venerdì 23 gennaio 2009

Contro l'accordo della complicità tra Confindustria, Governo, Cisl e Uil

Firmato ieri l’accordo separato sulla riforma del sistema contrattuale. La gravità dell’attacco ai diritti richiede lo sciopero generale. Come prima risposta la Rete28Aprile opera affinché allo sciopero del 13 febbraio delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici e pubblici, con manifestazione nazionale a Roma, partecipino altre categorie e altri luoghi di lavoro.
E’ necessaria una lotta lunga e duratura, perché la rottura è di una gravità senza precedenti e mette in discussione i principi fondamentali dell’iniziativa sindacale e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. L’accordo della complicità apre la via alla distruzione del contratto nazionale e alla totale flessibilità del salario; minaccia ancora di più la salute dei lavoratori con il vincolo della produttiva del salario; estende la precarietà e l’incertezza dei diritti.
Si apre così una fase nuova nella quale bisognerà rovesciare l’accordo categoria per categoria, luogo di lavoro per luogo di lavoro.
Vogliono eliminare il conflitto sociale; invece dovranno raccoglierne una quantità tale da sconfiggere il loro disegno di far pagare integralmente la crisi al mondo del lavoro.

mercoledì 21 gennaio 2009

RSU- RLS Insiel Mercato

I candidati della FIOM - CGIL alle elezioni RSU e RLS per la nuova azienda Insiel Mercato sono:

  • Dagnelut Maurizio
  • Glessi Gianfranco
  • Sadutto Filomena

Auguro a tutti un in bocca al lupo!

mercoledì 14 gennaio 2009

Parere Legale

Dopo una prima verifica legale risultano plausibili le motivazioni che hanno portato la FIOM di Trieste alla contestazione ed alla successiva mancata approvazione della procedura attuata da Insiel S.p.A. per il trasferimento del ramo d'azienda a favore di Insiel Mercato.

Rimangono da approfondire alcuni dettagli in un secondo incontro, ciò non impedisce agli interessati di far valere i propri diritti nei confronti di Insiel FVG.
A tale proposito si invitano i lavoratori coinvolti a contattare la RSU FIOM.

