Ve la ricordate quella bella favoletta che
vi hanno insegnato in tutte le scuole di ogni ordine e grado che avete
frequentato e i cui personaggi erano la "concorrenza perfetta" che
garantiva il massimo dei benefici ai produttori e ai consumatori di beni, il mercato quale "migliore allocatore di beni
e servizi" immaginabile da mente umana, l'insuperabile efficienza della libera iniziativa privata che
garantisce sempre e comunque il meglio del meglio che si possa desiderare?
Ve la ricordate?
Dovreste, perché la favoletta viene ripetuta ogni giorno, milioni di volte al giorno,
da tutto l'universo mediatico con
cui venite in contatto (tv, giornali, web, pubblicità, ecc.)
Beh, adesso che vi siete ricordati
metteteci una pietra sopra e dimenticatevela, la favoletta, perché proprio da
uno dei massimi esponenti del pensiero unico fondato sulla religione del
mercato, il liderino renzifonzi,
abbiamo saputo che l'efficienza del mercato, della concorrenza, dell'iniziativa
privata è una insulsa buffonata. Nel senso che tutta questa efficienza non è assoluta, è relativa. Anzi relativissima.
Non che la cosa non fosse nota, anzi tutti
i manuali di economia appena decenti trattano il tema del "fallimento del mercato" in circostanze determinate, però
sentirlo dire a uno di quelli che ci sta tormentando giorno e notte dicendoci
che si deve liberalizzare,
privatizzare, rendere tutto più efficiente con sempre maggiori dosi di
"mercato" e di "concorrenza" fa un certo effetto.
Il liderino renzifonzi ce lo ha fatto
presente l'altro ieri quando ha presentato il supermega piano per la banda ultra super mega larghissima. Il piano
prevede investimenti per 12 miliardi, di cui 7 statali e 5 provenienti dai
"privati", per "non lasciare" nessuna zona d'Italia senza
banda larga, cioè senza Internet superveloce.
Il liderino ha ammesso, impappinandosi non
poco (vedere il video, dal minuto 2':45" in poi, per capire il disagio che
gli provocava dirlo), che i "privati" investono solo dove pensano di
potere fare profitti e quindi se si sta con la speranza che i
"privati" investano in infrastrutture per portare la banda extra
large pure nei paesini di montagna del già sottosviluppato Sud stiamo freschi.
Pertanto che fa lo Stato? Mette mano al
portafoglio e sgancia una montagna di denari per incentivare i "privati"
a investire dove non c'è nulla da guadagnare. In altre parole lo Stato paga i privati per garantire un
servizio che i privati, cioè l'efficientissimo libero mercato di questa gran
cippa, non riescono a garantire.
Detto con altre parole ancora, per chi
fosse duro di comprendonio, lo Stato si
fa carico delle inefficienze, del fallimento, del mercato pagando
profumatissimamente con denari pubblici i privati pregandoli di fare una cosa
che non farebbero manco morti. Chiaro adesso?
Eppure, ve lo ricordate?, la Telecom (come mille altre aziende di Stato),
quindici anni fa, è stata privatizzata sotto la spinta mortifera dell'onda
anomala che chiedeva più mercato e meno Stato. Perché il mercato è il bene e lo
Stato è il male. Epperò, all'evidenza, il mercato fa schifo almeno quanto lo
Stato visto che se fosse stato efficiente oggi non solo ci sarebbe la banda
larga almeno in tutte le città capoluogo di regione (e così non è) ma pure nel
più piccolo paesello sperduto in mezzo alle valli delle Madonie.
E questo al netto di tutte le porcherie finanziarie che si sono fatte
alle spalle di una delle maggiori compagnie di telecomunicazioni del mondo che
l'hanno ridotta ad un pozzo senza fondo di debiti arricchendo però un pugno di
"liberi imprenditori" uno più inefficente e deficiente dell'altro (da
colaninno e i "capitani
coraggiosi" di dalemiana memoria ai tronchetti
groviera).
Cinquant'anni fa le cose non erano così
disgustose.
Cinquant'anni fa o poco più (luglio 1962
per essere precisi) Amintore Fanfani
assieme a Pietro Nenni, in procinto
di entrare nella maggioranza di governo, per risolvere il penoso problema
dell'assenza di energia elettrica in mezza Italia (isole comprese) non chiese alle compagnie elettriche
private se volevano aderire ad un piano per portare la luce a tutti gli
italiani. No, fece un'altra cosa:
consapevole del "fallimento del mercato", nazionalizzò tutte le compagnie elettriche e creò l'Enel. Che portò la luce ovunque. E affanculo
l'efficienza del mercato.
Ora tutti a battere le manine al liderino
renzifonzi che, coraggiosamente, "stacca
assegni" come dice lui, per ammodernare la città e fare vedere a tutti
YouPorn sul telefonino e nessuno che noti come questo "staccare
assegni" dia la certificazione, incontrovertibile oltre che ennesima, che il dio unico chiamato mercato è un dio
fallito per definizione e chi crede alla sua efficienza sempre e ovunque è più
fallito del dio che adora.
P.S.: ah, un'altra cosa. Avete sentito che
i cinesi della Tre e i russi della Wind hanno fuso le due società creando
il primo operatore di telefonia mobile in Italia? Adesso gli operatori sono
diventati tre da quattro che erano. Era
già un oligopolio prima e lo è ancora di più adesso. La prova provata,
l'ennesima, che il "mercato" - lungi dal prediligere la famosa
atomizzazione di produttori e consumatori, cioè la dura concorrenza tra
produttori in primis che abbassa i
costi e migliora i prodotti - predilige
la concentrazione, l'accordo tra i concorrenti, i "cartelli" e,
in ultima analisi, la "reductio ad
unum" cioè la tendenza al monopolio privatistica, cioè il massimo dell'inefficienza del
"libero mercato".
Un'altra prova dell'esistenza del dio
fallito.
Turi Comito