giovedì 4 agosto 2011

Lotta dur con standard e pur? No grazie.

L’incontro tra Berlusconi e le parti sociali è una colossale bufala, perché tutto ciò che lo ispira si sta rivelando pura aria fritta. Il Presidente del Consiglio, alla Camera, ha spiegato che la crisi è dovuta solo a eventi internazionali, con i quali il governo non c’entra nulla e che l’unica cosa seria che si può fare è andare avanti con lo spirito di unità nazionale, con il confronto con le parti sociali e con la distruzione dello Statuto dei lavoratori. L’opposizione ha dato un chiaro esempio del suo stato confusionale, chiarendo che non è in grado di andare oltre la pur sacrosanta richiesta delle dimissioni del Presidente del Consiglio. In questo contesto l’appello delle parti sociali, riecheggiato sugli articoli di fondo dei principali giornali italiani, si rivela anch’esso come parte e non soluzione della crisi. 
Ancora una volta tutto il palazzo si orienta a chiedere sacrifici, come nel ’92, senza avere il coraggio di annunciare una sola misura che affronti davvero il tema della speculazione finanziaria e della crisi del debito. Discontinuità per la crescita, che vuol dire? Ognuno dei firmatari dell’appello ha, una ricetta diversa. E non può che essere così, visto che se non vuole suicidarsi, la Cgil dovrà chiedere che la crisi la paghino i ricchi e la finanza, mentre le banche e la Confindustria pretenderanno che la paghino tutta i lavoratori e i pensionati. Vedendo il dibattito di ieri alla Camera si capisce perché, nonostante i suoi fallimenti, Berlusconi resti lì. Perché l’alternativa al suo governo oggi sprofonda in una montagna di chiacchiere e intenzioni confuse.
D’altra parte l’attacco della speculazione all’Italia avviene sull’onda del massacro sociale in corso in Grecia. E’ evidente, allora, che un furbone come Berlusconi può anche sostenere, insieme a Tremonti, che tra coloro che lo vogliono scalzare ci sono anche quelle forze economiche che pensano che sinora il governo sia stato troppo buono, troppo poco feroce. Guardacaso, l’amministratore delegato della Fiat, Marchionne, ha attaccato il Presidente del Consiglio proprio ora. Fino a che non si chiarirà che l’alternativa alla destra non è un governo delle banche e della finanza, che smantella lo stato sociale usando l’unità nazionale per non avere contestazioni, fino a che non comparirà una vera alternativa sociale e politica a questo governo, la crisi politica italiana continuerà a degradare e con essa quella economica e sociale.
Non è un caso che un economista liberista tanto amato dalla sinistra, Francesco Giavazzi, si sia improvvisamente innamorato di Berlusconi. Può succedere, se l’unica cosa che si ha da proporre al governo è tagliare i salari, privatizzare, liberalizzare. 
Non sarà l’alleanza tra opposizioni e speculazione finanziaria che manderà via questo governo e i suoi disastri, ma solo la rottura con la speculazione internazionale e con i poteri economici che la guidano.
Lotta dur con standard e pur? No grazie. 
di Giorgio Cremaschi 

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