Democrazia e pluralismo sono negate nella Fiom di Landini (...)
In preparazione dell'assemblea nazionale dei delegati
 Fiom che si è tenuta a Cervia avevamo più volte richiesto, sino a 
formalizzarlo per iscritto, il rispetto del pluralismo di mozione che, è
 utile ricordarlo, nasce dall'alleanza congressuale tra Rinaldini, 
all'epoca segretario generale Fiom, e Cremaschi, portavoce della Rete 28
 aprile. La risposta è stata negativa. La platea dell'assemblea è stata 
costruita con l'esplicito mandato ai territori di garantire delegazioni,
 a prescindere,favorevoli al documento di maggioranza, tranne, 
ovviamente, che per la prima mozione sulla quale c'è l'esplicito obbligo
 statutario a garantire la rappresentanza. Ciò testimonia una volta di 
più il devastante processo di degenerazione autoritaria del sindacato a 
fronte della sua incapacità di produrre una risposta adeguata a 
salvaguardare la condizione dei lavoratori. Un'organizzazione che 
costruisce e seleziona i suoi gruppi dirigenti sulla fedeltà, sulla 
“lealtà” può certo governare un'assemblea, un direttivo, ma non potrà 
mai né combattere né tanto meno vincere battaglia alcuna per i 
lavoratori. 
Non a caso la stretta autoritaria 
interna alla Fiom è parte integrante della svolta moderata di Landini 
che ha prodotto il totale rientro dei metalmeccanici nelle scelte della 
Cgil. 
Nella Fiom di Landini si può certo 
dissentire ma sei fuori da tutto, c'è il pluralismo ma se e quanto lo 
decide la maggioranza. E' così che si combatte l'autoritarismo di una 
Fiat che controlla, spia e identifica ogni singolo lavoratore per 
accertarne i comportamenti e per intimidire?
Era 
la prima assemblea nazionale dei delegati dopo la rottura della 
maggioranza e la cacciata dalla segreteria nazionale ed il pluralismo è 
stato negato proprio perchè si voleva affermare d'autorità, a tavolino, 
la riduzione di peso della Rete 28 aprile.
Non accetteremo in nessun modo questa penalizzazione.
 Tuttavia
 non siamo noi le prime vittime di questa degenerazione autoritaria, le 
prime vittime sono i lavoratori e le lavoratrici. Quelli a cui non 
bastano applausi e standing ovation, peraltro costantemente in calo, per
 cambiare una condizione che precipita ogni giorno di più. Quelli a cui 
serve un sindacato democratico, combattivo che abbia il coraggio della 
coerenza tra le enunciazioni e la pratica. Un coraggio che, sappiamo, è 
merce sempre più rara.Sergio Bellavita
16/01/2013
Rete 28 aprile in Fiom
* * *
Riflessioni su Melfi
E' inutile che gli operai di Melfi piangano lacrime amare e si disperino
 sulla fabbrica che chiude o che gli operai dell'Alcoa reclamino 
investimenti per l'alluminio in Sardegna. Fino a quando le fabbriche o 
le miniere lavorano per fare merci e per il mercato l'occupazione il 
lavoro la vita dei lavoratori e delle loro città sono legati al ciclo 
delle vendite e dei profitti. Pretendere magari chiudendosi dentro un 
pozzo o salendo come gli stiliti su una torre che le aziende continuino 
comunque a produrre è inutile ed insensato.
Per questo bisogna creare un sistema economico in cui si produca non per
 fare merci ma beni e servizi necessari alla società. Un sistema  che 
non metta in competizione i prodotti ma soltanto li assegni ai bisogni 
della popolazione. Insomma ci vuole la produzione socialista ed una 
società finalmente calma non agitata dall'ansia e dalla frenesia della 
competizione della velocità del profitto. Una società serena che è 
capace di vivere con poche ore di lavoro in cui la popolazione si 
dedichi alla cultura agli svaghi alla conoscenza al sapere. Non è utopia
 ma un bisogno urgente! 
Pietro Ancona 
 
 
 
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