mercoledì 29 aprile 2009

Breve storia del 1° maggio

“Non si tratta di un problema di numero. Grande o piccola questa manifestazione del 1° Maggio è l'affermazione del principio di solidarietà e di unione degli operai di tutti i paesi ed è questo che farà del 1° Maggio una giornata unica nella storia del mondo”
Dall'appello ai lavoratori della Gran Bretagna della Federazione nazionale delle organizzazioni operaie, 1890, 1° Maggio

La nascita della giornata internazionale del Primo Maggio è legata alle lotte per la settimana corta e la giornata lavorativa di 8 ore che coincidono con l'inizio dell'industrializzazione di massa negli Stati Uniti. Potrebbe sembrare che la richiesta di un salario più alto sia stata la causa scatenante dei primi scioperi negli USA, ma in realtà furono sempre poste in primo piano le richieste per la settimana corta e per il diritto di organizzazione dei lavoratori.

All'inizio del 1800 l'orario di lavoro era “dall'alba al tramonto” e oscillava dalle 14 fino alle 18 ore; fu negli anni '20 e '30 che iniziarono gli scioperi per la riduzione dell'orario giornaliero a 10 ore.
Si fa risalire al 1827 (sciopero dei lavoratori di Filadelfia), la nascita della prima Unione Sindacale del mondo.
Nonostante la crisi del 1837 i lavoratori degli Stati Uniti riuscirono ad imporre al governo (presidenza Van Duren), l'approvazione di un decreto che fissava in 10 ore l'orario per tutti i dipendenti pubblici.
E nonostante questa misura non fosse stata ancora estesa a tutto il comparto industriale, il movimento dei lavoratori lanciò la parola d'ordine della giornata di 8 ore che fu raccolta anche dai lavoratori australiani che coniarono lo slogan “8 ore di lavoro, 8 ore di riposo, 8 ore per il resto” e che raggiunsero il loro obbiettivo nel 1856.

La rivendicazione della giornata di 8 ore entrò a far parte del patrimonio politico della classe operaia americana che propose di organizzare un movimento che avesse questo tema come punto principale.
Nel 1866, i delegati di tre grandi organizzazioni sindacali fondarono la prima union su scala nazionale, la National Labor Union (NLU), guidata da William. H. Sylivis.
La NLU stabilì relazioni con la Prima Internazionale e, nell'agosto del 1866, inserì nella sua linea d'azione, la liberazione del lavoro dalla schiavitù del capitalismo, la giornata di 8 ore come orario legale per i lavoratori americani e la necessità di un'azione indipendente dalla politica.
Rappresentanti della NLU parteciparono al Congresso dell'Internazionale, dove presentarono la loro piattaforma, e nel settembre 1866 la rivendicazione per la giornata di 8 ore fu accolta e fatta propria anche dall'Internazionale.

Nel 1872 l'Internazionale fu trasferita da Londra a New York dove sarebbe nata la Seconda Internazionale; al suo Congresso di Parigi (1889) la data del Primo Maggio venne proclamata giornata internazionale dei lavoratori; il primo maggio sarebbe stato in giorno di lotta per ottenere la giornata lavorativa di 8 ore.

Questa risoluzione fu influenzata da quanto deciso a Chicago dove la Federation of Organizations Trade and Labor Unions of the United States and Canada (AFL), sancì che il Primo Maggio sarebbe stato il labor day.

La crescita di combattività dei lavoratori spinse la borghesia a rispondere con la repressione: gli scioperi furono repressi dalle truppe e nel 1875 dieci minatori furono mandati al patibolo.

