lunedì 7 maggio 2012

La vera sconfitta è l’Europa del rigore Qualcuno lo dica a Monti e al suo governo

L’Europa nella quale abbiamo vissuto negli ultimi 12 anni, arrivata a pieno e raggelante dispiegamento nell’ultimo triennio, non esiste più. Come le stelle morte continuerà ancora per un po’ a sembrare viva. Gli stessi dotti commentatori che hanno a lungo dissertato su come e qualmente in nome dell’Europa fosse sacrosanto accoppare gli europei saranno gli ultimi ad accorgersene e continueranno a pontificare come se nulla di irreparabile fosse successo. Invece il processo innescato dal voto in Francia e in Grecia è irreversibile. Un incendio alla fine del quale di quest’assetto dell’Europa resterà solo la cenere.
Due cose hanno detto gli elettori francesi e greci, ma l’avevano già detta pochi giorni prima quelli inglesi con le amministrative e lo diranno quelli italiani quando gli sarà infine permesso di votare: che non vogliono più vivere in un continente in cui la finanza è tutto e gli esseri umani niente; che non ne possono più di vedere cancellate senza chiedere neppure il permesso la sovranità nazionale e quella popolare, in una parola la democrazia.
Il punto interrogativo non è più se l’Europa della Bce e della Merkel, del rigore cieco e dei popoli spogliati di ogni sovranità ce la farà a resistere o no: la domanda riguarda solo come da quell’Europa si uscirà e cosa ne prenderà il posto. E’ la partita che si giocherà nel prossimo anno e per una volta definirla di importanza storica non è retorico. L’Europa ha di fronte a sé un’occasione unica per iniziare a costruirsi su basi diverse da quelle disastrose dell’ultimo decennio. Se non la coglierà, il suo tracollo finale sarà probabilmente inevitabile e certamente non indolore.
La decisione finale spetterà alla Germania, ma su quella decisione avranno incidenza determinante le scelte degli altri Paesi e la pressione dei popoli europei che oggi ha solo iniziato a farsi finalmente sentire.
L’Europa è di fronte a un bivio e l’Italia a un bivio nel bivio. Monti, sempre che riesca a tenersi aggrappato alla sella sulla quale traballa, può cogliere l’occasione per aggiungere il peso dell’Italia a quello degli altri paesi che cercheranno di spingere la Germania e la Ue ad abbandonare la strada del rigore cieco. Oppure può cercare di incunearsi nel vuoto lasciato dalla Francia sostituendo Sarkozy come puntello del rigorismo e nuovo alleato privilegiato della Germania.
La seconda ipotesi sarebbe non solo una sciagura ma un crimine politico propriamente detto.

A. Colombo - 06/05/2012
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