lunedì 21 novembre 2011

Giorgio Cremaschi: "Contro il fascismo Fiat fatti, non parole”

Un anno e mezzo fa a Pomigliano Marchionne per la prima volta imponeva il suo diktat.
Allora in tanti dissero che quella era un’eccezione. Oggi quell’eccezione è diventata la distruzione del contratto nazionale e la negazione delle più elementari libertà per i lavoratori.
Quello della Fiat è un sostanziale fascismo, perché non solo si vogliono imporre condizioni di supersfruttamento ai lavoratori, ma si vuole anche impedire ad essi la libera azione sindacale e persino il libero voto per le proprie rappresentanze. Nemmeno negli anni Cinquanta la Fiat si sognò di abolire le elezioni delle Commissioni interne. Oggi Marchionne stabilisce un sistema extracostituzionale ed extralegale che cancella per i lavoratori Fiat le libertà costituzionali.
Non è più il tempo delle parole o dei timidi distinguo. Ognuno è chiamato a dire da che parte sta. In primo luogo chiediamo una rigorosa autocritica a chi, dicendosi di sinistra e per la democrazia come i sindaci di Torino e Firenze, ha sinora appoggiato l’autoritarismo di Marchionne. Il governo, a sua volta, ha uno strumento molto semplice per dimostrare che non è d’accordo con la Fiat: mettere in mora e abolire l’articolo 8 della manovra del precedente governo. Senza quell’articolo l’operazione di Marchionne è priva di qualsiasi sostegno giuridico. Se questo non verrà fatto vorrà dire che il governo sostiene nei fatti l’azione della Fiat.
Il tempo delle parole è finito, se si vuole fermare il dilagare del fascismo aziendale dalla Fiat a tutto il paese, è il momento di fatti nudi e crudi.

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