lunedì 10 agosto 2015

il dio fallito

Ve la ricordate quella bella favoletta che vi hanno insegnato in tutte le scuole di ogni ordine e grado che avete frequentato e i cui personaggi erano la "concorrenza perfetta" che garantiva il massimo dei benefici ai produttori e ai consumatori di beni, il mercato quale "migliore allocatore di beni e servizi" immaginabile da mente umana, l'insuperabile efficienza della libera iniziativa privata che garantisce sempre e comunque il meglio del meglio che si possa desiderare?
Ve la ricordate?
Dovreste, perché la favoletta viene ripetuta ogni giorno, milioni di volte al giorno, da tutto l'universo mediatico con cui venite in contatto (tv, giornali, web, pubblicità, ecc.)
Beh, adesso che vi siete ricordati metteteci una pietra sopra e dimenticatevela, la favoletta, perché proprio da uno dei massimi esponenti del pensiero unico fondato sulla religione del mercato, il liderino renzifonzi, abbiamo saputo che l'efficienza del mercato, della concorrenza, dell'iniziativa privata è una insulsa buffonata. Nel senso che tutta questa efficienza non è assoluta, è relativa. Anzi relativissima.
Non che la cosa non fosse nota, anzi tutti i manuali di economia appena decenti trattano il tema del "fallimento del mercato" in circostanze determinate, però sentirlo dire a uno di quelli che ci sta tormentando giorno e notte dicendoci che si deve liberalizzare, privatizzare, rendere tutto più efficiente con sempre maggiori dosi di "mercato" e di "concorrenza" fa un certo effetto.
Il liderino renzifonzi ce lo ha fatto presente l'altro ieri quando ha presentato il supermega piano per la banda ultra super mega larghissima. Il piano prevede investimenti per 12 miliardi, di cui 7 statali e 5 provenienti dai "privati", per "non lasciare" nessuna zona d'Italia senza banda larga, cioè senza Internet superveloce.
Il liderino ha ammesso, impappinandosi non poco (vedere il video, dal minuto 2':45" in poi, per capire il disagio che gli provocava dirlo), che i "privati" investono solo dove pensano di potere fare profitti e quindi se si sta con la speranza che i "privati" investano in infrastrutture per portare la banda extra large pure nei paesini di montagna del già sottosviluppato Sud stiamo freschi.
Pertanto che fa lo Stato? Mette mano al portafoglio e sgancia una montagna di denari per incentivare i "privati" a investire dove non c'è nulla da guadagnare. In altre parole lo Stato paga i privati per garantire un servizio che i privati, cioè l'efficientissimo libero mercato di questa gran cippa, non riescono a garantire.
Detto con altre parole ancora, per chi fosse duro di comprendonio, lo Stato si fa carico delle inefficienze, del fallimento, del mercato pagando profumatissimamente con denari pubblici i privati pregandoli di fare una cosa che non farebbero manco morti. Chiaro adesso?
Eppure, ve lo ricordate?, la Telecom (come mille altre aziende di Stato), quindici anni fa, è stata privatizzata sotto la spinta mortifera dell'onda anomala che chiedeva più mercato e meno Stato. Perché il mercato è il bene e lo Stato è il male. Epperò, all'evidenza, il mercato fa schifo almeno quanto lo Stato visto che se fosse stato efficiente oggi non solo ci sarebbe la banda larga almeno in tutte le città capoluogo di regione (e così non è) ma pure nel più piccolo paesello sperduto in mezzo alle valli delle Madonie.
E questo al netto di tutte le porcherie finanziarie che si sono fatte alle spalle di una delle maggiori compagnie di telecomunicazioni del mondo che l'hanno ridotta ad un pozzo senza fondo di debiti arricchendo però un pugno di "liberi imprenditori" uno più inefficente e deficiente dell'altro (da colaninno e i "capitani coraggiosi" di dalemiana memoria ai tronchetti groviera).
Cinquant'anni fa le cose non erano così disgustose.
Cinquant'anni fa o poco più (luglio 1962 per essere precisi) Amintore Fanfani assieme a Pietro Nenni, in procinto di entrare nella maggioranza di governo, per risolvere il penoso problema dell'assenza di energia elettrica in mezza Italia (isole comprese) non chiese alle compagnie elettriche private se volevano aderire ad un piano per portare la luce a tutti gli italiani. No, fece un'altra cosa: consapevole del "fallimento del mercato", nazionalizzò tutte le compagnie elettriche e creò l'Enel. Che portò la luce ovunque. E affanculo l'efficienza del mercato.
Ora tutti a battere le manine al liderino renzifonzi che, coraggiosamente, "stacca assegni" come dice lui, per ammodernare la città e fare vedere a tutti YouPorn sul telefonino e nessuno che noti come questo "staccare assegni" dia la certificazione, incontrovertibile oltre che ennesima, che il dio unico chiamato mercato è un dio fallito per definizione e chi crede alla sua efficienza sempre e ovunque è più fallito del dio che adora.

P.S.: ah, un'altra cosa. Avete sentito che i cinesi della Tre e i russi della Wind hanno fuso le due società creando il primo operatore di telefonia mobile in Italia? Adesso gli operatori sono diventati tre da quattro che erano. Era già un oligopolio prima e lo è ancora di più adesso. La prova provata, l'ennesima, che il "mercato" - lungi dal prediligere la famosa atomizzazione di produttori e consumatori, cioè la dura concorrenza tra produttori in primis che abbassa i costi e migliora i prodotti - predilige la concentrazione, l'accordo tra i concorrenti, i "cartelli" e, in ultima analisi, la "reductio ad unum" cioè la tendenza al monopolio privatistica, cioè il massimo dell'inefficienza del "libero mercato".

Un'altra prova dell'esistenza del dio fallito.

 Turi Comito

 
 

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