lunedì 21 marzo 2011

No alla guerra, sempre.

Non penso che si debba cambiare idea. Siamo stati contro la guerra in Iraq, che pure avveniva per spodestare un dittatore più feroce di Gheddafi, che aveva gasato il suo popolo. Siamo contro la guerra in Afghanistan che, tra l’altro, non ha alcuna via d’uscita. Non vedo la diversità delle argomentazioni oggi per sostenere l’intervento militare delle potenze occidentali in Libia.
Tra l’altro un vecchio principio, evidentemente dimenticato, delle Nazioni Unite stabiliva che eventuali interventi militari non potessero essere in alcun modo svolti da paesi coinvolti in occupazioni militari o precedenti conflitti nella stessa area. Francia, Gran Bretagna, Italia, sono le principali potenze coloniali del Nord Africa e un loro intervento è quanto di più stupido e controproducente ci possa essere a sostegno della causa democratica.
Se poi a questo si aggiunge la confusione dell’iniziativa, che è passata dalla “no fly zone” al bombardamento di tutti i siti militari, naturalmente con l’assicurazione che non vi sono danni ai civili, non si può non vedere la solita guerra umanitaria che si impantana nelle sue contraddizioni. E nella contraddizione principale e cioè che la guerra non può essere usata per affermare diritti e libertà. Lo è stato nel passato, è vero, e infatti continuamente si fa richiamo alle guerre antifasciste. Ma da allora il mondo è cambiato e non c’è stata una sola guerra in questi ultimi sessant’anni che non sia stata macchiata alla radice da interessi che con l’antifascismo e la democrazia non c’entrano nulla.
Ancora una volta, peraltro, scopriamo la catastrofe della sinistra italiana di fronte ai grandi eventi. Dopo mesi di mobilitazione contro Berlusconi, improvvisamente c’è l’unità nazionale per fare la guerra e, semmai, si criticano i dubbiosi e i recalcitranti nella maggioranza di Governo. Così tutta la dialettica politica che c’è in Europa pare oggi racchiusa tra le posizioni filotedesche della Lega e quelle filofrancesi e americane di La Russa e Frattini. Questa ennesima dimostrazione di inutilità della sinistra italiana porterà altri danni e, ancora una volta, mostrerà il vuoto di proposte e di iniziativa che c’è di fronte a Berlusconi.
Siamo stati e siamo senza reticenze e dubbi contro Gheddafi, e siamo contro i bombardamenti e la guerra. Dovrebbero essere questi due punti fermi. Il fatto che non lo siano, che si oscilli tra l’uno e l’altro, è l’ennesimo segno di una crisi della sinistra italiana che, nelle prove di fondo – vedi il Kossovo -, non è in grado di dire e fare nulla di diverso da tutti gli altri.
articolo di Giorgio Cremaschi

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