venerdì 5 ottobre 2012

Lavoro e dignità / Lo sciopero è un fatto inaccettabile


due articoli di Marco Cedolin dal suo blog  http://ilcorrosivo.blogspot.it

Lavoro e dignità 

 

Sul fatto che il lavoro possa rappresentare la dignità, così come si evince da uno striscione "lavoro é dignità" srotolato da un manipolo di operai dell'Ilva di Taranto, impegnati ad occupare a turno l'altoforno in odore di chiusura, continuiamo ad avere molti dubbi. Il lavoro molto spesso non é altro che un sacrificio necessario per vivere o sopravvivere e nel migliore dei casi può rivestire un ruolo importante nell'ambito della realizzazione personale, ma non rende liberi, nè tanto meno dignitosi.
La dignità é un qualcosa che alligna nel nostro animo e traspare dalle azioni che compiamo tutti i giorni, a prescindere dal fatto che noi si lavori o si sia disoccupati.
L'unico fattore che accomuna i due termini é l'evidenza del fatto che nell'Italia di oggi tanto il lavoro quanto la dignità latitano drammaticamente, senza che nessun segnale possa indurci a sperare che in tempi brevi il deficit venga colmato....


In quella guerra fra poveri nella quale si é ormai trasformato il moribondo mondo del lavoro italiano esistono una marea di lavoratorie che stanno per essere trascinati nell'inferno della precarietà e della disoccupazione dalle scelte di un sistema di potere che loro stessi, ostentando ben poca dignità ed ancor meno lungimiranza, hanno nel tempo avallato, per comodità, per "timidezza" e per paura di perdere quelli che consideravano privilegi acquisiti.

Non era certo impossibile comprendere il punto di arrivo della politica iper liberista applicata dai mentori della globalizzazione negli ultimi decenni, con il consenso di larga parte della popolazione. Con tutto il suo carico di delocalizzazioni, dumping sociale, scempi ambientali e ricatti occupazionali.
Per realizzare quale sarebbe stato il punto di arrivo di tutte le scelte scellerate (compiute scientemente con uno scopo preciso) che ci hanno portati allo stato in cui siamo oggi, sarebbe bastato applicarsi un poco e dedicare qualche ora ad informarsi, magari rubandola alla full immersion nel calcio di sky, nelle sitcom a lustrini, nei paradisi dello shoppimg o nelle immancabili corse ai weekend fuori porta.
Per contrastare attivamente l'incedere del treno costruito per trasportarci verso l'abisso sarebbe forse stato sufficiente recuperare un poco di dignità e molto coraggio, puntare i piedi e dire no a tutte quelle scelte velenose che la politica ed i media presentavano come imprescindibili, quasi fosse stato lo spirito santo ad imporle.

Mi dispiace, ma pur con l'ausilio di svariati quintali di buona volontà, non riesco a vedere alcun barlume di dignità allignare fra gli operai della Fiat che hanno accettato di buon grado ogni passo del gambero sia stato loro imposto dalla proprietà e dai sindacati collusi con la stessa. Non vedo dignità fra gli operai dell'Ilva che mai si sono preoccupati del fatto che il lavoro con il quale mantenevano le proprie famiglie riempisse le corsie dei reparti di oncologia di malati condannati ad una morte atroce, ma oggi ritengono di ostentarne una qualche forma, salendo su un altoforno per difendere il posto di lavoro e fare gli interessi della proprietà che da decenni costruisce profitti miliardari sulla pelle della popolazione.
Così come non vedo alcuna dignità fra gli operai della CMC che a Vicenza hanno costruito una base di guerra e in Val di Susa stanno sbancando la montagna contro il volere dei cittadini ai quali regaleranno tanti nuovi tumori e sotto la protezione della polizia.

Il lavoro, a maggior ragione quando si tratta di un lavoro "sporco" non é dignità. La dignità é saper dire di no, quando si rivela necessario, anche se per aver puntato i piedi occorrerà pagare dazio, mettersi in discussione e rendere più duro il presente dei nostri figli, consapevoli del fatto che si tratta di un sacrificio necessario perchè loro e gli altri abbiano un futuro.
26/09/2012


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Lo sciopero è un fatto inaccettabile 

 

La giornata di sciopero del trasporto pubblico loocale che ieri ha paralizzato le principali città italiane sembra avere provocato di tutto e di più. 

Orde di cittadini in preda al panico in fuga nelle gallerie del metrò milanese come fossero inseguiti dagli zombies di Resident Evil, ressa in ogni dove, malori, tensioni e perfino manipoli di "eroi" disposti ad immolare il proprio corpo strisciamdo sotto le saracinesche in chiusura, pur di riuscire a prendere l'ultimo treno prima dello stop alla circolazione. Orde di pennivendoli pronti a sbavare rabbia dichiarando che "uno sciopero così non è da paese civile" e addirittura il garante sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali Roberto Alesse che con un tempismo da orologio svizzero si è affrettato ad aprire un'inchiesta sull'astensione dal lavoro in oggetto.

Comprendiamo bene come nell'Italia governata dai banchieri lo sciopero somigli sempre più ad una creatura mitologica alla cui vista inorridire e darsi alla fuga pervasi dal panico....



E lo stesso pensiero che qualcuno possa scioperare, in un momento storico in cui qualsiasi lavoro da schiavo viene considerato alla stregua di un privilegio inarrivabile sembri ai più esercizio di pura follia.
Così come comprendiamo la frustrazione e la paura delle molte persone il cui imperativo è quello di arrivare al lavoro comunque con ogni mezzo, perché se non ci arrivano nessuno pagherà loro la giornata e malauguratamente il lavoro potrebbero anche perderlo, dal momento che i contratti da schiavo sdoganati dalla legge Biagi fra i plausi generali  non contemplano più alcuna tutela.

E ancora comprendiamo la ferocia degli scribacchini da guardia tenuti generalmente a catena, qualora in occasioni speciali come questa venga loro concessa dal padrone libertà di ringhiare, azzannare e sfogarsi come meglio credono, purchè naturalmente si tratti delle gambe giuste. Ed anche lo zelo con cui si è mobilitato il garante, dal momento che il suo mestiere consiste proprio nel far si che gli eventuali scioperi non arrechino danno a nessuno e possibilmente neppure si vedano.

Quello che invece fatichiamo a comprendere é la presunzione ostentata da tutto il carrozzone mainstream nel presentare uno sciopero generale alla stessa stregua di una calamità naturale, sfruttando per avvalorare la propria tesi l'isteria collettiva dei forzati da pendolarismo e la paranoia modello americano che ormai si è impadronita di molti italiani.
Dimenticando completamente di ragguagliare il lettore/ascoltatore sul motivo che ha indotto i lavoratori del trasporto pubblico locale a scioperare. Cioé il fatto che il loro contratto non viene rinnovato dal 2007, abominio realmente indegno di un paese civile e anche di quelli che nella nostra supponenza siamo usi considerare scarsamente ricchi di civiltà.

L'unico fatto realmente inaccettabile è proprio quello che l'informazione, primo gurdaspalle dei banchieri, anzichè rispondere alla domanda "ma perchè questi scioperano?"che ieri milioni di cittadini si saranno posti, preferisca focalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla calca, i disagi, gli svenimenti.

Si trattava di uno sciopero, il cui scopo precipuo è proprio quello di creare disagi, per attirare l'attenzione su un problema, in questo caso anche di una certa gravità.
Non di un ciclone tropicale, anche se di questi tempi nel nostro paese è certo più alta la probabilità d'imbattersi nel secondo piuttosto che nel primo.
03/10/2012

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