giovedì 17 gennaio 2013

Sergio Bellavita - Comunicato / riflessioni su Melfi

Democrazia e pluralismo sono negate nella Fiom di Landini (...)
 

In preparazione dell'assemblea nazionale dei delegati Fiom che si è tenuta a Cervia avevamo più volte richiesto, sino a formalizzarlo per iscritto, il rispetto del pluralismo di mozione che, è utile ricordarlo, nasce dall'alleanza congressuale tra Rinaldini, all'epoca segretario generale Fiom, e Cremaschi, portavoce della Rete 28 aprile. La risposta è stata negativa. La platea dell'assemblea è stata costruita con l'esplicito mandato ai territori di garantire delegazioni, a prescindere,favorevoli al documento di maggioranza, tranne, ovviamente, che per la prima mozione sulla quale c'è l'esplicito obbligo statutario a garantire la rappresentanza. Ciò testimonia una volta di più il devastante processo di degenerazione autoritaria del sindacato a fronte della sua incapacità di produrre una risposta adeguata a salvaguardare la condizione dei lavoratori. Un'organizzazione che costruisce e seleziona i suoi gruppi dirigenti sulla fedeltà, sulla “lealtà” può certo governare un'assemblea, un direttivo, ma non potrà mai né combattere né tanto meno vincere battaglia alcuna per i lavoratori.
Non a caso la stretta autoritaria interna alla Fiom è parte integrante della svolta moderata di Landini che ha prodotto il totale rientro dei metalmeccanici nelle scelte della Cgil.
Nella Fiom di Landini si può certo dissentire ma sei fuori da tutto, c'è il pluralismo ma se e quanto lo decide la maggioranza. E' così che si combatte l'autoritarismo di una Fiat che controlla, spia e identifica ogni singolo lavoratore per accertarne i comportamenti e per intimidire?
Era la prima assemblea nazionale dei delegati dopo la rottura della maggioranza e la cacciata dalla segreteria nazionale ed il pluralismo è stato negato proprio perchè si voleva affermare d'autorità, a tavolino, la riduzione di peso della Rete 28 aprile.
Non accetteremo in nessun modo questa penalizzazione.
 Tuttavia non siamo noi le prime vittime di questa degenerazione autoritaria, le prime vittime sono i lavoratori e le lavoratrici. Quelli a cui non bastano applausi e standing ovation, peraltro costantemente in calo, per cambiare una condizione che precipita ogni giorno di più. Quelli a cui serve un sindacato democratico, combattivo che abbia il coraggio della coerenza tra le enunciazioni e la pratica. Un coraggio che, sappiamo, è merce sempre più rara.

Sergio Bellavita

16/01/2013
 Rete 28 aprile in Fiom


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Riflessioni su Melfi



E' inutile che gli operai di Melfi piangano lacrime amare e si disperino sulla fabbrica che chiude o che gli operai dell'Alcoa reclamino investimenti per l'alluminio in Sardegna. Fino a quando le fabbriche o le miniere lavorano per fare merci e per il mercato l'occupazione il lavoro la vita dei lavoratori e delle loro città sono legati al ciclo delle vendite e dei profitti. Pretendere magari chiudendosi dentro un pozzo o salendo come gli stiliti su una torre che le aziende continuino comunque a produrre è inutile ed insensato. Per questo bisogna creare un sistema economico in cui si produca non per fare merci ma beni e servizi necessari alla società. Un sistema che non metta in competizione i prodotti ma soltanto li assegni ai bisogni della popolazione. Insomma ci vuole la produzione socialista ed una società finalmente calma non agitata dall'ansia e dalla frenesia della competizione della velocità del profitto. Una società serena che è capace di vivere con poche ore di lavoro in cui la popolazione si dedichi alla cultura agli svaghi alla conoscenza al sapere. Non è utopia ma un bisogno urgente! 

Pietro Ancona 
 

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