martedì 10 agosto 2010

Operai licenziati, il Tribunale boccia la Fiat

Il giudice del lavoro ordina il reintegro dei tre lavoratori della Sata di Melfi licenziati a luglio dal Lingotto: bloccarono alcuni carrelli durante un corteo interno. Fiom Basilicata: “Chi parlò di sabotaggio ora chieda scusa”
 
Il giudice del lavoro ha ordinato l’immediato reintegro di Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati Fiom) e Marco Pignatelli. I tre operai della Fiat Sata di Melfi furono licenziati perché, durante un corteo interno, secondo l’azienda bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale ad altri operai che invece lavoravano regolarmente. Il licenziamento fu deciso dall’azienda il 13 e 14 luglio scorso, ma oggi (10 agosto) il tribunale del lavoro ha sancito il carattere di “antisindacalità”, annullando il provvedimento.

A confermare la notizia è il segretario della Fiom Basilicata, Emanuele De Nicola. “La sentenza - osserva - indica che ci fu da parte della Fiat la volontà di reprimere le lotte a Pomigliano d’Arco e a Melfi e di ‘dare una lezione’ alla Fiom”. In seguito prima alla sospensione, l’8 luglio scorso, e poi al licenziamento dei tre operai, a Melfi ci fu una serie di scioperi e proteste. I tre operai licenziati - uno dei quali si è sposato cinque giorni fa - occuparono poi per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, l’antico monumento situato nel centro storico della città lucana, dove vi fu anche una manifestazione promossa dalla Fiom.

“La sentenza - aggiunge De Nicola - dimostra che le lotte democratiche dei lavoratori non hanno nulla in comune con il sabotaggio. Il teorema ‘lotte uguale eversione o sabotaggio’ è stato di nuovo smontato e ci aspettiamo le scuse di quanti vi hanno fatto riferimento, a cominciare da personalità istituzionali o rappresentanti degli imprenditori. Speriamo che la Fiat torni al tavolo per discutere dei temi che stanno a cuore ai lavoratori, a cominciare dai diritti e dai carichi di lavoro”.

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