venerdì 9 gennaio 2015

Nessun pasto è gratis, ovvero…

…di alcune perplessità contabili della serva intorno alla presunta rivoluzione copernicana dell’attuale italico governo

In questo finire dell’anno corrente, in conseguenza dei meccanismi innescati dalla legge Fornero del 2012 in relazione alla riforma degli ammortizzatori sociali, decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici ultracinquantenni vengono licenziati in tutto il paese per «non perdere» un anno di mobilità; una quantità, al momento imprecisabile, di crisi aziendali viene risolta mettendo in mobilità, più o meno incentivata, migliaia di dipendenti a prescindere dalla possibilità di raggiungere i requisiti pensionistici, tanto sotto il profilo contributivo quanto sotto quello dell’età anagrafica: tutto questo per non perdere l’opportunità di un anno di indennità dal 30% al 50% inferiore al loro salario contrattuale, ma valido per maturare la copertura pensionistica figurativa.

Una botta di c… che di questi tempi non va sprecata.

Già dallo scorso anno, invece, sempre come conseguenza della legge Fornero, va assumendo dimensioni sempre più rilevanti il fenomeno delle dimissioni volontarie cui viene, per così dire, indotti un numero crescente di dipendenti per non danneggiare i padroni che, ove li licenziassero, dovrebbero pagare all’Inps una penale di circa 240 €, compromettendosi altresì la possibilità di godere di benefici contributivi e/o sgravi fiscali assortiti. La perdita del diritto all’Aspi o alla MiniAspi, con annessi assegni al nucleo familiare da parte di lavoratori e lavoratrici è un incidentale effetto collaterale che, per quanto deprecabile, costituisce il prezzo che qualcuno deve pur pagare, e certamente non possono essere le imprese – fulcro delle ipotesi governative per uscire dalla crisi – a farsene carico.

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fonte : http://www.connessioniprecarie.org
autore : M Fontana - 31 dicembre 2014

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