domenica 11 gennaio 2009

Gattopardi padroni della crisi

Nel "Gattopardo" il nipote garibaldino così si rivolge allo zio, barone siciliano fedele ai Borboni, per convincerlo a schierarsi con i piemontesi: "Perché non cambi nulla bisogna che cambi davvero tutto". A questo fa pensare l'incontro di politici ed economisti europei, presenti tra gli altri Merkel, Blair, Tremonti, Sarkozy, dal quale è emersa una critica radicale al capitalismo finanziario e speculativo crollato nello scorso autunno. Cos'è il tutto che deve cambiare? La follia speculativa e il ruolo predominante della casta dei manager, il dominio della finanza sulla cosiddetta economia reale, del sistema bancario su quello delle imprese industriali. Cos'è però che deve restare? La sostanza della globalizzazione liberista, cioè la distruzione dello stato sociale ove c'era, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la concorrenza salariale al ribasso, la precarietà e la flessibilità spinte all'estremo. Non una parola finora, tra tante critiche e autocritiche dei governanti, è stata rivolta alle condizioni del lavoro. La flessibilità è sempre la via maestra dello sviluppo e il salario resta sempre il nemico del sistema: guai a dire semplicemente "più salario". Anche quando si parla di una maggiore giustizia sociale, al massimo si pensa a un po' di esenzioni fiscali, e qualche elargizione per i disoccupati e i più poveri. La riduzione degli orari di lavoro, per contenere i licenziamenti, deve avvenire riducendo i salari e nessuno, ma proprio nessuno, pensa di mettere in discussione i contratti precari in quanto tali. Il rappresentante italiano nella Banca Europea, Bini Smaghi (successore di Padoa Schioppa, evidentemente il doppio cognome è indispensabile per accedere a quegli incarichi), ha proposto di finanziare le indennità per i disoccupati con l'aumento dell'età pensionabile. L'obiezione che sarebbe più sensato far andare prima in pensione e assumere così più disoccupati, invece che produrne ancora di più con l'allungamento del tempo di lavoro, è considerata ideologica. E a proposito di pensioni, è ideologico dubitare che non sia più vera la favola dei fondi. Quella secondo la quale ciò che manca nella pensione pubblica, può essere sostituito dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci che avverrebbe con i fondi pensionistici privati. Ma se Borse e mercati crollano, come faranno i fondi a mantenere le loro promesse? Non lo faranno, ed infatti ai lavoratori della General Motors, in cambio dei possibili aiuti di stato, viene chiesto di rinunciare a gran parte della pensione aziendale, per ridurre il costo del lavoro.
Qui sta il punto. Le critiche al capitalismo liberista si fermano sulla soglia dei rapporti di lavoro, dei salari, delle condizioni e della dignità concreta dei lavoratori. Ai quali anzi vengono richiesti nuovi sacrifici, questa volta non in nome di promesse di guadagni magici, ma secondo la più antica favola di Menenio Agrippa. E chi non ci sta, chi prova a collegare la sua condizione di sfruttamento con il capitalismo in crisi, è un nemico da stroncare ed allontanare e le lacrime di coccodrillo degli imprenditori coprono una prepotente crescita dell'autoritarismo aziendale. Si licenziano i precari dalla sera alla mattina. Si licenziano delegati, come alla Maserati, si impongono continui peggioramenti delle condizioni di lavoro, si distribuiscono provvedimenti disciplinari e minacce continue. Cresce in ogni luogo di lavoro la paura, che galleggia ancor di più nel brodo della dilagante cassa integrazione, che aggiunge dramma sociale al degrado. Le ragioni della dignità del lavoro sono calpestate e coloro che le sollevano sono considerati e trattati come nemici dell'azienda e dell'economia. Alla fine avremo un capitalismo più regolato nei piani alti e ancor più feroce e ingiusto in quelli bassi.
Qual è il ruolo assegnato al sindacato in tutto questo? In Italia ne abbiamo avuto un primo saggio nella vicenda Alitalia. Chi ha firmato, il sindacalismo confederale, non ha contato nulla, è stato messo all'angolo in un ruolo ridicolo e impotente. Chi non ha firmato è stato posto alla gogna riservata ai nemici della nazione. Del resto le parole sono sempre chiare. Oggi al sindacato non si chiede più soltanto collaborazione, ma complicità. Il maxiaccordo sul sistema contrattuale, rispetto al quale destra e sinistra, Confindustria e grandi giornali, premono per l'adesione della Cgil, dovrebbe sanzionare tutto questo. Si dovrebbe finalmente abbandonare le rigidità del contratto nazionale e accettare flessibilità e sfruttamento, azienda per azienda, territorio per territorio, nel nome della comune lotta per la produttività. I lavoratori perderebbero definitivamente il diritto a rivendicare aumenti salariali "a prescindere", come ha detto il segretario della Cisl, e potrebbero solo sperare di guadagnare di più lavorando di più. E il sindacato, complice di tutto questo, ne verrebbe premiato con l'accesso a fondi, Enti, ruoli economici, ai quali il capitalismo riformato promette di lasciare spazio.
Se vogliamo che qualcosa cambi davvero nel sistema economico e sociale, bisogna allora prima di tutto impedire, anzi rovesciare, la soluzione gattopardesca. Bisogna ripartire dai salari, dalle condizioni di lavoro, dagli orari, dalla salute e dai diritti. Bisogna costruire un nuovo antagonismo sindacale e sociale che rifiuti le compatibilità che servono a salvare la sostanza profonda del sistema che ci ha portato alla crisi. Solo dalla rottura di questo disegno possono partire un'altra politica economica e un diverso sviluppo fondato sulla giustizia e l'uguaglianza.

