venerdì 24 dicembre 2010

Anno I d. C. Trionfa la libertà d'impresa

Un altro mondo è possibile, anzi inevitabile nella nuova era. L'anno I d.C. (dopo Cristo) nasce dal cervello di Marchionne per sottrazione rispetto all'era precedente, quando il lavoratore era qualcosa di più di un'appendice della macchina, aveva una sua autonomia, i suoi diritti. La globalizzazione ha cambiato tutto, la competizione detta le nuove regole in una corsa forsennata al ribasso. Il sindacato deve trasformarsi in cane da guardia dell'azienda: prima sottoscrive i diktat del sovrano e poi li impone alla «manovalanza» e punisce chi trasgredisce, lasciando così libero il sovrano di saltabeccare da un oceano all'altro alla ricerca dello stato più prodigo, del sindacato più complice, della classe operaia più debole e ricattabile. «Oggi qui domani dove sarò»..., cantava Patty Pravo. L'unica libertà riconosciuta nell'anno I d.C. sarà quella dell'impresa.Il piatto è servito agli operai di Mirafiori. Ci teneva che fosse la pietanza di Pomigliano riscaldata e invece è ancora più piccante, amara e indigesta. Nel nuovo accordo separato siglato ieri da Fim, Uilm, Fismic-Sida e Ugl si sancisce il diritto del padrone a definire quali diritti sul lavoro possano essere conservati e quali no e a decidere quali sindacati abbiano diritto di vita nelle sue aziende. Se la Fiom non firma la sua condanna a morte non avrà più diritti sindacali, non potrà presentare candidati alle Rsu, anche se rappresenta la maggioranza dei dipendenti. Si va oltre la sospensione del diritto di sciopero, si sospendono i diritti democratici. Con la vergognosa firma di ieri la Fiat si colloca fuori dall'industria, fuori dal contratto nazionale di lavoro. Insomma, si colloca fuori dalla democrazia e dalla Costituzione repubblicana. Ogni fabbrica avrà il suo contratto, i suoi sindacati gialli, le sue regole. E siccome la Fiat ha 111 anni fa scuola in Italia, partirà una gara imitativa da parte di molte imprese.Sono matti se pensano di ridurre i lavoratori a schiavi, matti e autolesionisti. Sono degli illusi se pensano di poter mettere la Fiom fuorilegge perché la Fiom è il sindacato più rappresentativo dei metalmeccanici. Adesso Marchionne in versione John Wayne pretende anche che i lavoratori di Mirafiori vadano a votare sì, vuole vederli piegati mentre mettono la croce sopra i loro diritti e cancellano la possibilità di eleggere i propri rappresentanti consegnando alla Fiat il potere di decidere qual è il sindacato più servile. Marchionne dice che si accontenta del 51 per cento di sì per non scappare con macchine e investimenti in Serbia, Polonia, Usa, Messico o dove la globalizzazione lo porterà.Che altro serve alla Cgil per decidere che è arrivata l'ora di proclamare lo sciopero generale? Che altro serve all'opposizione per rendersi finalmente conto che in Italia non c'è solo un nemico della democrazia ma ce ne sono almeno due?

Loris Campetti - il manifesto

Nessun commento: