lunedì 20 dicembre 2010

Lettera Aperta A Marchionne Di Un'operaia Della Fiat Di Termoli

Pubblichiamo la lettera inviata a Sergio Marchionne da un´operaia della Fiat di Termoli All´amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne,

Ho cercato un lavoro per potermi occupare dei miei figli e, ad oggi, quello stesso lavoro mi impedisce di farlo. In un momento di crisi occupazionale come quello che stiamo vivendo, in cui avere un impiego è la fortunata prerogativa di pochi, non deve apparire né irriverente né pretenzioso rivendicare i nostri diritti. Ognuno di questi rappresenta una garanzia in più per il futuro. Biunivoca ed imprescindibile è la relazione tra diritti e lavoro: casi come il mio ne sono esempio. Ho letto decine di volte la Sua lettera del 9 luglio 2010 (la porto in borsa da allora) e in ognuna di queste, ho pensato di volerLe rispondere; puntualmente la sensazione d´inadeguatezza me l´ha impedito. Ma la maniera più efficace per disperare una persona è impossibilitarla a potersi prendere cura dei propri figli. Nella disperazione, oggi, ho trovato il coraggio di parlare apertamente, così come Lei fece con me.
Sono madre di tre bambini rispettivamente di quindici, sei e tre anni, che gestisco quasi in maniera esclusiva, e lavoro come operaia nello stabilimento Fiat di Termoli dal ´97. Mio marito, i miei suoceri e i miei genitori vivono a centinaia di chilometri. Mi trovo quindi in difficoltà nell´esercizio delle mie funzioni genitoriali, in quanto l´officina (che già dal ´94 è organizzata sui diciotto turni di Pomigliano) prevede un regime lavorativo di tre turnazioni alternate settimanalmente (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6). Nell´ultimo anno la direzione aziendale ha assunto posizioni molto rigide riguardo all´organizzazione del lavoro ed alla flessibilità dell´orario, particolarmente nei confronti di noi mamme. Le somme che dovrei pagare per gestire i bambini attraverso l´utilizzo di una babysitter sarebbero maggiori dello stipendio che percepisco.
Ho cercato una soluzione con l´azienda, facendo richiesta prima, di un trasferimento in una Vostra sede prossima a quella lavorativa di mio marito, poi di un part-time di sette ore, non avendo nessun tipo di risposta. Questo significa mettermi in condizioni di licenziarmi.
"Fpt" Termoli conta un organico di quasi 2.700 dipendenti, di cui circa il 10 per cento rappresentato da donne e soltanto una trentina di queste con situazioni analoghe alla mia. Se applicasse "particolari forme di flessibilità dell´orario, per la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro" potrebbe avere accesso a importanti sgravi fiscali permettendo alle dipendenti di vivere con serenità la condizione di madre, migliorerebbe la qualità del loro lavoro, lo incrementerebbe e, quindi, aumenterebbe la competitività della Nostra Azienda. Nella piena consapevolezza del momento che stiamo attraversando, e della necessità di risultare competitivi, Le scrivo perché non ho alternative; perché non ho altro da perdere oltre il lavoro; perché quest´ultimo è sicuramente l´unico strumento che ho per permettere un futuro dignitoso per i miei figli; perché come Lei sono italiana e abruzzese… ma le parole, soprattutto in fabbrica, non riempiono le tasche né migliorano la situazione. Come Lei fece con me, la ringrazio per aver letto la mia riflessione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La FIAT ha risposto:

http://www.giornalettismo.com/archives/105340/termoli-fiat-risponde-lettera/