Giorgio Cremaschi

giovedì 8 gennaio 2009

Perché la FIOM non ha firmato la cessione del ramo d’azienda

1. L’accordo di settembre definisce come obiettivo il raggiungimento della vendita e la conseguente costituzione di una nuova società per il mercato con la conferma del ruolo pubblico d’Insiel FVG.

2. Le motivazioni che hanno portato alla vendita sono sinteticamente le seguenti:
  • Rispondere ai limiti imposti dal “cosiddetto” decreto Bersani
  • Contenere gli esuberi che derivano dalla sua applicazione

3. La delegazione sindacale ha ricevuto il mandato, tramite il referendum del 14 ottobre 2008, di proseguire il confronto con l’azienda sulla vendita.

4. L’impegno verbale assunto dalla proprietà e dalla azienda negli incontri effettuati per determinare l’accordo di settembre, è sempre stato quello di costituire “bene e presto” insiel mercato, in quanto questa divisione permetteva di uscire da una situazione che diventava sempre più negativa con il passare del tempo a causa del decreto Bersani che imponeva la separazione delle attività di mercato.

5. Tra novembre e dicembre si sono svolti una serie di incontri come previsto dell’accordo votato dai lavoratori su:
  • Accordo Quadro
  • Formazione del Personale
  • Organizzazione del Lavoro

La FIOM ha da subito evidenziato la sua contrarietà rispetto al metodo proposto dall’azienda nell’affrontare gli incontri necessari a definire la costituzione di Insiel Mercato e il futuro di Insiel FVG caratterizzato dalla richiesta vincolante della riservatezza e della non comunicabilità dei contenuti.
Inoltre, l’azienda puntualmente comunicava rinvii sui punti importanti, costringendo la delegazione ad attendere l’incontro previsto sullo scorporo dell’azienda (ex art 47 della legge 428/90), per riuscire ad esprimere un parere.


Il giorno 29 dicembre la FIOM ha verificato che:

1. La frase “presto e bene” riguarda e solo in parte la definizione della lista “insiel mercato”, sicuramente sul presto con alcuni dubbi sul bene.

2. L’azienda ha continuato a proporre il metodo della riservatezza (“censura”) accettato dalle altre sigle sindacali e respinto dalla sola FIOM di Trieste.

3. Gli aspetti riguardanti l’accordo quadro, la formazione e l’organizzazione evidenziano un ritardo nella definizione d’insiel mercato e contraddice gli impegni che si erano assunti.A questo riguardo ci auguriamo che ci sia un recupero che permetta di offrire al mercato un’azienda in grado di affrontare autonomamente le sfide future.

4. La FIOM riconferma l’impegno ricevuto dal mandato del referendum nel continuare il confronto respingendo però tutti quei metodi che impediscono una trasparenza e una corretta comunicazione verso i lavoratori.

Per quanto sopra abbiamo ritenuto che non esiste il requisito previsto dalla legge della autonomia operativa d’Insiel mercato e ci riserviamo di verificarlo nelle sedi opportune.
A tale proposito daremo la copertura legalmente prevista a quei lavoratori che volessero renderla esigibile.

P.S. è stata avviata dalla FIOM di Trieste la procedura per l'elezione delle RSU - RLS di Insiel Mercato

mercoledì 7 gennaio 2009

Sciopero 13 febbraio /1

La Direzione della Fiom condivide la proposta del Comitato Direttivo della Funzione Pubblica, che indica in venerdì 13 febbraio 2009 la giornata di sciopero generale delle nostre categorie con Manifestazione nazionale.
Sarebbe incomprensibile lo svolgimento nello stesso mese di iniziative distinte tra le due categorie a fronte dell’esplicito tentativo delle nostre controparti di dividere le lavoratrici e i lavoratori del settore privato da quello pubblico.
Lo sciopero e la manifestazione si svolgeranno nell’ambito delle iniziative che la Confederazione definirà a sostegno della vertenza generale.