Al Congresso della AFL del 1885, fu ripresentata la proposta di uno sciopero per le 8 ore da attuare il 1° maggio 1886 e diverse organizzazioni prepararono azioni di lotta (da ricordare per questo la federazione dei Carpenters and Cigar Makers).
Le agitazioni portarono non solo ad un aumento degli iscritti alle organizzazioni sindacali, ma anche alla crescita del loro prestigio e del loro peso politico tra i lavoratori, tanto che “leghe per le 8 ore” sorsero in moltissime città contribuendo con il loro spirito combattivo a galvanizzare e influenzare le masse dei lavoratori non organizzati.
Il centro dello sciopero fu Chicago - dove il movimento operaio era particolarmente forte - ma in questa lotta furono coinvolte molte altre città. La Central Labor Union (CLU), l'ala “sinistra” del movimento, dette il suo pieno appoggio alle “leghe per le 8 ore” ed il sabato precedente il Primo Maggio organizzò una manifestazione che mobilitò ben 25.000 lavoratori.

Il Primo Maggio 1886 i lavoratori di Chicago scesero in sciopero, dimostrando la più grande solidarietà di classe che il movimento operaio americano avesse mai sperimentato fino ad allora con una mobilitazione che ebbe una grande importanza politica per il movimento.

Queste lotte furono oggetto di una brutale repressione da parte della polizia e il 4 maggio ci furono quelli che vennero poi chiamati “i fatti di Haymarket Square”.
Il 4 maggio, in Haymarket Square, fu organizzata una manifestazione di protesta per il criminale attacco portato il giorno prima dalla polizia ad una pacifica assemblea di lavoratori in sciopero della McCormick Reaper Works dove 6 lavoratori furono uccisi e molti altri feriti.

In Haymarket Square, durante la manifestazione di protesta, fu lanciata una bomba che innescò gli scontri tra lavoratori e polizia nei quali furono uccisi sette agenti e tre lavoratori.
In base a questi fatti, vennero condannati a morte e impiccati cinque esponenti del movimento operaio, mentre altri furono arrestati.

L'anno successivo ai fatti di Haymarket Square, la AFL decise di riproporre il Primo Maggio come giorno di lotta per le 8 ore.

Nel decennio 1880-90 si ebbe il rapidissimo sviluppo industriale degli Stati Uniti e l'espansione del suo mercato interno, ma la depressione del triennio 1883-85, seguita alla crisi del 1873, fu pagata molto duramente dalla classe lavoratrice americana che riprese la lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro, ponendo ancora la rivendicazione delle 8 ore come uno dei suoi principali obbiettivi di lotta.
Il Primo Maggio del 1890 fu ancora una giornata nazionale di grandi scioperi per la settimana corta.

Come detto, il 14 luglio 1889, al Congresso della Seconda Internazionale che si tenne a Parigi, venne approvata la seguente risoluzione: “una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente i tutti i paesi e in tutte le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore”.
Da allora sempre più larghi strati di lavoratori parteciparono alle dimostrazioni organizzate dalle organizzazioni sindacali di tutto il mondo.

Al successivo Congresso dell'Internazionale di Bruxelles, nel 1891, venne fissata definitivamente la data delle manifestazioni simultanee di tutto il mondo per le 8 ore: fu scelto il Primo Maggio.
La scelta non fu casuale: si voleva celebrare e ricordare le manifestazioni di Chicago del 1886 che furono represse nel sangue dalla polizia e dai sicari dell'Agenzia Pinkerton (i fatti della McCormick e di Haymarket Square che abbiamo ricordato in precedenza).

Il Congresso di Parigi del 1900 fece sua la risoluzione adottata a Zurigo nella quale si diceva che “le lotte del Primo Maggio dimostrano la determinazione della classe lavoratrice ad eliminare le differenze di classe”.
Le manifestazioni del Primo Maggio assunsero sempre più connotati e significati politici e in breve tempo il labour day, la giornata internazionale dei lavoratori, divenne la “giornata rossa”, la giornata alla quale le autorità di tutti i paesi guardavano come ad una minaccia.

Mentre cresceva la combattività e lo spirito rivoluzionario dei lavoratori, i dirigenti riformisti cercarono in tutti i modi di disinnescare il potenziale di lotta del Primo Maggio, cercando di spogliarlo del contenuto rivoluzionario che era venuto acquisendo per ridurlo a semplice giorno di festa e di riposo e, addirittura, spostando la celebrazione della “giornata internazionale” alla domenica più vicina al primo maggio di ogni anno, in modo che i lavoratori non potessero scioperare.

La prova dell'involuzione delle direzioni politiche e sindacali del movimento operaio si ebbe al momento dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Nel 1915, i socialdemocratici tedeschi chiesero ai lavoratori di rimanere al loro posto di lavoro, mentre i socialisti francesi assicurarono le autorità che non avevano niente da temere per il Primo Maggio, sostenendo anch'essi che era opportuno lavorare per la difesa del paese.
Era la fine politica della Seconda Internazionale, quello che sarebbe stato chiamato social-sciovinismo.

Solo i bolscevichi russi e altre minoranze rivoluzionarie di altri paesi rimasero realmente legati ai valori del socialismo e dell'internazionalismo. Denunciarono la guerra quale guerra imperialista e come macello di proletari che si uccidevano l'uno con l'altro in nome di interessi che non erano i loro; infine, si pronunciarono per una la trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria per abbattere i regimi capitalisti.

Gli scioperi parziali e le scaramucce di strada del Primo Maggio 1916 mostrarono comunque che moltissimi lavoratori di tutti i paesi in guerra non accettavano le posizioni dei propri dirigenti riformisti.

Nonostante la dichiarazione di guerra nel 1917, il Primo Maggio non fu dimenticato nemmeno negli Stati Uniti. Gli elementi rivoluzionari del Partito Socialista adottarono una risoluzione che denunciava la guerra come imperialista ed il Primo Maggio diventò giorno di protesta anche contro questa guerra.

La manifestazione organizzata a Cleveland portò in piazza più di ventimila lavoratori, ma fu attaccata brutalmente dalla polizia che uccise un lavoratore ferendone un altro, che sarebbe morto in seguito alle ferite ricevute.

Il Primo Maggio diventò gradualmente un momento centrale di lotta solo per il proletariato rivoluzionario internazionale. Alla rivendicazione originaria delle 8 ore ne furono aggiunte altre: 1) solidarietà internazionale della classe lavoratrice; 2) suffragio universale; 3) guerra contro la guerra; 4) lotta contro l'oppressione coloniale; 5) libertà per i prigionieri politici; 6) diritto ad organizzazioni politiche ed economiche della classe lavoratrice.

In Europa, la prima celebrazione del Primo Maggio avvenne nel 1890 e in Italia solo l'anno successivo, in un clima di estrema tensione. Il Primo Ministro italiano, Francesco Crispi, vietò ogni manifestazione e dette ordine a tutti i Prefetti del Regno di reprimere fermamente ogni dimostrazione non autorizzata.
A Roma, durante gli scontri con la polizia ci furono due morti e decine di feriti.

Sul terreno sindacale, all’obbiettivo della rivendicazione delle 8 ore si aggiunsero la rivendicazione di tutti i diritti civili negati e le questioni allora più impellenti.

Nel 1898, il Primo Maggio, si intreccia con la lotta dei cosiddetti moti per il pane - causati dalla decisione del governo di imporre la tassa sul macinato - e che culminarono con i tragici fatti di Milano, in cui decine di manifestanti furono assassinati a cannonate dalle truppe schierate per reprimere le manifestazioni sotto il comando del generale Bava Beccaris, successivamente decorato per questo dal “re galantuomo”, Umberto I.

Nei primi anni del '900 la giornata del Primo Maggio si caratterizza, in Italia, anche per la rivendicazione del suffragio universale e per le proteste contro la guerra di Libia (1911).
Ma fu solo nel 1919 che i lavoratori poterono festeggiare la ragione che aveva dato tutto un senso alla nascita del Primo Maggio e cioè la conquista delle 8 ore.

Con l'avvento del fascismo, nel 1922, la festa del Primo Maggio fu abolita perché considerata - a ragione, dal punto di vista dei fascisti sovversiva. In “sostituzione” fu istituita la celebrazione del 21 aprile, i cosiddetti Natali di Roma, che divenne la giornata della collaborazione tra le classi, secondo la nuova concezione corporativa dello Stato fascista.

