Tecnicamente è un colpo di stato. E’ giunta infatti notizia che nel Decreto legislativo attuativo della legge Brunetta sul pubblico impiego, sarà stabilita la proroga delle Rappresentanze sindacali unitarie per altri tre anni. Nella sostanza non si procederà a rieleggere le Rsu alla loro scadenza, ma esse continueranno a operare senza essere state votate. La prima scadenza che rischia di essere cancellata è quella di fine anno, quando, guarda caso, si dovrebbero rinnovare le Rsu della scuola. Cioè quelle nelle quali più si potrebbe verificare il rifiuto della controriforma Gelmini e della subalternità ad essa dei sindacati amici del governo, Cisl, Uil, Ugl e altri. (...)
Il 30 aprile è stata sottoscritta da Cisl e Uil l’intesa separata sulle regole contrattuali per il pubblico impiego, un intesa che, se possibile, peggiora le norme dell’accordo separato del 22 gennaio. Contemporaneamente il governo cancella le elezioni delle Rappresentanze sindacali. E’ evidente quello che sta avvenendo: si sta costruendo un sistema autoritario, un vero e proprio regime sindacale, nel quale la democrazia, il diritto dei lavoratori a scegliere chi li rappresenta e a decidere sulla contrattazione, è semplicemente abolito.
Gli accordi separati non sono stati sottoposti a referendum, da quelli confederali a quello della Fincantieri. In un solo caso si è votato: alla Piaggio, dove Fim e Uilm erano sicure di vincere. Ora non si dovrebbe votare più per tre anni per le Rsu nei settori pubblici. E tutto questo avviene nel sostanziale silenzio della stampa e dell’opinione pubblica, come se il mondo del lavoro fosse già a parte e i suoi diritti democratici estranei a quelli di tutti i normali cittadini.
E’ una situazione gravissima che nasce dall’accordo politico tra governo, Cisl e Uil e Confindustria di gestire assieme la crisi, cancellando la democrazia e la partecipazione sindacale. Chi nella Cgil continua a illudersi sulla possibilità di ripristinare a breve l’antica unità, è servito. Si può essere uniti con Cisl e Uil solo accettando di essere una minoranza senza diritto di voto. E, soprattutto, accettando che siano il governo e la Confindustria a decidere qual è la rappresentanza sindacale dei lavoratori.
Giorgio Cremaschi
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