sabato 19 marzo 2011

La sindacalista che resta per lottare

«Ho 40 anni di contributi ma a questa mobilità dico no». È quanto sostiene Angela Recce, delegato sindacale Fiom in Piaggio ed esponente della Rete 28 aprile. «È un fatto di coerenza con ciò che ho fatto in questi anni a difesa dei lavoratori. Si guarda alla fabbrica e non certo agli interessi personali. In questa trattativa si poteva strappare di più a Colaninno».  Ci mette la faccia Angela per dar più forza alle ragioni che la vedono contrapposta alle segreterie della sua stessa organizzazione. Ed è in compagnia della maggioranza dei delegati Fiom eletti in Piaggio: 9 su 14.  «Non è accettabile che l'azienda scarichi i costi di 400 persone sull'Inps - tuona -. È in questa fase che dovevano puntare a strappare qualcosa a Colaninno. Adesso che ha ottenuto ciò che voleva con quale potere contrattuale ci apprestiamo a definire la piattaforma per il rinnovo dell'integrativo che scade quest'anno? Avremo la mobilità aperta per tre anni».  A marcare la differenza è la lettura dello scenario di crisi dei mercati che non ha certo risparmiato la Casa della Vespa, e in cui s'inserisce l'accordo. «Il personale viene ridotto, saranno coperti meno della metà dei posti liberati - spiega Recce -. Non abbiamo ottenuto che arrivino meno componenti dall'Asia e neppure che qualche lavorazione rientrasse a Pontedera. Alle Meccaniche sono un centinaio le persone che potrebbero approfittare della mobilità su un totale di 580 addetti. E ciò è un dato che deve far preoccupare perché si tratta del cuore dell'azienda».  Eppure la mobilità in forma volontaria per molti è un'opportunità. «Chi è in fabbrica da una vita in fabbrica ha il sacrosanto diritto di andarsene, sulle spalle ha il peso dell'età e di un lavoro usurante. Ma il sindacato deve avere la prospettiva della fabbrica».  Oltre i cancelli Piaggio c'è chi racconta di un clima teso. «Attenzione a caricarlo di significati che non hanno riscontro nella realtà. È tutto molto semplice. Ci sono solo dei lavoratori che possono anche esprimersi aspramente perché una cosa che li riguarda non la condividono. E il referendum è da considerare nullo».  Nella vicenda una sponda ai compagni della Rete 28 aprile la offre il leader nazionale Giorgio Cremaschi: «Non ci sono minacce da esorcizzare ma c'è una grande situazione di tensione». E aggiunge: «Occorre un grandissimo rispetto per i delegati della Rsu Fiom della Piaggio che da anni si battono per i diritti dei lavoratori in condizioni difficilissime».  L'accordo è di fatto già operativo, la partita è adesso tutta interna ai metalmeccanici della Cgil. «C'è un grosso problema politico perché si fanno accordi con la maggioranza dei delegati Fiom che è contraria - afferma -. In Piaggio gli accordi passano con una maggioranza che unisce Fim, Uilm e la minoranza della Fiom. È un'anomalia politica che deve essere affrontata e che non può essere saltata». Al di là del merito dell'intesa, che definisce "fumosa", a Cremaschi non convince la soluzione referendum. «Ho dei dubbi perché salta il principio della partecipazione dei gruppi dirigenti della fabbrica. Il voto conclusivo non può essere sostitutivo della contrattazione. È un accordo sofferto e che produrrà più problemi di quelli che risolve». E chiarisce: «Se Fiom firma un accordo senza il consenso dei delegati della sua stessa organizzazione si apre un problema grande come una casa».
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