martedì 3 gennaio 2012

Basta con le chiacchiere. Lottiamo per far cadere il governo Monti


Per far del bene ai giovani il governo ha deciso che si dovrà lavorare fino a 70 anni. Saranno proprio i giovani a vedere allungata in maniera così stupida e barbara la loro vita lavorativa prima della pensione, perché proprio per essi varrà di più il meccanismo di penalizzazioni e compensazioni che costringerà chi ha lavoro, se ha la fortuna di conservarlo e di restare in salute, di restarvi fino a tarda età.
Allo stesso modo ora, sul mercato del lavoro, si vuol fare altrettanto bene sempre ai giovani. Si propone, ci par di capire, un contratto a tempo indeterminato che abbia però un lunghissimo periodo di prova, da tre anni in su, durante il quale sia libera la possibilità di licenziare per il padrone. A parte la stupidità di un provvedimento che vuole favorire l’occupazione con più facilità di licenziamento. A parte il fatto che l’essenza della precarietà è proprio il ricatto permanente sul posto di lavoro, che qui viene formalizzato nel periodo di prova infinito. A parte il fatto, insomma, che questo contratto è semplicemente il cavallo di Troia attraverso il quale passa la demolizione dell’articolo 18 per tutti i lavoratori; così come si è esteso a tutti i lavoratori il contributivo sulle pensioni, dopo che inizialmente lo si era affibbiato solo ai più giovani. A parte tutto questo, la malafede dell’operazione sta nel fatto che questo contratto “nuovo” si aggiunge semplicemente agli altri precari già esistenti, non ne cancella neanche uno. Sostanzialmente avremmo quindi il 46esimo contratto precario, dopo i 45 già definiti dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi. Anche qui, dunque, per favorire i giovani, li si colpisce e se ne aumenta la precarietà. 
Il governo Monti, d’altra parte, ha un mandato preciso, che non è quello del parlamento italiano e neanche quello del Presidente della Repubblica, il quale dovrebbe ricordare che l’Italia non è una repubblica presidenziale. 
Il mandato di Monti nasce prima di tutto da due privati cittadini, che in virtù del potere della Banca centrale europea, si sono permessi di indicare il 5 agosto 2011 ai governi italiani, tutti, cosa dovrebbero fare. Tra i tanti appunti della lettera Draghi-Trichet è bene ricordare quello che recita: “dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti…”.
Nessuno faccia il furbo, quindi. Davvero non ne possiamo più di piccoli imbrogli e ipocrisie. Il governo Monti deve portare in Europa lo scalpo dell’articolo 18, o almeno un pezzetto di esso. Questo per rendere il lavoro sempre più flessibile e precario, anche con la distruzione del contratto nazionale, anch’essa chiesta dalla Bce e praticata da Marchionne. La linea di politica economia reazionaria dell’attuale governo è in piena continuità con quella del governo precedente. Anche nelle procedure e nel linguaggio, visto che Monti, come Berlusconi, rifiuta la concertazione da destra e propone un vuoto dialogo sociale, che nella sostanza serve solo ad autorizzare il governo a fare quello che vuole.
Sulle pensioni il sindacato confederale italiano ha subito una sconfitta drammatica. E’ la prima volta, nella storia del nostro paese, che si fa una controriforma del sistema previdenziale di tale portata e contro tutto il sindacalismo confederale. E’ chiaro che questo è voluto. Il governo Monti deve dimostrare all’Europa delle banche che prende a calci nel sedere i sindacati, sperando che così lo spread cali. 
L’epoca delle chiacchiere è finita, anche per il sindacato. E’ inutile piangere, è inutile lamentarsi. Monti è lì solo per fare quel massacro sociale che a Berlusconi non sarebbe riuscito per la scarsa credibilità accumulata. Allora, visto che ci trattano come i greci, bisogna fare come in Grecia: scioperare e lottare esplicitamente contro questo governo, con l’obiettivo di farlo cadere. Tanto lo spread va comunque per conto suo, nonostante i nostri drammatici sacrifici.
di Giorgio Cremaschi

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