare a quel paese i signori
dello spread. E prepariamoci a lottare.
G. Cremaschi - 26/02/2013
Rete 28 Aprile
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