venerdì 5 marzo 2010

Il nuovo attacco all’articolo 18 avviene con l’accordo di Cisl e Uil

Come è ovvio su un punto il ministro Sacconi ha ragione: il progetto sull’arbitrato contenuto nel disegno di legge 1167 non è frutto di un colpo di mano del governo, ma è costruito con l’accordo della Confindustria, della Cisl e della Uil.
La giusta indignazione della Cgil, dell’opposizione politica, dei giuslavoristi rispetto al fatto che in questo modo si cancella tutto il sistema dei diritti del lavoro, dall’articolo 18 al contratto nazionale, e si passa al sistema della deroga individuale, non cambia la sostanza.
L’accordo separato del 22 gennaio 2009 conteneva l’arbitrato e alcuni contratti nazionali, in particolare quello dei chimici unitariamente e quello dei metalmeccanici sottoscritto solo da Fim e Uilm, contengono l’impegno a introdurre tale istituto nelle relazioni sindacali. E’ chiara la gravità e l’incostituzionalità della scelta del governo di inserire l’arbitrato come clausola che il lavoratore “sceglie” nel momento dell’assunzione. Cioè nel momento in cui il lavoratore è nell’alternativa tra mangiare la minestra e saltare dalla finestra. Così si conferma la volontà di distruggere il sistema della contrattazione dei diritti collettivi. Ma tutto questo è già contenuto nello spirito e nella sostanza dell’accordo del 22 gennaio 2009 ed ha quindi ragione Sacconi quando dice che sta semplicemente realizzando quell’accordo. D’altra parte le dichiarazioni di Bonanni e di Angeletti sostanzialmente confermano questa tesi: i due dirigenti sindacali non sono minimamente disponibili a mettere in discussione l’arbitrato e al massimo chiedono, come contenuto nell’accordo del 22 gennaio, che esso sia regolato dai contratti. Come se questo cambiasse qualcosa.
Il nuovo attacco ai diritti è frutto della complicità e dell’accordo tra Cisl, Uil, Confindustria e governo. E’ giusto allora che lo sciopero del 12 si caratterizzi prima di tutto contro l’arbitrato e in difesa dei diritti dei lavoratori. Ma sarebbe anche giusto che la Cgil traesse le dovute conseguenze dai comportamenti di Cisl e Uil. Inseguire l’unità con questi sindacati, oggi,  significa inseguire l’arbitrato e la distruzione dei diritti. Per difendere l’articolo 18 la rottura con Cisl e Uil deve essere chiara e netta.

Giorgio Cremaschi

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