giovedì 5 aprile 2012

Appunti sulla nuova riforma del Lavoro

Non parlerò di diritto del Lavoro.
Parlerò di riforma del Lavoro.
Ciò perché il diritto del Lavoro non è più tale su due fronti.
Quello del diritto in quanto diritto al lavoro, ed in quanto diritto che regolamenta le tutele per la parte contraente più debole, il lavoratore.
Invece possiamo parlare di lavoro, perché essendo il diritto fortemente limitato quindi inconsistente, sussiste tutta la regolamentazione che riguarda l'entrata e l'uscita dal mercato del lavoro.
Appunto, mercato del lavoro.
Dove il datore di lavoro non è più padrone ma imprenditore, dove il lavoratore è semplicemente merce.
Sì, merce.
L'operazione distrazione articolo 18 è riuscita.
Da un lato sono riusciti a rompere il tabù. L'articolo 18 si può modificare.
Così è stato.
Dall'altro lato parlando solo di articolo 18 nessuno si è soffermato sul vero corpo della riforma.
Eppure ben dal 23 marzo il testo in forma grezza era già a disposizione.
Si anticipava ciò che ora ha trovato piena affermazione.
I Sindacati che hanno trattato, perché hanno trattato, non potevano non sapere.
Solita operazione teatrale.
Si raggiunge l'accordo, si mette in scena un finto conflitto con la minaccia di uno sciopero generale, a fine maggio, che difficilmente verrà effettuato, ma l'accordo era probabilmente stato raggiunto.
Non ho prove.
Però, Pasolini direbbe io so.
Perché è così che funziona la politica.
E' così che funziona questo sistema.
Tetro e teatrale.
Mi soffermerò su alcuni aspetti della riforma del mercato del lavoro.

Il Ministro Fornero afferma: "Noi speriamo che la modalità tipica sarà il lavoratore dipendente a tempo indeterminato"
Già, parole.
Infatti, la normativa che disciplina il rapporto di lavoro a termine e terminale per una vita di speranza e progettualità per i lavoratori affermava: Il contratto di lavoro subordinato è stipulato di regola a tempo indeterminato.
Ora verrà sostituito da questo nuovo periodo: “Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce la forma comune di rapporto di lavoro” 
Non più regola, ma forma comune. 
Altra questione, la norma originaria prevedeva l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro.
La nuova norma prevede che per i primi sei mesi di rapporto di lavoro a termine non sia prevista alcuna causale specifica. Già quelle causali che spesso determinavano la nullità del contratto e la conversione in tempo indeterminato.
Come dire per i primi sei mesi vi sarà una sorta di zona franca ove ogni cosa è possibile.
Viene incrementata la possibilità di continuare il rapporto di lavoro oltre la naturale scadenza, ovvero si passa dal ventesimo giorno, al trentesimo giorno, e dal trentesimo giorno al cinquantesimo giorno, oltre il quale, nel primo caso per rapporto di lavoro inferiore ai sei mesi, nel secondo caso superiore ai sei mesi, si può considerare a tempo indeterminato.
E qualcuno ha anche il coraggio di dire che si sostiene il tempo indeterminato quando in realtà si amplia la possibilità di ricorrere al tempo determinato.

Tra le altre cose che devo segnalare è un fatto a dir poco grave.
Nel rapporto di somministrazione, di norma e per norma, l'utilizzatore é obbligato in solido con il somministratore a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali.
Questa era una importante garanzia per il lavoratore.
Ora tale disposizione è semplicemente abrogata.
Via, eliminata, troncata.
Avevano detto che avrebbero ridotto le forme contrattuali.
In realtà l'unica che verrà abrogata è solo quella relativa al contratto di inserimento.
Le altre permangono.


Si introduce nel contratto a chiamata l'obbligo per il datore di lavoro ,prima dell’inizio della prestazione lavorativa, di comunicare la durata con modalità semplificate alla Direzione territoriale del lavoro competente per territorio, mediante fax o posta elettronica certificata. 


Si innalza il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati dall’attuale 1/1 a 3/2; perché quello che vogliono è una forma di apprendistato duratura, che parte fin dall'età di 15 anni, e si riformano totalmente gli ammortizzatori sociali.
Devo in tal senso evidenziare che i dipendenti pubblici a tempo indeterminato non avranno diritto, in caso di licenziamento, all'ASPI, poichè l'ASPI, comprende tutti i lavoratori dipendenti, ivi compresi gli apprendisti e i soci lavoratori di cooperativa che abbiano stabilito, con la propria adesione o successivamente all'instaurazione del rapporto associativo, un rapporto di lavoro in forma subordinata, ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 3 aprile 2001, n. 142, ma eslcude i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Forse qualcuno si è dimenticato che i lavoratori pubblici a tempo indeterminato possono essere licenziati, questo era lo spirito della Riforma Brunetta, spirito che ha preso forma e consistenza.
Sui licenziamenti si è già detto tanto, l'articolo 18 è stato solo un pretesto.
In Italia è sempre stato poco applicato, sia per i tempi enormi della giustizia che per altre ragioni strettamente connesse alle varie situazioni lavorative.
L'unica cosa positiva che intravedo è solo l'aver previsto un rito veloce per il processo in caso di licenziamento, ma per fare ciò era necessario attaccare l'articolo 18?
No.
L'articolo 18 è stato colpito.
Ma è stato anche un pretesto per modificare in meglio per i datori di lavoro, in peggio per i lavoratori, il mercato del lavoro.
Ed ora rispolverò qualche vecchio testo del diritto del lavoro, ove il diritto era diritto.
Per ricordarmi che in verità il diritto del lavoro è esistito e non è stato solo un mio dubbioso pensiero.
La lotta potrebbe determinare il diritto, dovrebbe scrivere il diritto.
Ma non in questa epoca, non in questa società, ove l'unico processo rivoluzionario in atto è solo quello capitalistico.
Tra un Monti bis o futuro Presidente della Repubblica, ed una politica sospesa, forse per sempre, si continua ad andare avanti, per arrivare dove non so ben dirlo.
Sì, andiamo avanti per non rimanere fermi.
Ma forse fermarsi anche per pochi attimi, e riflettere su quello che ora accade, riflettere sul perché in questo Paese sono morti uomini e donne per liberarci da una dittatura, sarebbe utile. Uomini e donne che hanno lottato per la liberazione, non sono certamente morti, e ripeto morti, per vederci finire in altra dittatura, mascherata dalla democrazia, mascherata da una crisi sempre più anomala sempre più invasiva, sempre più limitativa dei diritti sociali concessi o forse conquistati in un sistema che non avrebbe più modo di esistere, eppure esiste e resiste.
Fermi tutti.
Riflessione immediata.



M. Barone - 05/04/2012
http://baronemarco.blogspot.it

Nessun commento: