In Francia i sindacati hanno proclamato due giornate ulteriori di sciopero generale. Sono diventati improvvisamente estremisti? No, stanno facendo il loro dovere. Come lo stanno facendo i sindacati spagnoli, greci e molti altri. Come si preparano sicuramente a fare i sindacati britannici, di fronte alle misure di tagli drammatici decise dal governo conservatore.
In Italia Guglielmo Epifani ha preso solennemente in piazza, di fronte a centinaia di migliaia di persone, l’impegno a proclamare lo sciopero generale. Ora questo impegno va mantenuto e non rinviato alle calende greche dei giochi politici e dei confronti con la Confindustria.
Lo sciopero generale dovrà essere proclamato in fretta e dovrà essere rivolto sia al governo che alla Confindustria, che con un patto sulla produttività vuole distruggere i residui diritti del mondo del lavoro.
Subito dopo la manifestazione del 16 ottobre è stato approvato definitivamente in Parlamento il “collegato lavoro”, con l’introduzione dell’arbitrato. Questo significa colpire in particolare i diritti dei lavoratori precari e di quelli delle piccole aziende non sindacalizzate. E ancora una volta questo avviene con il consenso e la soddisfazione della Cisl e della Uil.
Così come con il consenso di Cisl e Uil si prepara il varo dello statuto dei lavori, che dovrebbe essere il terzo colpo, dopo Pomigliano e l’arbitrato, ai diritti costituzionali del mondo del lavoro.
Tutto questo avviene nel silenzio della politica e nel disinteresse dei mass media. La piazza del 16 ottobre così rischia di essere, al di là delle chiacchiere, semplicemente ignorata. Per questo da oggi diamo il via alla campagna per lo sciopero generale, che va sviluppata in tutte le sedi sindacali, a partire dalla Cgil. Conteremo ogni giorno nel quale lo sciopero generale non viene annunciato, fino alla manifestazione del 27 novembre della Cgil. Allora non si potrà in nessun modo evitare di dire una parola chiara.
di Giorgio Cremaschi
1 commento:
Lo sciopero generale mai come oggi è stato necessario.
L'esempio potrebbe essere quello francese, in cui la protesta dei lavoratori si è gradualmente estesa a gran parte del popolo.
Eugenio Orso
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