Giorgio Cremaschi: “Berlusconi e Veltroni: ricette sulla crisi opposte e altrettanto vecchie”
Il precipitare della crisi economica dimostra che tutte le vecchie politiche economiche e sociali non servono a nulla. Non servono né le politiche liberiste e di rottura sindacale di Berlusconi, né gli appelli al patto sociale di Veltroni. Quello che serve oggi è un intervento immediato a sostegno dei redditi da lavoro e da pensione e per bloccare la cancellazione dei posti di lavoro. Non bisogna aver paura di ripristinare l’intervento pubblico nell’economia, ma, per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, bisogna finanziare gli investimenti, pretendendo impegni occupazionali e produttivi. La Confindustria deve rinunciare all’idea di smantellare o anche solo ridimensionare il Contratto nazionale. Oggi infatti tutta l’impostazione sul salario-produttività e sull’aziendalizzazione delle relazioni sindacali, si rivela aria fritta, quando è necessario difendere il salario dei lavoratori in tutta Italia.
In conclusione è bene che si capisca che la drammaticità della crisi impone radicali cambiamenti a politici, imprenditori e sindacati e che nessuna continuità può esserci con le politiche economiche e sociali che in questi anni hanno compresso il costo e le condizioni di lavoro e esaltato la finanza e la speculazione.
Giorgio Cremaschi: “Dopo il voto al Senato che da il via libera ai licenziamenti di massa, lo sciopero generale del 12 è solo l’inizio della lotta contro l’alleanza tra governo e Confindustria”
Nelle more del decreto Alitalia abbiamo scoperto un nuovo vergognoso attacco ai fondamentali diritti del lavoro. Infatti, il voto del Senato sul decreto modifica l’articolo 2112 del Codice Civile, eliminando la garanzia di mantenimento del salario e dei diritti per i lavoratori che vengono trasferiti da un’azienda all’altra. Questo dimostra che si vuole affrontare la crisi colpendo ancor di più il salario e i diritti del lavoro e che l’Alitalia è stata la leva su cui agire per dare il via ai licenziamenti di massa.
Già con il decreto salva manager il governo aveva mostrato cosa intende per soluzione delle crisi: l’impunità per chi ne è responsabile. Oggi, con il voto al Senato, il governo, in totale accordo con la Confindustria, conferma che la crisi è un’occasione per licenziare e distruggere salari e contratti.
Dopo questa nuova decisione del governo non solo c’è la necessità di confermare lo sciopero generale, ma anche di continuare la mobilitazione contro l’alleanza industriali governo che sta portando il lavoro e il paese al disastro.
Il precipitare della crisi economica dimostra che tutte le vecchie politiche economiche e sociali non servono a nulla. Non servono né le politiche liberiste e di rottura sindacale di Berlusconi, né gli appelli al patto sociale di Veltroni. Quello che serve oggi è un intervento immediato a sostegno dei redditi da lavoro e da pensione e per bloccare la cancellazione dei posti di lavoro. Non bisogna aver paura di ripristinare l’intervento pubblico nell’economia, ma, per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, bisogna finanziare gli investimenti, pretendendo impegni occupazionali e produttivi. La Confindustria deve rinunciare all’idea di smantellare o anche solo ridimensionare il Contratto nazionale. Oggi infatti tutta l’impostazione sul salario-produttività e sull’aziendalizzazione delle relazioni sindacali, si rivela aria fritta, quando è necessario difendere il salario dei lavoratori in tutta Italia.
In conclusione è bene che si capisca che la drammaticità della crisi impone radicali cambiamenti a politici, imprenditori e sindacati e che nessuna continuità può esserci con le politiche economiche e sociali che in questi anni hanno compresso il costo e le condizioni di lavoro e esaltato la finanza e la speculazione.
Giorgio Cremaschi: “Dopo il voto al Senato che da il via libera ai licenziamenti di massa, lo sciopero generale del 12 è solo l’inizio della lotta contro l’alleanza tra governo e Confindustria”
Nelle more del decreto Alitalia abbiamo scoperto un nuovo vergognoso attacco ai fondamentali diritti del lavoro. Infatti, il voto del Senato sul decreto modifica l’articolo 2112 del Codice Civile, eliminando la garanzia di mantenimento del salario e dei diritti per i lavoratori che vengono trasferiti da un’azienda all’altra. Questo dimostra che si vuole affrontare la crisi colpendo ancor di più il salario e i diritti del lavoro e che l’Alitalia è stata la leva su cui agire per dare il via ai licenziamenti di massa.
Già con il decreto salva manager il governo aveva mostrato cosa intende per soluzione delle crisi: l’impunità per chi ne è responsabile. Oggi, con il voto al Senato, il governo, in totale accordo con la Confindustria, conferma che la crisi è un’occasione per licenziare e distruggere salari e contratti.
Dopo questa nuova decisione del governo non solo c’è la necessità di confermare lo sciopero generale, ma anche di continuare la mobilitazione contro l’alleanza industriali governo che sta portando il lavoro e il paese al disastro.
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