Fu solo nel 1945, dopo la Guerra di Liberazione, che tornò la celebrazione del Primo Maggio.

Due anni dopo fu scritta la pagina più sanguinosa della festa del lavoro nel nostro paese.
Il 2 maggio del 1947, a Portella delle Ginestre, in Sicilia, mentre circa 2.000 contadini e lavoratori si erano dati appuntamento per festeggiare la fine della dittatura, la banda mafiosa di Salvatore Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti.
La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro “la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”.

La strage di Portella delle Ginestre, secondo l'allora ministro dell'Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all'Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage.
Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella.

www.pane-rose.it

1° maggio senza ipocrisia

Bene ha fatto il comitato centrale della Fiom, dopo che la questione era stata sollevata dal segretario nazionale Fausto Durante, a considerare prive di senso le manifestazioni per il 1° maggio assieme a Cisl e Uil. Non si tratta solo della gravità di un accordo separato sulle regole contrattuali, che senza alcuna verifica democratica, vuole imporre una nuova costituzione delle relazioni sindacali senza il consenso. Non si tratta neppure del rapporto privilegiato che Cisl e Uil hanno oramai senza freni con il governo. Al punto che sono state le uniche organizzazioni a tacere su quella norma salva-manager che ha suscitato scandalo ovunque. (...)


La questione è molto più semplice. Come si fa ha inneggiare all’unità dei lavoratori assieme a chi, come il segretario della Cisl, ti insulta in continuazione, non ha alcun rispetto, né minimo riconoscimento, della diversità delle posizioni sindacali, cavalca insieme al governo e alla Confindustria una campagna di emarginazione ed esclusione delle tue ragioni e delle tue richieste? Questo è quello che sta facendo da tempo e sempre di più, con un linguaggio rozzo e brutale, ai limiti della violenza, il segretario della Cisl. Ultimamente con un’intervista sgangherata e priva della minima sensibilità, al quotidiano Il Riformista, ove ha paragonato la Cgil alla Bosnia e la Fiom alla Jiahd islamica.

No, far finta di niente, rispondere porgendo l’altra guancia, significherebbe solo danneggiare l’unità sindacale. Che è una cosa seria e utile ma che non può essere trasformata e ridicolizzata in un teatrino ove i gruppi dirigenti fanno finta di andare d’accordo quando poi se ne dicono e fanno di tutti i colori. Basta con questa finta unità ipocrita e burocratica che danneggia e allontana ogni prospettiva di vera unità sindacale.
Bene ha fatto la Fiom a chiedere un chiarimento preventivo su tutto questo. Basta con l’ipocrisia proprio a partire dal 1° maggio. Tutti dobbiamo impegnarci ad affermare che l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori non si costruisce sui ricatti, sulle prepotenze, sugli insulti, sugli accordi separati imposti senza alcuna democrazia.

Giorgio Cremaschi

martedì 28 aprile 2009

Bonanni ancora all'attacco: "Cgil conduce Jihad sindacale"

In un'intervista rilasciata a Il Riformista, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, attacca nuovamente la Cgil, accusandola di essere divisa internamente come la "Bosnia" e di portare avanti con la Fiom una sorta di "jihad" sindacale.

Bonanni afferma anche che è "grazie alla Cisl che si sta facendo l'unità", mentre "la Cgil continua ad alimentare la guerra con falsi referendum e inutili mobilitazioni. Se avessimo dovuto rispondere a tutte le provocazioni dei colleghi della Cgil sarebbe stato molto difficile fare gli accordi nelle aziende, invece li stiamo facendo. La Cisl è solida - sottolinea il segretario - non è come la Cgil, che sembra ormai la Bosnia visti i problemi interni che ha".

