Venerdì 11 giugno il Gruppo Fiat ha confermato, in un incontro al  ministero dello Sviluppo economico, la scelta di cessare l’attività di  Termini Imerese, trasferendo in Polonia la produzione della Ypsilon  entro il 21 dicembre 2011, e permanendo l’assenza di reali e concrete  soluzioni industriali, ciò significa cancellare oltre 2.200 posti di  lavoro e una delle più importanti attività industriali di tutta la  Sicilia.
Nella stessa giornata, il Gruppo Fiat ha condizionato l’investimento  di 700 milioni di euro per produrre nel 2012 la Panda a Pomigliano  all’accettazione di una proposta ultimativa, non negoziabile, che nel  delineare un nuovo sistema di utilizzo degli impianti e di  organizzazione del lavoro deroga all’applicazione del Ccnl e di diverse  norme di legge in materia di sicurezza e salute sul lavoro e nel lavoro a  turni.
Ci riferiamo, ad esempio, al fatto che le condizioni della Fiat  sanciscano che:
-        Lo straordinario obbligatorio passa da 40 a 120 ore annue  con possibilità per l’azienda di comandarlo come 18° turno, nella  mezz’ora di pausa mensa, nei giorni di riposo, per recuperi produttivi  anche dovuti a non consegna delle forniture;
-        Le pause sui montaggi si riducono da 40 a 30 minuti  giornalieri;
-        Si può derogare al riposo di almeno 11 ore previste dalla  legge da un turno all’altro per il singolo lavoratore;
-        L’azienda può decidere di non pagare il trattamento di  malattia contrattualmente previsto a suo carico;
-        L’azienda può modificare le mansioni del lavoratore senza  rispettare il principio dell’equivalenza delle mansioni;
-        L’azienda ricorre per 2 anni alla Cigs per ristrutturazione  senza rotazione, con l’obbligo del lavoratore alla formazione senza  alcuna integrazione al reddito.
Inoltre, la proposta ultimativa della Fiat contiene un sistema  sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali, delle Rsu e  delle singole lavoratrici e lavoratori che cancella il diritto alla  contrattazione collettiva fino a violare le norme della nostra  Costituzione in materia di diritto di sciopero e lincenziabilità.
Mentre Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno aderito alla posizione della  Fiat, la Fiom-Cgil ha dichiarato inaccettabili tali proposte e richiesto  alla Fiat di non considerare concluso il negoziato.
Il Gruppo Fiat ha preso atto delle adesioni, ribadito che la proposta  era conclusiva e non negoziabile e nel caso la non firma della Fiom  avesse determinato l’inapplicabilità di tali contenuti si sarebbe  riservata di valutare la conferma o meno dell’investimento a Pomigliano.
La scelta della Fiat segna un passaggio di fase radicale nel sistema  delle relazioni industriali affermando il superamento dell’esistenza del  Contratto nazionale e assume pertanto una valenza generale che  coinvolge l’intera categoria.
Se si afferma il principio che per investire in Italia è necessario  derogare dai Ccnl e dalle Leggi si apre una voragine che indica quale  uscita dalla crisi la riduzione dei diritti, dei salari e una modifica  di fatto della Costituzione sociale e materiale.
Il Comitato centrale della Fiom, a partire dal Piano industriale  della Fiat presentato il 21 aprile 2010, considera necessario mettere in  campo tutte le iniziative utili a realizzare la difesa, l’innovazione e  lo sviluppo delle produzioni automobilistiche in Italia e  dell’occupazione. Rivendichiamo la definizione, frutto di un confronto  tra tutte le parti, di un piano di intervento pubblico sul terreno della  mobilità sostenibile e dello sviluppo della tecnologia alternativa,  compresa la mobilità elettrica, e di un reale coordinamento tra le varie  istituzioni.
La Fiat, nello stabilimento di Pomigliano, ha dato disdetta degli  accordi aziendali in materia di orari di lavoro e organizzazione della  produzione e in sostituzione ha proposto un nuovo accordo i cui  contenuti sono quelli prima richiamati condizionando gli investimenti  all’accettazione da parte di tutte le organizzazioni sindacali.
Pertanto, in assenza di una soluzione aziendale condivisa tra tutte  le parti stipulanti, l’unico strumento in vigore e condiviso in materia  di orario e organizzazione del lavoro è il Contratto collettivo  nazionale.
L’applicazione del Ccnl permette alla Fiat la definizione di un  regime di orario articolato anche su 18 turni, previo esame congiunto  con le Rsu e l’utilizzo di 40 ore pro capite di straordinario comandato.
Ciò permette alla Fiat di avere garantita una produzione annua di  oltre 280.000 Panda con una produzione giornaliera su 3 turni di 1.050  vetture che sono gli obiettivi dichiarati dal Gruppo per realizzare gli  investimenti a Pomigliano.
Se la Fiat sceglie di applicare in tal modo il Ccnl e le leggi, la  Fiom ne prende atto senza alcuna opposizione, disponibili ovviamente ad  una applicazione anche delle parti più rigorose e severe.
Non accedere a questa soluzione renderebbe evidente che per la Fiat  l’obbiettivo non è né quello della produzione né quello della  flessibilità/compatibilità produttiva, ma come evidenziato dalle  dichiarazioni dei ministri Sacconi e Tremonti l’obiettivo diventerebbe  quello di voler affermare il superamento del Ccnl e aprire la strada al  superamento dello Statuto dei diritti dei lavoratori.
Il Comitato centrale della Fiom ribadisce inoltre che deroghe al Ccnl  e la messa in discussione di diritti indisponibili non sono materia a  disposizione della contrattazione, sia nei singoli stabilimenti che a  livello nazionale. Tanto meno, possono essere materia di ricatto verso  le lavoratrici e i lavoratori che dovrebbero scegliere tra mantenere un  posto di lavoro o rinunciare ai loro diritti individuali compresi quelli  sanciti dalla Costituzione in materia di sciopero e di contrattazione  collettiva delle condizioni di lavoro, elementi che uniscono la libertà e  la democrazia di un paese.
Per l’insieme di tali impegni il Comitato centrale condivide e  sostiene la scelta di considerare non accettabile il documento  conclusivo proposto dalla Fiat per lo stabilimento di Pomigliano e di  conseguenza decide che la Fiom non può firmare un testo con contenuti  che mettono in discussione diritti individuali, deroghe al Ccnl e con  profili di illegittimità in materia di malattia e diritto allo sciopero.
Il Comitato centrale della Fiom ribadisce la piena disponibilità a  garantire l’efficienza e la flessibilità produttiva dello stabilimento  di Pomigliano attraverso un’intesa che garantisca il massimo utilizzo  degli impianti, le flessibilità orarie utili a rispondere alla  fluttuazione del mercato, un’organizzazione della produzione che  garantisca qualità e produttività, salvaguardando le condizioni di  lavoro. Tutto ciò è possibile realizzarlo nell’ambito del Ccnl e delle  Leggi esistenti e su tali basi si riapra un vero tavolo di trattativa  per giungere ad un vero accordo.
Il Comitato centrale esprime profondo rispetto e massima solidarietà  verso le lavoratrici e i lavoratori della Fiat.
La Fiom nazionale concorderà con la Fiom di Napoli le modalità per  dare continuità al proprio ruolo di rappresentanza e tutela degli  interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.
Approvato all’unanimità
Comitato centrale Fiom – CGIL 
 
 
 
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