lunedì 4 ottobre 2010

Per Marchionne la colpa è sempre della Fiom

Le esternazioni di Marchionne sono come le barzellette di Berlusconi. Sono reazionarie, non fanno ridere nessuno, ma servono a coprire la realtà.
Oramai gli attacchi di Marchionne alla Fiom hanno una corrispondenza pressoché millimetrica con i risultati produttivi della Fiat. Tutte le volte che vengono dati i risultati delle vendite in Italia e in Europa, ci si deve aspettare un attacco alla Fiom. Un anno fa la Fiat aveva dichiarato che la quota di sicurezza nel mercato italiano doveva essere superiore al 30% delle vendite, oggi è al 28. In Europa le quote Fiat stanno crollando sotto il 7%, quando l’obiettivo era arrivare a 10. Nello stesso tempo la Volkswagen, i cui operai prendono 2500 euro netti al mese, e che ha sì l’orario flessibile, ma nel senso che quando va male si fanno 28 ore alla settimana e quando ci sono picchi produttivi se ne fanno 40, restando l’orario medio a 35 ore, nel frattempo la Volkswagen vende sempre più macchine.
La Fiat perde quote di mercato in Europa a favore di aziende dove gli operai sono pagati di più e lavorano di meno, ma, naturalmente è tutta colpa della Fiom. Anche il rappresentante degli industriali progressisti, Luca di Montezemolo si sta marchionnizzando. Alla Ferrari si è messo a insultare i sindacati e le Rsu, perché fanno sciopero dopo due anni che non rinnova l’accordo aziendale e vuole imporre orari non contrattati.
La musica è sempre quella, peggio vanno le cose, peggio devono andare per i lavoratori e per quei sindacati che non accettano semplicemente di arrendersi. Le esternazioni di Marchionne sono in realtà l’emblema della crisi italiana. La crisi di un Paese che dovrebbe fare investimenti nel lavoro e nelle politiche industriali, nella tecnologia e nell’innovazione e che invece regredisce chiedendo ai lavoratori di pagare tutto. L’accordo separato che hanno fatto Fim e Uilm per distruggere il contratto nazionale, non è solo una drammatica ingiustizia, ma è anche un danno per l’industria e l’economia del Paese. Con quell’accordo, infatti, si dice a tutti gli industriali: non vi preoccupate troverete il modo di guadagnare aumentando lo sfruttamento del lavoro, non rispettando i contratti, cancellando i diritti. Lo possono fare perché finora gran parte dell’opposizione sta lì a sperare di essere riconosciuta come interlocutore principale di non si sa che cosa, mentre la Cgil ha paura di esprimere i veri sentimenti di coloro che rappresenta. Per queste ragioni bisogna rispondere con fermezza ai discorsi reazionari di Marchionne ed esprimere totale solidarietà ai lavoratori metalmeccanici di Livorno e della Same di Treviglio, la cui criminalizzazione indegna per il lancio di due uova è un ulteriore segno dell’imbarbarimento e della regressione democratica del Paese.


Giorgio Cremaschi

Nessun commento: