venerdì 24 dicembre 2010

Mirafiori, firme vergognose

«È la firma della vergogna». Non si trattiene il segretario generale della Fiom,Maurizio Landini, a pochi minuti dalla chiusura dell’accordo a Mirafiori. Un altro senza i metalmeccanici della Cgil. «Non potevamo firmare – spiega – perché si cancella in una volta sola il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, le leggi che tutelano il lavoro. E vengono peggiorate le condizioni degli operai alle linee. È come Pomigliano, ma per alcuni versi un’intesa peggiore».

Cosa c’è di nuovo rispetto a Pomigliano? Perché parlate di attacco allo Statuto?
C’è un allegato all’accordo, il cui contenuto noi riteniamo gravissimo. Dice che solo chi è firmatario di questo accordo ha diritto alla rappresentanza sindacale. Cancellano il diritto dei lavoratori a eleggere liberamente le proprie Rsu, si torna indietro quasi alle Rsa nominate dall’alto, se non peggio. E qui sta l’attacco alla legge 300, lo Statuto dei lavoratori, che garantisce, come la Costituzione, il diritto e la possibilità di esercitare pienamente i diritti sindacali.
Praticamente è una norma scritta per far fuori voi, che non avete firmato. È un danno anche per le altre sigle?
Certo, oggi è scritta contro di noi, ma vorrei far riflettere tutti sulla portata storica di questa norma, soprattutto se passa nella fabbrica simbolo della Fiat. Praticamente si sta cambiando la natura delle organizzazioni confederali e delle relazioni industriali italiane, passando da un sindacato che rappresenta i lavoratori, a uno corporativo e aziendale, che fa da gendarme.
Peggiorano anche le condizioni di lavoro? Come?
Su quel piano siamo a una riedizione di Pomigliano, con qualche modifica. Pause ridotte, 120 ore di straordinario invece delle 40 da contratto, la possibilità per l’azienda di ordinare quando vuole le 10 ore sulla linea di montaggio, o di non retribuire le prime due giornate di malattia. Poi ci sono clausole e sanzioni contro i lavoratori che scioperano.
Gli altri sindacati dicono che le nuove condizioni vengono compensate da 3700 euro in più in busta ogni anno, che in tempi di crisi sono indubbiamente soldi.
Ma portare quei soldi a giustificazione, come se fossero una novità di questo accordo, è un assurdo. Sono esattamente i soldi acquisiti in tutti gli ultimi anni di contrattazione aziendale, come maggiorazioni del lavoro notturno, del sabato o della domenica. Dunque è chiaro se se aumentano i turni vengono fuori: su quello non c’è nulla di nuovo.
Con l’intesa la Fiat è uscita dal contratto nazionale? 
Questo accordo diventerebbe l’unico contratto collettivo per Mirafiori, dunque sì. È il primo livello, non si fa riferimento ad altro. Vorrei capire come la vede Confindustria, con la Fiat che sta uscendo via via dall’associazione: Emma Marcegaglia non mi pareva convintissima della cosa fino solo a pochi giorni fa. Ma soprattutto, così saltano tutte le regole: è come se nella città di Torino si decidesse d’improvviso di non applicare più la Costituzione italiana.
A vostro parere si andrà nella stessa direzione a Melfi? E magari poi a Cassino?
A questo punto non escludo nulla. Voglio solo ricordare che qualcuno parlava di Pomigliano come «caso unico». E ora vediamo dove siamo.
Ma adesso voi cosa farete? Parteciperete al voto annunciato da Cisl e Uil, e che piace anche a Marchionne? Quello in cui chiede il consenso di almeno il 51%?
Qualsiasi referendum in queste condizioni, con il ricatto tra lavoro, investimenti e diritti, è illegittimo: lo diciamo ora, come lo abbiamo detto a Pomigliano. E anche se otterrà la maggioranza, non basterà a farci cambiare idea sull’accordo: tornando all’esempio di Torino, è come se si tenesse solo lì un referendum per farla uscire dall’Italia.
La Fiom chiede alla Cgil di indire lo sciopero generale. Ora immagino che la richiesta si farà più pressante.
Sicuramente si aggiunge un elemento non di poco conto: l’addio al contratto nazionale e allo Statuto dei lavoratori nel maggiore gruppo italiano. C’è la protesta degli studenti, il Collegato lavoro. Sulla Fiat, comunque, la Fiom aveva già deciso una giornata di mobilitazione per gennaio: dopo quest’accordo, è necessario fare di nuovo il punto.

Antonio Sciotto - il manifesto

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