venerdì 4 febbraio 2011

La Fiom, la Cgil, il contratto e lo sciopero

Avviato il percorso che porterà alla piattaforma per rinnovare il ccnl del 2008. Discussione vivace sui compiti del sindacato. Landini, Durante, Scudiere e Airaudo a confronto sulla questione dello sciopero generale chiesto dalla Fiom: il no della Cgil
di Giovanni Rispoli

CERVIA - Il contratto dei metalmeccanici del 2008, l’accordo interconfederale separato del gennaio 2009 che ha dato vita al sistema delle deroghe contrattuali e l’accordo successivo di Fim e Uilm con Federmeccanica; poi la Fiat, il modello Marchionne e la fuoruscita dal contratto nazionale; quindi la proposta Federmeccanica di scegliere tra contratto nazionale e contratto aziendale e sostituire di fatto il primo con il secondo. 
"Riconquistare il contratto", la formula che Maurizio Landini e con lui tutta la Fiom adoperano nell’assemblea dei delegati organizzata a Cervia il 3-4 febbraio – il contratto del 2008 scade a fine 2011 – non è un’esagerazione, risponde a una realtà concreta. Ed è la formula da cui il percorso che porterà alla definizione della nuova piattaforma – alle spalle lo straordinario risultato del referendum di Mirafiori e lo sciopero generale del 27-28 gennaio – sarà caratterizzato. Di questo percorso – prima una discussione libera dentro la griglia di idee proposta dalla segreteria Fiom, poi una nuova assemblea sulla piattaforma, quindi il referendum –, di questo percorso, si diceva, la democrazia, la partecipazione dei lavoratori alla elaborazione degli obiettivi rivendicativi sarà il filo conduttore. Sarebbe insensato scrivere che le parole di Landini riportano al clima in cui venne elaborata la piattaforma contrattuale del ’69. Un contesto del tutto diverso, quello che precedette l’autunno caldo: per una serie infinita di ragioni, una delle quali, decisiva, l’unità all’epoca realizzata tra Fiom, Fim e Uilm. E tuttavia, se c’è una cosa che colpisce nelle parole del leader della Fiom – applauditissimo come sempre anche ieri –, è la sua insistenza su un’idea del fare sindacato – da sempre patrimonio della Fiom e della Cgil, del resto – che proprio in quella stagione visse uno dei suoi momenti più alti: sulla democrazia, ripetiamo, sul coinvolgimento pieno dei lavoratori intorno alla definizione delle scelte riguardanti la loro vita in azienda.
Senza questa condizione preliminare, fra l’altro, non sarebbe possibile affrontare gli obiettivi che intanto, da qui alla stesura della piattaforma, la Fiom dovrà provare a raggiungere; primo fra tutti la coerenza di comportamenti – nel segno della solidarietà e della tutela della condizione lavorativa – che deve ispirare le scelte contrattuali che intanto si realizzeranno nelle singole imprese. Una coerenza che deve servire a confermare il no alle deroghe, e a dire che la contrattazione di secondo livello deve avere carattere davvero integrativo: che serve per migliorare, non per andare verso il peggio. Le innovazioni sono possibili, la contrattazione aziendale, di sito, di filiera e quella territoriale ne saranno lo strumento, afferma Landini, ma queste hanno un senso solo dentro una cornice di diritti che non sia revocabile. Pensando in prospettiva, aggiunge il leader Fiom, a un più generale contratto dell’industria, e al respiro europeo che questo dovrà avere.
Un profilo nuovo della contrattazione nazionale e di quella di secondo livello, dunque, e insieme un’attenzione diversa alla contrattazione sociale. Salute, sanità, casa, più in generale i temi della cittadinanza devono vedere in campo, accanto allo Spi, alla Funzione pubblica, alla Cgil, anche la Fiom. Due, in tal senso, possono essere le questioni su cui avviare una battaglia: gli immigrati e il diritto di voto alle amministrative – lavorano e pagano le tasse, perché dovrebbero essere esclusi? –, il reddito di cittadinanza. Una discussione ampia su questi temi, dunque, a cui accompagnare quella sulla griglia della piattaforma in senso stretto. Sotto questo profilo le proposte della segreteria Fiom guardano a poche ma decisive questioni.
Primo, un contratto nazionale che fissi diritti e tutele validi per tutti: che quindi, giova ripetere, non contempli deroghe di sorta. Secondo, un contratto che disegni un moderno sistema di democrazia industriale. Formula, questa, che deve andare oltre l’idea della partecipazione ai risultati – inutile parlare dell’idea, strumentale, della partecipazione agli utili – per investire temi come i diritti d’informazione, la contrattazione dei modelli organizzativi, la formazione e via elencando; ovvero una serie di questioni su cui le imprese oggi scelgono da sole e che, volendo affrontarle, comportano un rafforzamento delle Rsu.
C’è poi, cosa che non è di poco conto in paese sempre più povero, il problema delle retribuzioni. Il contratto nazionale deve difendere e migliorare il reddito dei lavoratori. Ciò che significa, anche, meccanismi certi di recupero salariale. Dentro questa impostazione, com’è ovvio, voci quali l’inquadramento e la formazione sono essenziali. Ultimo ma non ultimo, il nodo dell’approvazione degli accordi: dire in sostanza come evitare gli accordi separati è cosa che non può essere lasciata fuori dal contratto nazionale. Fissati i temi generali da discutere, la durata temporale del contratto non è questione di cui discutere ponendo pregiudiziali, ha aggiunto il segretario generale della Fiom. Il problema è come riconquistarlo, il contratto, non la sua durata.
Un ragionamento a tutto tondo, quello di Landini, che non ha trascurato nessuna delle questioni in campo – affermando nuovamente la necessità dello sciopero generale – e però problematico, aperto. La minoranza interna ha mostrato per questo di apprezzarlo, mettendo a fuoco questioni su cui, come dire?, un supplemento di discussione sarebbe necessario. Così, Fausto Durante, che della minoranza è il leader, ha voluto sottolineare subito la necessità di riprendere il filo del dialogo con le altre organizzazioni. La Fiom ha messo in campo una straordinaria resistenza, ha osservato il dirigente sindacle, "ma da soli non ce la si fa". L’unità è non solo auspicabile (Landini) ma necessaria. Non può passare inosservato, fra l’altro, che anche le altre organizzazioni sono in difficoltà. Il rischio reale che oggi si corre è che l’idea stessa del contratto nazionale non sia più praticabile, un rischio rispetto al quale Fim e Uilm non sono indifferenti. Insieme, va ricordato che l’esperienza realizzata dalle altre categorie della Cgil dimostra che una strategia capace di rovesciare un modello pensato per escludere la Fiom (e la confederazione) è possibile. Ciò detto, è evidente che una strategia puramente difensiva non serve, che il contratto nazionale lo si salva solo attraverso significative innovazioni. Quali? Tenendo fermi i due livelli di contrattazione, il rafforzamento del secondo: temi come l’utilizzo degli impianti, la turnistica, la valorizzazione dei percorsi professionali dei lavoratori possono rappresentare da questo punto di vista terreni di sperimentazione. Un contratto che diventi uno strumento vivo, ha concluso Durante, e firmato da tutti. C’è bisogno per questo di cimentarsi sul terreno della democrazia e della rappresentanza, interagire in maniera produttiva, quindi, con la proposta della Cgil (ne ha parlato stamani, 4 febbraio, il segretario confederale Fulvio Fammoni).
Interagire con la Cgil. L’intervento del segretario confederale Vincenzo Scudiere, da questo punto di vista, è stato un momento di confronto vivace – con la sala a manifestare il suo dissenso su alcuni passaggi – ma sicuramente utile. Pane al pane e vino al vino: l’ex segretario generale della Cgil Piemonte ha voluto subito chiarire un punto su cui il dissenso con i metalmeccanici è netto: lo sciopero generale. "Non è all’ordine del giorno", ha detto nelle battute iniziali del suo intervento. Ci auguriamo tutti che il governo cada domani; ma quando il governo cadrà la Cgil dovrà essere presente con una proposta positiva: quella che si sta provando a costruire con le altre forze sociali al tavolo sulla crescita, quella avanzata Corso d’Italia, nel suo direttivo di metà gennaio, su democrazia e rappresentanza. Due imprese difficili, in cui "le difficoltà sono maggiori delle opportunità", ma in cui si deve provare a raggiungere un accordo. Il lavoro svolto non può essere messo in discussione, in sostanza, da una proposta che le altre confederazioni non condividono. Ancora. Tutto quel che c’è di positivo va valorizzato; volendo riconquistare il contratto nazionale, dunque, non si può rimuovere l’esperienza delle altre categorie. La Fiom deve guardare al meglio dei contratti da queste firmati, trarne spunto per un contratto che anche nel suo caso sia unitario. Più in generale bisogna costruire le condizioni per un nuovo modello contrattuale. Le deroghe sono, nel sistema italiano, un modo per cancellare il contratto nazionale. È questo ciò che le imprese, tutta la miriade di imprese che non portano il nome della Fiat, vogliono davvero? Sarebbe la giungla, ha proseguito Scudiere, un danno non solo per i lavoratori ma per le aziende. Smantellare il sistema delle deroghe, dunque: con proposte credibili e in un clima di condivisione con gli altri sindacati.
Un’analisi chiarissima, quella proposta da Scudiere, che però in casa Fiom – un altro punto su cui sicuramente la discussione andrà avanti – viene considerata per alcuni aspetti superata dagli ultimi avvenimenti. Esemplare in tal senso l’intervento di Giorgio Airaudo. La novità vera degli ultimi mesi, a giudizio del segretario nazionale Fiom, una novità che all’inizio non era del tutto evidente, è il salto di qualità – in peggio – che una parte decisiva degli imprenditori sta compiendo: l’idea che la difesa dei nostri stili di vita debba significare – per i lavoratori, beninteso – meno libertà. Quando Giorgio Usai, dirigente di Federmeccanica, afferma che nel settore privato la libertà di sciopero va limitata, non canta fuori del coro, non esprime una convinzione isolata – e il no di Mirafiori, un no ragionato, non un momento di rabbia, è stato proprio questo: un no a quel che la Fiat, che Marchionne ritiene sia la libertà oggi possibile –. Lo scenario è cambiato. I contratti realizzati in passato rischiano di essere divorati già nei prossimi mesi dalle pretese padronali, il modello di sindacato che si va affermando è un modello aziendalista e autoritario: l’esatto contrario del sindacalismo confederale. Allora, nella proposta per il rinnovo, occorre qualche novità in più. Novità che può essere anche, come la Fiom prova a fare, selezionare poche materie essenziali, dando però al contratto nazionale di lavoro una linfa diversa. Insieme, anche per Airaudo, non può essere eluso il nodo dello sciopero generale: un passaggio decisivo per la stessa coesione sociale del paese. Scudiere, così come la Cgil, dicevamo, non ne vede l’opportunità. Non solo per le prove di dialogo in corso ma anche per un giudizio sulla situazione attuale, "sulla fase", per dirla con il linguaggio di un’altra epoca, che non è identico a quello dei metalmeccanici. È assai importante, intanto, che ci si parli con franchezza.

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