Poi Bonanni si concentra sulla Fiom: "Chi continua a scatenare la jihad è la Fiom - aggiunge il segretario Cisl a pochi giorni dal Primo Maggio - non noi. In questo Epifani ha una responsabilità: Cremaschi sembra il suo ventriloquo. E con questa guerra tutti contro tutti Epifani rischia di spaccare non solo i lavoratori, ma anche il Pd. Noi comunque - conclude - continueremo a lavorare per l'unità, ma non rinunceremo mai alla nostra responsabilità, anche perchè ormai abbiamo gli stessi iscritti della Cgil tra i lavoratori attivi".

www.rassegna.it

sabato 25 aprile 2009

Lo avrai camerata Kesserling

Lo avrai camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi

non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolato delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti vide fuggire

ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo

su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
RESISTENZA

Piero Calamandrei

venerdì 24 aprile 2009

25 APRILE 1945 - 25 APRILE 2009

“La Costituzione è un testamento, un testamento di 100mila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”
Piero Calamandrei


CONTRATTI: RINALDINI, VOGLIONO FAR FUORI FIOM E CGIL

(ANSA) - TORINO, 23 APR - "Ci vogliono far fuori, questo deve essere chiaro a tutti". Dal direttivo Fiom di Torino che si e' svolto stamani, il segretario generale, Gianni Rinaldini, non ha usato giri di parole. Il riferimento e' al governo, oltre che a Cisl e Uil: i soggetti firmatari dell'accordo separato sulla riforma delle regole contrattuali, "che non e' mai stato fatto nella storia di questo paese". Anche se nessuno viene citato direttamente, il tema e' chiaro: con la riforma delle regole contrattuali e con la recessione in atto ''c'e' un tentativo esplicito di usare la crisi per ridefinire l'assetto delle relazioni sociali,industriali e istituzionali, che prevede la sconfitta nostra e della Cgil".
"Ma per arrivare alla Cgil devono prima passare sopra di noi", ha aggiunto il leader Fiom, che ha segnalato il rischio che "con la crisi, la forza contrattuale dei lavoratori diminuisca, come insegna la storia". In tale contesto, "occorre garantire la tenuta della solidarieta", mentre va perseguita "l'estensione degli ammortizzatori sociali, l'innalzamento dei massimali, le 104 settimane di cassa ordinaria in 3 anni".

martedì 14 aprile 2009

Giorgio Cremaschi: “Con l’accordo capestro Cisl e Uil mettono fine all’unità sindacale di questi anni”

“Domani la Cisl, la Uil e l’Ugl firmano l’accordo che impone un regime autoritario sulle relazioni sindacali, blocca la contrattazione aziendale vincolandola alle scelte dell’impresa, colpisce il salario e il contratto nazionale. Il sistema di regole applicativo dell’accordo del 22 gennaio risolve in senso autoritario tutte le linee guida di quel testo. Chi firma quell’accordo accetta clausole capestro, che impongono una cappa di piombo su tutta la contrattazione e che, al di là delle dichiarazioni, stabiliscono un controllo confederale centralizzato su ogni evento sindacale. D’altra parte già ora quell’accodo fa i suoi guasti, con gli accordi discriminanti verso gli extracomunitari che si firmano a Treviso o con la negazione della democrazia sindacale e del ruolo delle Rsu che si fa in Fincantieri.”
“A questo punto la Cgil, che non firma l’intesa, deve organizzare la lotta contro di essa. Questo è l’appuntamento reale dei prossimi mesi, ovunque ci sarà una vertenza, ovunque ci sarà un contratto, bisognerà contestare le regole sottoscritte da Governo, Confindustria, Cisl, Uil e Ugl.”
“Con la firma all’accordo separato senza democrazia Cisl e Uil mettono fine all’unità sindacale di questi anni. Se ne costruirà una nuova solo sulle macerie dell’accordo che hanno sottoscritto.”

giovedì 9 aprile 2009

Manager Pubblici da Record in Aziende da Record

Online sul sito del ministero gli elenchi dei consorzi e delle aziende partecipate e i compensi degli amministratori


Tratto da “corriere della sera”


A livello nazionale siamo QUINTI!!!!!

Con felicità osserviamo che l’Insiel è un’azienda florida, per merito di tutti i suoi lavoratori, che giustamente può permettersi un “giusto” compenso a chi “ci guida e ci conduce” .

CONGRATULAZIONI A TUTTI!!!!!